Esattamente tra due settimane, domenica 24 settembre, la Germania andrà al voto per eleggere il nuovo parlamento federale (Bundestag) e, di conseguenza, il nuovo governo. Analisti e comuni cittadini si domandano, semplicemente, se Angela Merkel sarà confermata alla guida del paese oppure no. Ma le cose sono un po’ più complicate.
La forma di governo
La Germania è una repubblica federale con una forma di governo parlamentare, come l’Italia. Gli elettori votano per eleggere un parlamento, che dura 4 anni e che vota la fiducia a un Cancelliere proposto dal Capo dello Stato. A differenza dell’Italia, però, la costituzione tedesca (Grundgesetz) contiene delle norme di “razionalizzazione” allo scopo di dare stabilità ai governi. Due di queste norme sono ormai piuttosto note anche nel nostro paese: l’alta soglia di sbarramento e la cosiddetta “sfiducia costruttiva”. La soglia di sbarramento è fissata al 5% ed è espressamente prevista dalla Costituzione con l’obiettivo di impedire la frammentazione politica al Bundestag. Questo ha fatto sì che in Germania fino a oggi siano entrati in parlamento in media solo 4 o 5 partiti. La sfiducia costruttiva, invece, impedisce le cosiddette “crisi al buio”: il parlamento può – come in Italia – presentare una mozione di sfiducia al governo, ma deve allo stesso tempo indicare il nome del nuovo Cancelliere.
Il sistema elettorale
Queste forme di razionalizzazione sono tanto più necessarie in quanto il sistema elettorale della Germania (a differenza che in altri grandi paesi europei come Francia o Gran Bretagna) è un proporzionale puro, in cui l’unica correzione è rappresentata proprio dalla elevata soglia di sbarramento. Si vota su due schede: con la prima si eleggono direttamente metà dei deputati in collegi uninominali maggioritari a turno unico – di solito si tratta di candidati appartenenti ai due maggiori partiti (CDU e SPD). L’altra metà dei deputati è eletta attraverso le liste proporzionali sulla base dei voti ottenuti da ciascun partito nella seconda scheda. Non si possono esprimere preferenze, ma i partiti determinano l’ordine di lista attraverso rigorosi procedimenti di selezione interna.
Come fanno gli elettori a “scegliere” se confermare o bocciare un governo, con questo sistema? Formalmente, non possono. Ma di solito il Capo dello Stato propone al Bundestag di incaricare il leader del partito che ha ottenuto più voti. Storicamente, il Cancelliere è sempre stato espressione dei cristiano-democratici (CDU) o dei socialdemocratici (SPD), che hanno formato governi di coalizione con partiti minori come i liberali (FDP) o con i Verdi. Ma non sono mancati casi in cui l’unica combinazione possibile per una maggioranza è stata proprio la “grande coalizione” (Grosse Koalition) tra i due maggiori partiti. Questo è esattamente ciò che è successo nel 2005, quando Angela Merkel fu eletta Cancelliere per la prima volta.
L’era di Angela Merkel
Quella che all’epoca era la “giovane erede” di Helmut Kohl partiva con i favori del pronostico: i due governi del socialdemocratico Schroeder, in carica dal 1998, erano stati caratterizzati da una serie di riforme volte a rilanciare il sistema produttivo del paese (si pensi che all’epoca la Germania era vista come “il malato d’Europa”) che avevano scontentato non poco la base della SPD. Le elezioni del 2005 sembravano destinate a produrre una solida maggioranza per la CDU in coalizione con i liberali. Invece, la campagna aggressiva con cui Schroeder riuscì a rimontare lo svantaggio portò ad un quasi-pareggio, costringendo la Merkel a formare un governo di coalizione proprio con la SPD. In questo primo mandato, la Merkel riuscì a consolidarsi come leader autorevole e credibile, mentre i socialdemocratici persero consensi. Così, la CDU vinse nuovamente le elezioni nel 2009 riuscendo stavolta a formare un governo di centro-destra con la FDP. Alle successive elezioni del 2013, però, i liberali non riuscirono a raggiungere il 5% e a entrare al Bundestag, e si rese necessaria una nuova Grosse Koalition CDU-SPD, con Angela Merkel sempre nel ruolo di Cancelliere. Se riuscirà a ottenere un quarto mandato, e a completarlo, la Merkel potrebbe insidiare il record detenuto proprio da Helmut Kohl, Cancelliere per ben 16 anni dal 1982 al 1998.
La nuova sfida di Schulz
E i socialdemocratici? Il nuovo leader della SPD, dal marzo di quest’anno, è Martin Schulz. Gli italiani hanno imparato a conoscere Schulz per la prima volta già nel 2003, quando, da europarlamentare socialista, fu protagonista di uno “scambio di cortesie” poco edificante con Silvio Berlusconi (che gli diede del “kapò”), in occasione dell’inizio del semestre di presidenza italiana della UE. In seguito Schulz è stato eletto leader degli eurodeputati socialisti, che lo hanno anche designato come candidato alla guida della Commissione in occasione delle ultime elezioni europee, nel 2014. “Sconfitto” dai popolari di Juncker, Schulz è tornato a presiedere l’Europarlamento, prima di annunciare la sua candidatura a Cancelliere proprio come sfidante di Angela Merkel in occasione di queste elezioni.
Per ora la Merkel è in vantaggio nei sondaggi, soprattutto dopo la buona performance ottenuta qualche giorno fa in occasione dell’unico dibattito televisivo in cui si è confrontata con Schulz. Ma anche in Germania, come ormai in tutte le democrazie contemporanee, molti elettori decidono cosa votare nelle ultime settimane, se non addirittura il giorno stesso del voto. Tra una settimana quindi faremo il punto su cosa dicono i sondaggi e sugli scenari che si aprono per il governo del più potente degli stati europei.
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