Come andrebbero le elezioni se si andasse a votare domani mattina? Ecco la nostra simulazione
Dopo la sentenza della Consulta che ha modificato l’Italicum abolendo il ballottaggio se nessuna lista ottiene il 40% dei voti, lo scenario politico italiano ha conosciuto un’importante evoluzione: non è più in vigore, per la Camera dei Deputati, un sistema elettorale majority assuring, cioè che possa garantire la certezza che vi sia una maggioranza omogenea dopo le elezioni.
Per la verità, dopo la bocciatura della riforma costituzionale che aboliva il bicameralismo paritario (in particolare ridimensionando il ruolo del Senato) questo era vero già prima della sentenza di ieri. Ma se la Corte avesse “salvato” il ballottaggio per l’elezione della Camera, si sarebbe avuto almeno lì un vincitore certo che avrebbe poi dovuto fare accordi in Senato per formare un governo.
Sta di fatto che la nuova legge elettorale è un proporzionale con una soglia di sbarramento del 3%, in cui sono vietate le coalizioni e che prevede un premio di maggioranza alla lista più votata solo nel caso in cui quest’ultima ottenga almeno il 40% dei voti. E questa legge – come specificato dalla Corte stessa – è immediatamente applicabile.
Che succede quindi se si va a votare domani con questo “nuovo” Consultellum? La nostra Supermedia dei sondaggi aggiornata al 25 gennaio ci dice che il PD è il primo partito, con il 30,7%, seguito a breve distanza dal Movimento 5 Stelle al 29%. In terza posizione c’è la Lega Nord con il 13%, tallonata da Forza Italia al 12,4%. Più giù troviamo Fratelli d’Italia al 4,6%, il Nuovo Centrodestra con il 3,4% e infine Sinistra Italiana al 2,9%.
Per simulare la Camera dei Deputati, abbiamo simulato due scenari. Nel primo, abbiamo ipotizzato che il PD formi una lista unica con quelle formazioni minori (Scelta Civica, PSI) arrivando così al 31,1%; e che Sinistra Italiana rimanga sotto la soglia di sbarramento. Questo scenario sarebbe il “best case” per il PD, che essendo il partito di maggioranza relativa risulterebbe avvantaggiato in termini di seggi dall’esclusione delle formazioni che non superano la soglia di sbarramento.
Nel secondo scenario, invece, abbiamo ipotizzato che il PD ottenga il suo dato “reale” (30,7%) e che sia invece Sinistra Italiana a formare una lista unica con quelle forze della sinistra radicale (Rifondazione, Verdi, etc) che sempre secondo la nostra Supermedia le consentirebbero di arrivare al 4%. Come è facile ipotizzare, questo è invece il “worst case” per il PD.
Gli esiti di questi due scenari, alla Camera, sono i seguenti:
Nel primo caso, il PD non solo sarebbe ben lontano dall’avere la maggioranza assoluta, ma anche alleandosi con NCD e con Forza Italia formerebbe un governo sostenuto da soli 310 deputati, a cui potrebbero aggiungersi il deputato eletto in Val d’Aosta e magari metà dei deputati eletti nella circoscrizione Estero: in totale, una maggioranza di 317 deputati, ossia due soli deputati sopra la metà esatta dei componenti di Montecitorio (630).
Nel secondo caso, invece, la sinistra ottiene seggi ma non è (ovviamente) coalizzabile con PD, NCD e Forza Italia. Questi tre partiti raggiungerebbero 296 seggi: per arrivare alla fatidica quota di 316, dovrebbero sperare di eleggere almeno 9 deputati su 12 nella circoscrizione Estero, oltre ad un deputato “non ostile” in Val d’Aosta.
E al Senato?
Qui la situazione è solo lievemente meno incerta, per via – essenzialmente – dello sbarramento regionale dell’8%.
Anche qui abbiamo ipotizzato due scenari. Dato che al Senato è possibile fare coalizioni, nel primo scenario il PD si presenta in coalizione con NCD. Nel secondo scenario, NCD corre da solo.
Nel primo scenario, La maggioranza “tripartita” PD-NCD-FI, allargata agli autonomisti valdostani e del Trentino-Alto Adige, potrebbe contare su ben 159 seggi, oltre a quelli eletti all’Estero (che sono 6 in tutto). Poiché a Palazzo Madama la maggioranza è di 158, ci sarebbe comunque un margine di pochi senatori per poter formare un governo.
Nel secondo scenario, NCD prende solo un seggio (in Calabria); lo abbiamo così assimilato al gruppo parlamentare degli autonomisti. Insieme a PD e Forza Italia, questa coalizione raggiungerebbe quota 157 seggi, sempre senza contare i senatori eletti all’Estero. Anche qui, ci sarebbe una maggioranza parlamentare a portata di mano, ma il margine sarebbe risicatissimo.
In conclusione, con i dati che abbiamo a disposizione oggi sembra abbastanza incomprensibile l’entusiasmo di chi vuole tornare alle urne subito. L’esito più probabile è quello di una grande instabilità, e la migliore delle ipotesi – nell’ottica della formazione di un governo – è quella di una grande (?) coalizione tra PD e i gli avversari storici di Forza Italia. Almeno fintantoché il Movimento 5 Stelle, secondo partito italiano, confermerà la sua scelta di non allearsi con nessun’altra forza politica.
Uno scenario che somiglia, più che alla Prima Repubblica dell’Italia che fu, all’esperienza tedesca della Repubblica di Weimar. Probabilmente c’è da augurarsi che le somiglianze con quel periodo storico si fermino qui.
Bel lavoro corte costituzionale, bel lavoro *clap clap clap*
Oramai è passato parecchio tempo.. nessuno ha fatto una simulazione del Senato con la legge uscita dalla sentenza della consulta 1/2014 e i voti del Senato 2013?
Dovrebbe essere abbastanza semplice… bisogna solo redistribuire i premi regionali proporzionalmente
Ciao Giovanni, in realtà una simulazione come quella che cerchi è stata pubblicata qui:
http://www.youtrend.it/2017/01/29/renzi-e-grillo-obiettivo-40-per-cento-ma-anche-no/
Segnalo che al Senato non esistono più i premi regionali, proprio a partire dalla sentenza 1/2014.