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La Toscana verso il voto

Dopo l’Emilia Romagna, il focus di YouTrend che approfondisce la storia e la geografia elettorale delle principali regioni italiane si sposta sull’altra regione “rossa” per eccellenza: la Toscana.

La Regione, sin dalla sua creazione, è stata amministrata dalle forze della sinistra prima e del centrosinistra poi, e ad oggi è l’unica presieduta da un esponente di Liberi e Uguali (il cofondatore di Articolo Uno-MDP Enrico Rossi, sostenuto da una maggioranza che comprende anche il PD). La stessa egemonia ha storicamente interessato molti dei comuni capoluogo del territorio regionale, ma ultimamente sta mostrando segni di cedimento: i più recenti ed eclatanti sono l’elezione di Filippo Nogarin (M5S) a Livorno nel 2014, quella di Alessandro Ghinelli (FI) ad Arezzo nel 2015 e quelle di Francesco De Pasquale (M5S) a Carrara e Alessandro Tomasi (FDI) a Pistoia nel 2017. Per questo, la situazione che si prefigura nelle prossime elezioni politiche con il Rosatellum è molto più fluida di quanto si potrebbe ipotizzare: E a confermarlo è anche il parere dell’esperto che abbiamo deciso di coinvolgere, il cronista politico David Allegranti (Il Foglio):

La Toscana è la terra del renzismo – in senso autentico, perché il renzismo è figlio della provincia. Ma attenzione alla crescita del centrodestra che è molto competitivo, come hanno dimostrato le elezioni amministrative. È proprio da quelle elezioni che arriva l’altolà per il PD, che negli ultimi anni ha perso città come Livorno, Arezzo, Grosseto e Pistoia. Sarà poi interessante osservare il risultato dei candidati sovranisti. Infatti, c’è una forte componente “no euro” nel centrodestra toscano: Bagnai è candidato a Firenze contro Renzi e Borghi a Siena contro Padoan. Non credo che avranno possibilità concrete di vittoria nel collegio, ma sicuramente potranno portare voti nella parte proporzionale. La vittoria della Lega in un comune come Cascina insegna…

La complessa legge elettorale approvata pochi mesi fa assegna alla Toscana un totale di 56 seggi, suddivisi fra 38 per la Camera dei Deputati e 18 per il Senato della Repubblica.

Alla Camera sono previsti 14 collegi uninominali, che seguono a grandi linee i confini delle province, con il territorio della Città Metropolitana di Firenze che ne ospita ben 4 e le macroscopiche eccezioni dell’Isola d’Elba, accorpata al collegio di Grosseto, e del collegio di Poggibonsi, a cavallo fra Valdera (PI), Valdelsa (SI) e Valdarno (PI-FI). Sono presenti 4 collegi plurinominali: Toscana Nord (Massa, Lucca, Pistoia e Prato: 7 seggi in palio), Firenze (6 seggi), Pisa-Livorno (5 seggi), Toscana Sud (Arezzo, Grosseto, Siena: 6 seggi).

Per quanto riguarda il Senato, invece, sono previsti 7 collegi uninominali che aggregano due a due quelli della Camera, con piccole correzioni. Pur non essendoci particolari incongruenze territoriali, saltano all’occhio alcune forme “strane”, come il collegio 2 di Sesto Fiorentino ed Empoli, che circonda completamente il collegio 1 di Firenze, a sua volta il più piccolo anche in termini di popolazione con appena 450mila abitanti; a sud ovest, invece, spicca l’allungatissimo collegio “balneare” di Grosseto-Livorno, che tiene insieme più di tre quarti del litorale toscano dal confine sud con il Lazio fino al comune di Livorno a Nord. Relativamente al plurinominale, la regione è divisa fra il più popolato collegio Nord (Firenze, Massa, Lucca, Prato e Pistoia: assegna 6 seggi) e il più vasto collegio Sud (Pisa, Livorno, Grosseto, Arezzo e Siena: 5 seggi).

Torniamo ora a osservare la storia elettorale recente della regione, per capire soprattutto se quei segnali di cedimento per il centrosinistra di cui parlavamo all’inizio dell’articolo sono meramente riconducibili a dinamiche locali o se al contrario sono il riflesso di un trend osservabile anche nelle elezioni di carattere nazionale. Nella Prima repubblica, fra le zone dove la DC è riuscita a giocarsela persino nei suoi anni più negativi (1983 e 1992) spiccano la provincia di Lucca, quella di Massa Carrara e l’Isola d’Elba, seguite in misura minore da quella fascia del Mugello e del Casentino al confine con la Romagna. In anni più recenti, il centrodestra è riuscito a contrastare il centrosinistra in maniera efficace anche nel grossetano.

Le Politiche del 2013 sembrerebbero essere state le migliori di sempre per il centrosinistra, che è stato la prima forza in quasi il 90% dei comuni toscani. Ma bisogna comunque prestare attenzione a un dato: nel 2013 il peggioramento percentuale del centrosinistra in Toscana rispetto al 2008 (-9,9%) è stato in linea con il calo nazionale  (-9%), e il miglior risultato in termini di comuni portati a casa è stato semplicemente dovuto alla frammentazione dei rivali, a cui si era appena aggiunto il Movimento 5 Stelle. Una dinamica interessante da notare è l’ampliarsi della forbice nei risultati fra la provincia di Firenze, ormai nettamente la migliore della regione per la coalizione guidata dal PD, e il resto della Toscana: questa forbice tenderà a crescere ancora negli anni della segreteria Renzi, costituendo un feudo apparentemente inespugnabile.

Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, aveva ottenuto un risultato complessivo inferiore di poco a quello nazionale (24% contro 25,5%), ma geograficamente sbilanciato con ottimi picchi proprio nelle zone deboli della sinistra: nelle provincie di Lucca, Massa Carrara e Grosseto aveva superato il 28%. Inoltre, il Movimento superò le attese anche a Livorno, dove il PD era crollato, ponendo di fatto le basi per la vittoria di Nogarin dell’anno successivo. Al contrario, nell’entroterra, in particolare nelle provincie di Firenze e Siena, i pentastellati avevano mostrato un evidente difficoltà, stentando a superare il 20%.

Infine, nel 2013 il centrodestra toscano complessivamente aveva resistito un po’ meglio rispetto al disastro nazionale (-13% contro -18% rispetto al 2008). Nonostante ciò, il risultato di poco superiore al 20% (inferiore a quello dei grillini in tutte le province della regione) e l’aver superato il 30% solo in pochissime delle sue tradizionali roccaforti (come l’Isola d’Elba), testimoniavano una debolezza strutturale.

Alle Europee del 2014, invece, il Partito Democratico a trazione renziana raggiunse percentuali stellari, conseguendo la maggioranza in tutti i comuni e la maggioranza assoluta in tutte le province (ad eccezione delle solite Lucca e Massa Carrara, dove fu solo sfiorata). Con il 56,4% in Toscana e il 61,2% a Firenze, queste si confermavano rispettivamente la regione e la provincia più favorevole in Italia al partito dell’allora Presidente del Consiglio. Nonostante l’exploit, il ballottaggio di Livorno tenutosi due settimane dopo sancì la vittoria del Movimento 5 Stelle. Questo caso è stato preso come segnale evidente da critici e analisti per sostenere la tesi della cosiddetta “mutazione genetica” del Partito Democratico, ovvero una trasformazione drastica in chiave centrista e un parziale allontanamento dalle tradizionali zone di forza della sinistra.

In effetti, non si può certo dire che il Movimento 5 Stelle fosse favorito: alle Europee in Toscana si era fermato al 16,7%, terzultima regione in Italia,con un peggioramento dal 2013 più ampio rispetto a quello nazionale tanto a livello regionale quanto nella stesa Livorno: rispettivamente -7,3% e -5,7% contro il -4,4% nazionale. Nel calo generalizzato, però, si mantenevano le differenze fra le province della costa e quelle dell’entroterra, meno favorevoli ai grillini. Infatti fra Massa Carrara, la migliore, e Firenze, la peggiore, continuava ad esserci la differenza di circa 10 punti percentuali già osservata l’anno prima.

Il calo del centrodestra fu meno accentuato, soprattutto grazie alle formazioni minori: se nel 2013 Fratelli d’Italia e Lega erano praticamente irrilevanti, rispettivamente sotto il 2% e l’1%, nel giro di un anno entrambi guadagnarono quasi due punti, arrivando a valere, sommati, oltre il 7% in provincia di Lucca e di Grosseto. Certo, nessuno dei due risultati era del tutto una novità, con la Lega che era ancora lontana dal 4,3% del suo massimo storico in un’elezione nazionale (le Europee del 2009) e Fratelli d’Italia lontanissima dalle percentuali a due cifre ottenuti da Alleanza Nazionale nei vent’anni precedenti; tuttavia, i segni di ripresa erano evidenti se confrontati al crollo dell’appena rifondata Forza Italia, quasi dimezzata rispetto al 17,5% ottenuto dal PDL alle politiche di un anno prima.

L’Altra Europa con Tsipras raggiunse un buon 6%, poco meno della somma di SEL e Rivoluzione Civile l’anno precedente, e confermò le zone di maggior influenza di entrambi, concentrate nei maggiori centri urbani e nei comuni circostanti: Massa, Carrara, Livorno, Siena e dintorni, ma soprattutto Firenze e Pisa, dove le percentuali si sono avvicinate addirittura al 10%.

Il trend di crescita della Lega e la debolezza di Forza Italia sono stati confermati dalle Regionali del 2015, segnate peraltro da alta astensione con un’affluenza del 46%, alle quali si erano presentati divisi. Il partito di Salvini, che con Fratelli d’Italia sosteneva l’economista Claudio Borghi, aveva raggiunto il 20% in provincia di Lucca e si era mantenuto sopra il 10% persino a Firenze, Livorno e Siena (nel cui collegio uninominale Borghi oggi è candidato). Il presidente uscente Enrico Rossi, allora membro della minoranza PD, aveva ottenuto un risultato in linea con le attese, superando il 50% solo nelle roccaforti di Firenze e Siena e non raggiungendo la maggioranza assoluta in diversi comuni storicamente ostili, in particolare nelle province di Lucca e Grosseto e nell’Isola d’Elba.

Sono quindi questi i rapporti di forza nella regione? Con il centrosinistra dominante ovunque, il Movimento 5 Stelle a giocarsi il secondo posto con il centrodestra e Liberi e Uguali quarto per distacco? Forse sì, ma non dappertutto. Occhio infatti al centrodestra, molto forte sul litorale e vicino a strappare un collegio. Nello specifico, secondo le ultime stime della nostra piattaforma Rosatellum.info, erano tre i collegi incerti alla Camera e due al Senato. Un altro aspetto interessante che si può scorgere è l’alto numero di over 65 nel collegio Firenze Scandicci, il più alto dell’intera regione: 25,8%. Può essere il voto dei più anziani, che secondo le stime è quello più favorevole al Pd, ad aiutare il centrosinistra ad ottenere un risultato soddisfacente? Lo scopriremo tra meno di dieci giorni…

 

Giovanni Forti

Romano, studia Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Sant'Anna. Quando non è su una montagna, si diverte con sistemi elettorali, geografia politica e l'impatto delle disuguaglianze sul voto.

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