Forza Italia ha presentato i propri “6×3” pochi giorni fa. Poche scritte, una grafica pulita, uno slogan iper-didascalico: “Onestà Esperienza Saggezza”. Sulla sinistra, di grandi dimensioni, spicca il logo con il quale Forza Italia si presenterà sulla scheda il 4 marzo.
Una scelta, quella del manifesto, che va in direzione opposta rispetto a quella fatta dallo stesso partito nel 2013. D’altronde, come ha spiegato lo stesso Antonio Palmieri – responsabile della comunicazione di Forza Italia e maestro indiscusso della materia – questa decisione è oggi resa indispensabile dalla necessità di far conoscere il nuovo simbolo elettorale di Forza Italia.
Il ritorno ai 6×3, manifesti elettorali di grandi dimensioni, va in controtendenza con le tesi più recenti di tanti comunicatori, politici e non: con l’avvento e l’ascesa dei social media e del web, infatti, si è addirittura arrivati a teorizzare che i 6×3 avrebbero trovato sempre meno spazio, resi ormai inutili dalla pervasività e dall’incisività di internet e dei social media.
D’altronde, lo stesso Palmieri in un articolo di Avvenire del 2013 commentava così la strategia di Forza Italia dell’epoca: “Noi puntiamo a recuperare i nostri elettori scontenti e il miglior modo per riconquistarli è attraverso tv e Internet, perché sono due mezzi di comunicazione che consentono di argomentare; e poi siamo in inverno, fa buio presto e c’è maltempo: la gente non si guarda attorno, sta più tempo in casa davanti alla tv e su Internet”.
Berlusconi, quindi, torna sui suoi passi, con una strategia di comunicazione semplice ed efficace; come nel 2008, un manifesto senza volto del leader ma con il logo in grande evidenza, mirato – ieri come oggi – a far conoscere quel nuovo brand che gli elettori troveranno sulla scheda il 4 marzo.
Il digital advertising ha arricchito l’offerta pubblicitaria a disposizione dei partiti, ma non ha cancellato i 6×3. È infatti difficile superarli: la loro visibilità trasversale è infatti in grado di raggiungere ogni target sociodemografico, soprattutto nelle città. Come possiamo vedere dalla ricerca Quorum (presentata da me, il mio socio Davide Policastro e la mia collega Martina Carone all’ultimo convegno nazionale di ComPol) alle ultime amministrative gli old media hanno, ancora una volta, avuto un ruolo centrale.
Ma i manifesti forzisti non sono i primi ad apparire e anticipare le elezioni politiche: prima di Forza Italia, è stata la lista Liberi e Uguali di Pietro Grasso ad aver anticipato gli altri partiti con affissioni 6×3 ispirate (molto, forse troppo?) alla campagna di Jeremy Corbyn nel Regno Unito, con un visual molto colorato e il claim “Per i molti non per i pochi”.
Ma a cosa servono realmente i 6×3? Spostano voti? La risposta è semplice: no. I manifesti elettorali non spostano voti, e non convincono gli indecisi.
Sono tuttavia uno strumento insostituibile per divulgare massivamente un messaggio, per comunicare in modo deciso un posizionamento. E, proprio per questo, diventano parte fondamentale della costruzione dell’immagine di un candidato o di un partito. Nulla è infatti più utile di una campagna 6×3 per far conoscere un candidato o un nuovo logo ai cittadini. Allo stesso modo, un manifesto con un claim efficace è decisivo per divulgare un messaggio forte.
I 6×3 non decideranno l’esito elettorale, ma generalmente è la prima cosa che ci si ricorda di una campagna elettorale riuscita: sono ancora in molti a citare “Meno tasse per tutti”, “Per un nuovo miracolo italiano” o “La force tranquille” di mitterandiana memoria. Ma di 6×3 memorabili, quest’anno, ancora non v’è traccia.
farai carriera col centrosnistra.