Domenica sera, all’arrivo dei risultati del secondo turno delle elezioni regionali, a Parigi qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo. La temuta affermazione del Front National di Marine Le Pen non si è palesata. I risultati raccontano una vittoria di misura del centrodestra di Sarkozy, prevalso in 7 amministrazioni, con la sinistra, unita intorno al Ps, capace di confermarsi in 5.
Marine Le Pen può, tuttavia, consolarsi: il Front National ottiene il massimo storico, con 6,8 milioni di consensi, e cresce di 800 mila voti fra primo e secondo turno. È una vittoria dell’establishment, come conferma il fenomeno del doppio incarico: 8 governatori su 13, infatti, lo saranno “a metà”, perché già eletti altrove come sindaci o deputati.
La destra domina tra i meno abbienti
Dati alla mano, quali sono stati i tratti più significativi di questa tornata elettorale? Quali le lezioni da trarre per i partiti del nostro Paese? A livello sociale, il Front National ha raccolto il sostegno delle classi popolari francesi: su 100 operai andati alle urne domenica, secondo OpinionWay, 54 hanno votato il partito di Marine Le Pen e solo 20 la sinistra di Hollande. Tendenza confermata dai dati sul reddito: gli elettori meno abbienti hanno premiato il Fn, mentre il consenso della sinistra è concentrato sulle fasce medio-alte.
Un tratto simile alla situazione italiana, come fotografato dal Cise, secondo cui tra gli operai il Movimento 5 Stelle è la prima forza con il 46% e la Lega brilla con il 20%. L’esempio francese dimostra, tuttavia, che sfondare nelle classi popolari non basta per ottenere il 50% più uno se si è percepiti come troppo radicali e divisivi dall’elettorato mediano. E se in Italia Renzi cerca di costruire il “partito della Nazione” pigliatutto, in Francia sembra che i Républicain di Sarkozy siano quelli che ci sono andati più vicini, mantenendo il 95% dei consensi del primo turno (dati OpinionWay) e prevalendo così sull’ondata lepenista, incapace di allargare il proprio bacino di riferimento fra i due turni.
La prima lezione per i partiti italiani pare proprio questa: il ballottaggio per le “forze antisistema” è carico di rischi. Nelle regioni Nord e Provence-Alpes-Côte d’Azur al secondo turno di domenica erano presenti sulla scheda elettorale solo i candidati del centrodestra e del Front National.
Stesso schema con l’Italicum
Uno schema analogo a quello che potrebbe presentarsi con l’Italicum in caso di duello Pd-M5S o Pd-Lega. E il tratto fondamentale emerso dalla sconfitta delle due Le Pen è che per i partiti di protesta è arduo riuscire a raccogliere la maggioranza assoluta dei voti. Da un lato, infatti, sono movimenti che possono trarre vantaggio dalla connotazione radicale e dai toni netti su questioni come l’immigrazione o l’opposizione al governo (motivazioni di voto rispettivamente per il 77% e il 63% degli elettori Fn, secondo OpinionWay), capitalizzando il consenso di settori della popolazione delusi dalla politica e colpiti dalla crisi.
Al centro c’è una barriera
D’altra parte – e questo al di là delle differenze ideologiche, può valere anche per Movimento 5 Stelle e Lega in Italia – questa connotazione di partiti “esterni” allo schema destra-sinistra li espone a due rischi paralleli. Primo, la stigmatizzazione da parte delle forze moderate e di governo, esemplificato dal fronte repubblicano (il barrage) teso ad evitare un’affermazione del Front National (secondo OpinionWay, per il 50% dei francesi l’approvo al governo regionale del Fn sarebbe infatti stato un evento negativo). Un dinamica che ad alcuni avrà ricordato toni e framing della campagna renziana contro i 5Stelle alle Europee 2014.
Indecisi e sfiduciati
Secondo aspetto, non meno importante, la concorrenza dell’astensionismo, che in Francia come in Italia assorbe molto del voto di protesta. Si è trattato comunque – è bene ricordarlo! – di elezioni regionali, e non nazionali, svoltesi in un altro Paese. Il Front National, poi, è sì un movimento “antisistema” e di protesta, ma è storicamente percepito, in Francia, ai limiti del dibattito democratico. Un elemento che lo distingue nettamente dalle forze politiche italiana con cui talvolta sono istituiti paragoni e parallelismi, come il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord. Un’ultima indicazione di cautela: ben il 43% degli elettori francesi ha dichiarato di aver deciso chi sostenere soltanto pochi giorni prima del secondo turno. Testimonianza che l’elettorato è fluido e che ogni ballottaggio, in Italia come in Francia, è davvero una partita a sé.
Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 1 dicembre a cura di Matteo Cavallaro e Lorenzo Pregliasco.
Commenta