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Legge elettorale: le coalizioni in Europa

Delle indiscrezioni sulla nuova legge elettorale che PD, PDL e Terzo Polo starebbero mettendo a punto, uno sembra essere il punto più innovativo (e contestato) rispetto alla legge attuale: la scomparsa delle aggregazioni preventive in coalizioni. Questo ha creato molti dissapori tra chi sostiene il bipolarismo, da ottenersi tramite alleanze che pre-determinino con chi si governerà in caso di vittoria. Questa certezza da dare all’elettore ha assunto per molti una valenza quasi morale, tale da prevalere anche sulla chiarezza della proposta politica del proprio partito, costretto invece a compromessi programmatici anticipati. Così ora la fine di questo modello è vista da molti come un incitamento al trasformismo, e questa apertura alla possibilità di decidere solo dopo le elezioni di allearsi con un partito o con il partito opposto indifferentemente è stigmatizzata come immoralità politica. Ma vediamo cosa avviene in giro per l’Europa, nei Paesi che utilizzano un sistema elettorale proporzionale (la grande maggioranza).

GERMANIA: Nel Paese di Angela Merkel non vi sono alleanze pre-costituite, si vota il partito, ed è in vigore uno sbarramento del 5%. Da molti anni i due principali partiti, CDU-CSU e SPD non raggiungono da soli la maggioranza assoluta e sono costretti ad alleanze. Alleanze che sono variate nel corso dei decenni. Di fronte a una generica affinità tra SPD e Verdi da una parte e CDU-CSU e FDP (liberali) dall’altra, nella realtà si sono verificate diverse combinazioni, ad esempio SPD-FDP dal 1974 al 1982 (anno in cui vi fu quello che in Italia si definirebbe un “ribaltone” e la FDP passò con Kohl e la CDU-CSU, cosicchè il leader liberale Genscher rimase vice-cancelliere e ministro degli esteri sia con una maggioranza che con un’altra per 18 anni). Dopo 7 anni di maggioranza SPD-Verdi, è tornata nel 2005 la Grosse Koalition già sperimentata nel 1966-1969 tra SPD e CDU. In tutti questi casi non si sapeva prima le elezioni quale sarebbe stato l’esito governativo, gli elettori di SPD o CDU sanno bene che sarà possibile una grande coalizione, e i media si divertono a sondare possibilità di varie coalizionio chiedendo quali sono preferite nei sondaggi, ipotizzando anche coalizioni originali come il “semaforo” classico (dai colori di SPD, Verdi e FDP) oppure quello nero-verde-giallo (CDU-CSU, Verdi e FDP), sperimentato finora solo localmente. Gli elettori quindi praticamente da sempre votano il singolo partito giudicando dalle sue posizioni e dalla natura dei compromessi già fatti, consapevoli di non poter essere certi delle future alleanze del proprio partito.

PAESI BASSI: Una estremizzazione dell’esempio tedesco come variabilità di alleanze sono i Paesi Bassi dove vige un proporzionale praticamente puro, e dove l’elevato numero di partiti di dimensioni medio-grandi (Laburisti, cristianodemocratici, liberali, verdi, liberalsocialisti, cristianosociali, populisti anti-immigrati) rende possibile svariate coalizioni post-elezioni, tanto che i media ne ipotizzano sempre almeno 4-5, per esempio una conservatrice (di cristianodemocratici alleati ai liberali e ai populisti anti-immigrati), oppure una di “Grande coalizione” (cristianodemocratici con i laburisti, i cristiano sociali, e magari i verdi) o una coalizione “viola” (con liberali alleati ai laburisti, ai liberalsocialisti, ai verdi, ecc). Tutte soluzioni, queste, che ho citato non a caso perchè in passato sono state tutte adottate, magari dopo lunghe consultazioni post-voto, ad esempio la coalizione viola dal 1994 al 2002, quella conservatrice nel 2002-2003 e dal 2010 a oggi, nel 2003-2006 addirittura un’alleanza tra cristiano democratici, laburisti e liberal-socialisti, nel 2006-2010 una Grande Coalizione.

SVEZIA: Questo Paese è particolarmente importante perchè è l’unico in cui delle coalizioni pre-elettorali sono state formate, ovvero una Alleanza conservatrice tra quattro partiti di centrodestra (Conservatori, liberali, cristianodemocratici, agrari centristi) e una rosso-verde tra i potenti socialisti e gli alleati di sinistra radicale e gli ecologisti: le coalizioni hanno siglato un accordo di programma in caso di vittoria. Il punto è che si tratta solo di una iniziativa spontanea dei partiti, senza che alcuna legge lo abbia disposto: la legge elettorale infatti è proporzionale con sbarramento, non c’è alcuna previsione di coalizione, o un particolare premio o condizione che scatta in base al risultato di una coalizione. I seggi vengono distribuiti solo in base ai risultati dei singoli partiti. Di fatto, al governo c’è sempre andata una delle due coalizioni (che avessero o meno trovato un accordo su una piattaforma comune, come nelle ultime elezioni), formando al limite governi di minoranza. In questo caso quindi è evidente che le coalizioni pre-elettorali sono più che altro l’effetto, e non la causa, della stabilità delle coalizioni governative.

SPAGNA: Nel Paese iberico c’è una legge proporzionale, anche qui senza predeterminazione di alleanze, senza sbarramenti ma con circoscrizioni mediamente molto piccole e un sistema di assegnazione dei seggi D’Hondt, cosicchè di fatto sono favoriti i partiti grandi e quelli molto concentrati, come quelli autonomisti che qui sono molto presenti. Ebbene anche in Spagna le elezioni hanno dato luogo a compromessi e appoggi in Parlamento non previste prima del voto: nel 1993 i socialisti dovettere accettare l’appoggio esterno degli autonomisti catalani e baschi, mentre prima avevano governato in autonomia, nel 1996 furono i popolari di Aznar a dover aver bisogno dell’apporto di voti degli stessi autonomisti più quelli canari, e nonostante l’impronta più centralista della loro cultura politica. Di nuovo, nel 2004 e nel 2008 Zapatero ebbe bisogno dell’appoggio o dell’astensione di tutte le forze autonomiste (che in Spagna spesso sono proprio di ispirazione progressista). E tutti questi appoggi certamente non furono mai “gratuite” in termini di politiche e leggi.

Come si vede, da nessuna parte con un sistema proporzionale o uninominale esistono coalizioni precostituite. E per gli elettori è normale che il proprio partito leghi con forze più o meno affini dopo il voto, e sono pronti a punirlo laddove vi sia invece un’alleanza innaturale che dovesse scendere a compromessi troppo lontani dalla propria cultura politica originaria. Ma questo accade dopo, senza pretese che il partito metta paletti prima dei risultati, e pronti a sostenere il partito guardando ai suoi programmi e le sue idee, formulate senza dover scendere a compromessi con altri partiti, almeno in via programmatica.

Soprattutto è evidente come la governabilità o l’efficacia di governo non sono affatto colpite da questo sistema, si pensi ai Paesi Bassi, così come rimane inalterato un sostanziale bipolarismo in molti Paesi (Germania, Svezia o Spagna per esempio).

Gianni Balduzzi

Classe 1979, pavese, consulente e laureato in economia, cattolico-liberale, appassionato di politica ed elezioni, affascinato dalla geografia, dai viaggi per il mondo, da sempre alla ricerca di mappe elettorali e analisi statistiche, ha curato la grande mappa elettorale dell'italia di YouTrend, e scrive di elezioni, statistiche elettorali, economia.

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