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Italiani e intolleranza: nel mirino Islam e immigrati

L’Italia è un paese molto ostile verso le minoranze religiose e gli stranieri. Dice questo la fotografia scattata dal Pew Research Center, che – nell’ambito di una ricerca più generale sul rapporto con la religione – ha intervistato i cittadini di 15 paesi dell’Europa occidentale per confrontare le loro posizioni riguardo agli stranieri e i loro sentimenti nazionalisti. L’Italia si distingue in diverse classifiche, soprattutto in quelle che riguardano lo scetticismo sull’immigrazione e la diffidenza nei confronti di musulmani, ebrei e stranieri in generale. Il report è stato pubblicato solo un mese fa, ma l’indagine è stata realizzata fra aprile ed agosto 2017, intervistando almeno 1500 persone per ciascuno dei 15 paesi.

Oltre la metà degli italiani (52%) ritiene che l’immigrazione dovrebbe essere ridotta, più che in ogni altro paese coinvolto nel sondaggio, nonostante l’Italia sia uno dei paesi con meno immigrati fra quelli presi in considerazione. Come segnala l’Eurobarometro 2017, però, nel nostro paese solo il 7% della popolazione è composta da immigrati: meno che in Spagna, Regno Unito, Germania, Francia e Olanda (tutte comprese fra 8,6% e 9,1%), e soprattutto meno di paesi come Austria (10,4%) e Svezia (12,4).

Nonostante ciò, alla domanda su quanti immigrati si pensa siano presenti nel proprio paese, gli italiani sono quelli che rispondono con il dato più alto di tutti: 24,6%, ben 3,5 volte più del dato reale (in tutti i paesi si sovrastima l’incidenza degli immigrati sulla popolazione, ma solo in Irlanda e Portogallo vi è una percezione così distorta). In Francia, Norvegia, Svizzera, Irlanda, Portogallo e Regno Unito meno di una persona su tre ritiene necessario ridurre l’immigrazione.

L’Italia è anche uno dei paesi con i maggiori pregiudizi nei confronti degli stranieri, soprattutto è il più scettico sull’etica del lavoro degli immigrati: il 30% degli intervistati ritiene che gli immigrati provenienti dall’Europa orientale non siano grandi lavoratori, percentuale che sale al 37% per i mediorientali e al 39% degli africani. Gli immigrati sono inoltre percepiti come disonesti, soprattutto africani e mediorientali (33%).

Gli italiani non risultano però particolarmente nazionalisti rispetto alla media. La percentuale di persone che si dichiarano orgogliose della propria nazionalità è in linea con gli altri paesi presi in considerazione (84%), mentre è decisamente più bassa la percentuale di italiani orgogliosi di essere europei (64%): un dato identico a quello della Svizzera, che però è decisamente un caso particolare. L’unico Paese con uno scarto superiore tra orgoglio nazionale e ‘continentale’ è il Regno Unito (62%) – che forse non a caso due anni fa ha votato per uscire dall’Unione Europea.

Continua invece ad avere una grande importanza la religione. L’Italia è l’unico paese in cui i cristiani praticanti superano i non praticanti. Inoltre, il 78% dei cristiani italiani si dichiara orgoglioso di esserlo: solo Portogallo, Spagna e Finlandia hanno dati superiori. Oltre la metà degli italiani ritiene inoltre importante essere cristiani per condividere l’identità nazionale, un dato inferiore solo a quello del Portogallo.

Ma proprio i numeri sulla religione, e in particolare sui pregiudizi riguardo alle minoranze religiose, sono quelli in cui l’Italia si distingue, e non in positivo. Dall’insieme delle domande risulta che i nostri connazionali sono fra i più ostili nei confronti di musulmani ed ebrei, oltre ad essere fra coloro che ammettono di saperne di meno a proposito di queste due religioni: gli italiani sono ultimi per conoscenza dell’Islam (il 74% afferma di saperne “poco o niente”), e quart’ultimi per conoscenza dell’ebraismo (76%).

Gli italiani sono anche, e di gran lunga, quelli più restii ad accettare un ebreo o un musulmano in famiglia o come vicino di casa. Oltre la metà degli italiani ritiene la religione islamica incompatibile con i valori del proprio Paese (solo in Finlandia il dato è più alto), e il 30% ritiene che alle donne musulmane non dovrebbe essere concesso di indossare alcun indumento religioso (dato più alto fra i paesi presi in considerazione). Il 32% degli italiani si sente inoltre straniero a casa propria, proprio per la presenza dei musulmani: solo il Belgio registra un dato più alto. Ma se le stime sulla presenza di musulmani in Italia si aggirano tra il 2 e il 4 per cento della popolazione, in Belgio questo dato è più alto, ed è compreso tra il 4 e il 6,5 per cento.

Tra gli italiani è molto radicata anche l’associazione fra Islam e violenza. Nonostante in Italia non ci sia mai stato un attentato di matrice islamica, il 16% dei nostri connazionali ritiene che diversi musulmani appoggino gruppi estremisti: un dato più alto rispetto a quello di paesi colpiti recentemente da attacchi terroristici, come Francia, Germania e Regno Unito. Inoltre, un italiano su tre ritiene che l’insegnamento religioso promuova la violenza, e il 26% del totale indica in particolare l’insegnamento dell’Islam: in entrambi i casi è il dato più alto fra i paesi oggetto dell’indagine.

I pregiudizi non risparmiano neanche gli ebrei: gli italiani sono quelli che concordano maggiormente con l’idea che gli ebrei tendano ad enfatizzare eccessivamente le sofferenze che hanno passato.

Tirando le somme, l’indagine rivela come gli italiani siano il popolo nel complesso più incline a posizioni nazionaliste, anti-immigrati e anti-minoranze religiose. Nel cosiddetto indice NIM, che misura l’adesione a queste idee su una scala da 1 a 10, il 38% degli italiani risulta sopra il 5. L’Italia è l’unico paese in cui questo dato supera il 30%. L’indagine rivela anche i fattori a cui sono correlati questi dati: chi ha idee di destra o è cristiano tende ad avere un punteggio più alto (anche se la maggioranza dei cristiani ottiene comunque un risultato inferiore a 5 nel NIM), mentre risultati più bassi si riscontrano tra i laureati e coloro che hanno tra i loro conoscenti persone di religione musulmana.

Francesco Cianfanelli

Collaboro con YouTrend dal 2018 e con Agenzia Quorum dal 2019, occupandomi di strategia, messaggio e social media per soggetti politici e candidati. Nel tempo libero amo la corsa, la bicicletta, i podcast e altre attività da asociali.

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