Con la conclusione del secondo turno possiamo finalmente redigere un bilancio definitivo di questa tornata di elezioni amministrative, dopo il primo – parziale – bilancio fatto all’indomani del primo turno.
Affluenza ancora in calo
L’affluenza è calata ulteriormente rispetto al dato già poco entusiasmante del primo turno: due settimane fa aveva votato il 58% degli aventi diritto; ieri è andato a votare solo il 46%, meno di uno su due. Un calo di ben 12 punti tra primo e secondo turno non è di per sé uno scandalo (in Italia è frequente assistere a un calo dell’affluenza, anche importante, in occasione dei ballottaggi); ma il dato di partenza era già così basso che il dato finale appare allarmante. Se è meno della metà dell’elettorato a scegliere i propri rappresentanti vuol dire che le istituzioni soffrono di una grave crisi di legittimità.
Risultati: comuni superiori e capoluogo
Nel bilancio complessivo relativo ai 160 comuni con più di 15.000 abitanti (quelli in cui si vota con il ballottaggio), il centrosinistra vince in 65 casi, il centrodestra in 61. Sono invece 20 i comuni in cui vince un candidato “civico”. Questa tornata dunque riporta ad una situazione di sostanziale parità (tra centrosinistra e centrodestra) un quadro di partenza in cui il centrosinistra era nettamente maggioritario, con 81 comuni amministrati contro i 41 del centrodestra. Rispetto al passato quindi c’è stato un arretramento del centrosinistra e un avanzamento del centrodestra. Anche il M5S avanza, passando da 3 a 8 comuni.
Il nostro grafico ci mostra anche la situazione relativa ai comuni capoluogo, quelli più “pesanti” (sia politicamente, che demograficamente). Qui il ribaltamento del fronte appare in modo eclatante: se prima 16 capoluoghi su 24 (due su tre) erano amministrati dal centrosinistra, ora è il centrodestra ad amministrarne 16, con un saldo positivo di +10 perfettamente speculare a quello negativo (-10) del centrosinistra.
Interessante vedere il “comportamento” dei comuni capoluogo. Negli ultimi 3 anni sono andati al voto 69 capoluoghi: di questi, il centrosinistra ne amministrava 46 (prima delle Comunali 2015), mentre oggi sono solo 21. Il centrodestra per contro raddoppia, passando da 16 a 32. Agli altri (civici, M5S, altri) restano sostanzialmente le briciole di una competizione che, almeno a livello aggregato, torna a far riemergere l’assetto bipolare tipico della Seconda repubblica.
La stessa tabella, analizzata nel dettaglio, evidenzia un altro aspetto: il centrosinistra è sì riuscito a conquistare 8 comuni capoluogo che prima del 2015 non amministrava, ma ne ha persi ben 33 dove invece prima era al governo. Parte di questo fenomeno può certamente essere spiegato con il venir meno del cosiddetto “effetto incumbent” (l’amministrazione uscente parte sempre con un certo vantaggio) e il conseguente aumento della volatilità, che ha danneggiato maggiormente la parte politica amministrava il maggior numero di comuni (cioè il centrosinistra).
Nota metodologica: come sono stati assegnati i vari comuni alle varie aree politiche? La risposta non è scontata, e ringraziamo chi ci ha fatto notare quanto fosse importante rendere pubblici i criteri che abbiamo utilizzato. Ecco, quindi, come sono stati assegnati i singoli comuni:
CSX = include i sindaci eletti di centrosinistra, e più precisamente:
– UFFICIALI = Candidati ufficialmente sostenuti dal PD.
– ALTRI CSX = Candidati sostenuti da altri partiti di area di centrosinistra (es. PSI, IdV), anche quando separati dal PD.
– CIVICI DI CSX = Candidati civici identificati come centrosinistra dai giornali locali; ex sindaci, assessori e consiglieri comunali di area che corrono come indipendenti; ex partecipanti alle primarie; ex responsabili locali di partito.
CDX = include i sindaci eletti di centrodestra, e più precisamente:
– UFFICIALI: Candidati ufficialmente sostenuti da FI, LN o FDI (anche quando separati).
– ALTRI CDX: Candidati sostenuti da altri partiti di area di centrodestra (es. Direzione Italia), anche quando separati da FI, LN e FDI.
– CIVICI DI CDX: Candidati civici identificati come centrodestra dai giornali locali; ex sindaci, assessori e consiglieri comunali di area che corrono come indipendenti; ex partecipanti alle primarie; ex responsabili locali di partito.
CX = Candidati sostenuti da partiti nazionali di centro (UDC, AP) e non alleati con centrodestra o centrosinistra.
SX = Candidati sostenuti da partiti di sinistra nazionali (SI, PCI, PRC etc.) e non alleati con il centrosinistra.
ALTRI = Altre forze politiche nazionali non incluse nel calcolo precedente.
CIVICHE = Civiche non riconducibili a nessuna coalizione.
Curiosità
Quanti sono i cittadini governati da un’amministrazione comunale di centrosinistra, quindi? Molti di meno rispetto alla situazione uscente: erano oltre 4,3 milioni, oggi sono poco più di 3 milioni. Sostanzialmente simile il numero di cittadini amministrati da giunte di centrodestra, che però prima di queste elezioni erano 1,66 milioni. I cittadini amministrati da sindaci a cinque stelle invece passano da 237 mila a 314 mila.
Tutti questi numeri ci raccontano di un forte arretramento del centrosinistra a vantaggio del centrodestra, almeno rispetto alla situazione uscente. Ma, come ci racconta l’ultimo grafico a barre, la situazione uscente era stata perlopiù il risultato di una tornata di Comunali (quella del 2012) in cui era stato il centrosinistra a “fare il botto”, ribaltando totalmente una situazione di partenza in cui era in netto svantaggio. Situazione a sua volta risalente al 2007, quando le amministrative furono molto negative per il centrosinistra, che scontava l’impopolarità del fragile e litigioso governo Prodi, allora in carica da un anno. Va precisato che i comuni non sono esattamente gli stessi, perché alcuni sono andati al voto anticipato sia nel 2012 sia nel 2017.
I flussi di voto
Vediamo i flussi di voto tra primo e secondo turno in 4 delle principali città, elaborati da Marta Regalia del nostro Decision Desk (nella foto di copertina).
Una costante che si riscontra in tutti i casi è la capacità del candidato risultato vincitore di rimobilitare i propri elettori. Chi partiva in vantaggio al primo turno ha avuto gioco facile a vincere riconfermando tutti i propri elettori (si vede bene a Parma con Pizzarotti, a Genova con Bucci e a Verona con Sboarina). Ma anche rimontare è stato possibile in alcuni casi: come ha dimostrato Giordani a Padova, che – oltre ad essere stato più efficace di Bitonci nel rimobilitare i suoi stessi elettori – è stato in grado di attrarre un gran numero di voti, in modo trasversale, dai candidati rimasti esclusi al primo turno.
Salve,
innanzitutto grazie per le grafiche molto intuitive.
Per caso riuscite a comparare anche con la situazione 2007-2012? Sarebbe interessante capire che percentuale di cambi di fronte “fisiologici” si osserva solitamente in questo tipo di elezioni.
Grazie e cordiali saluti,
Attilio
Grazie mille per l’ultimo grafico!
Grafiche molto utili ed intuitive, che consentono una valutazione immediata dell’andamento del voto.
Avrei una richiesta da avanzare, a fronte di una sensazione che necessità di strumenti di verifica al di là delle mie possibilità.
Sarei interessato a capire in quanti comuni vi sia stato un ribaltamento del risultato fra il primo ed il secondo turno, e quali partiti/coalizioni ne hanno principalmente beneficiato. A questo giro non mi paiono un numero importante, ma credo che nelle ultime tornate amministrative questo abbia influito molto sui risultati finali.
Complimenti ancora per l’interessantissima analisi
Buongiorno,
ottimo commento come sempre; vi propongo un’interpretazione: calo 5* e resurrezione FI-Lega sono complementari da un po’… calo dell’affluenza e sconfitte PD significaNO astensione degli elettori di sx non renziani; che dite? si può progettare un sondaggio per verificare queste ipotesi? cordiali saluti.
Dove è possibile visualizzare il dettaglio dei Comuni per capire il criterio con il quale sono stati divisi tra centrodestra, centrosinistra, civica?
Ringrazio per l’analisi lucida e serena. I numeri parlano anche con la loro dinamica.
A me pare importante non caricare questi risultati di drammaticità o esaltazione. La democrazia ci dovrebbe consentire di guardare i risultati con sufficiente equilibrio: soprattutto individuare i motivi principali della astensione e puntare ad un pronto ricupero. Contano in varia misura la litigiosità e la mancanza di fiducia/consenso, la lentezza con cui si ottengono risultati, la corruzione troppo alta e fortemente percepita, anche al di là del suo vero peso.