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Elezioni in Baviera: le cose da tenere d’occhio

Domani si vota per le elezioni statali in Baviera, il Land più vasto e meridionale della Germania. Per molti anni, la Baviera è stata una regione sui generis all’interno del panorama politico tedesco. Questo Land è infatti da decenni la roccaforte della CSU, (Christlich-Soziale Union, Unione cristiano-sociale), partito conservatore di centrodestra al governo quasi ininterrottamente dal 1962 – al punto che la CDU, il grande partito di centrodestra nazionale che non è mai riuscito ad attecchire in Baviera, ha stabilito con l’Union un’alleanza ormai strutturale. La CSU è così diventata la “versione bavarese” della CDU, finendo spesso con il rappresentare l’ala destra e avendo talvolta un ruolo non secondario nella stabilità di governi e maggioranze. Ma lo storico predominio dei cristiano-sociali in Baviera potrebbe presto giungere al termine.

La fine del predominio della CSU

In questa legislatura, il peso della CSU è si è fatto sentire molto spesso. Dopo 13 anni, la stella di Angela Merkel pare essersi offuscata, conseguenza di una parabola discendente fin dalla crisi dei rifugiati del 2015. Con una CDU in calo e un’opinione pubblica meno fiduciosa nel confronti della cancelliera, la CSU ha provato a cavalcare il malcontento di una parte degli elettori verso la gestione del fenomeno migratorio, sfruttando la posizione strategica di Horst Seehofer, attuale leader del partito e Ministro degli Interni. In diverse occasioni, gli umori della CSU sono stati fondamentali per la tenuta del governo, ma ai cristiano-sociali non è bastato cercare di prendere le redini su alcuni temi, come l’immigrazione.

Anche la CSU ha finito con l’essere avvertita come elemento di conservazione, e appare attorno al 33-35%, un dato certo positivo in senso assoluto, ma molto basso per chi, in Baviera, era abituato ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi. È probabile dunque che essi dovranno dunque cercare l’appoggio di altre forze politiche.

Per la prima volta da molti anni, dunque, la Baviera sembra presentare una situazione in linea con il resto del Paese. Ciò che rende interessante lo scenario bavarese è che un Land considerato da sempre un caso a parte rispetto alle dinamiche nazionali è, oggi, un banco di prova per alcune dinamiche che potrebbero influenzare il panorama politico tedesco nei prossimi mesi e forse anni. Uno strano destino per una regione che ha sempre seguito regole proprie.

Le intenzioni di voto

Attualmente, le intenzioni di voto più recenti sono le seguenti:

La CSU, che alle elezioni precedenti (2013) aveva ottenuto il 47% e la maggioranza assoluta dei seggi, rimarrebbe il partito di maggioranza netta, ma relativa. Come a livello federali, quindi, anche in Baviera il centrodestra tradizionale perde terreno, inseguito dall’estrema destra. AfD (Alternative für Deutschland) è infatti tra il 10 e il 14%, in crescita in Baviera come in diverse altre zone della Germania (soprattutto a est, come dimostrano i fatti di Chemnitz delle scorse settimane).

Il rebus alleanze

Se i risultati lo permetteranno, un’alleanza CSU-AfD potrebbe sembrare la scelta più naturale, ma comporterebbe un forte spostamento a destra della Baviera (e dei cristiano-sociali), con la conseguenza di lasciar scoperto il centro e di regalare all’AfD un enorme potere di contrattazione. Attualmente, però, l’ipotesi sembra lontanissima: sebbene alcuni si siano espressi per il dialogo (come Stefan Rohmer), la grande maggioranza dei cristiano-sociali rimane fortemente contraria ad un’alleanza nero-azzurra (i colori di CSU e AfD). Il Primo Ministro bavarese, Marcus Söder, ha ad esempio accusato AfD di voler rovesciare la democrazia in Germania, mettendo persino alcuni dei suoi dirigenti sotto osservazione del servizio segreto interno (in Germania i singoli Land hanno notevoli poteri autonomi in materia di intelligence). La CSU, inoltre, è riuscita recentemente ad imporre alla Merkel il nome di Manfred Weber come Spitzenkandidat alla presidenza della Commissione Europea. Il risultato è importantissimo per la CSU e gli equilibri nel centrodestra tedesco, e rischierebbe di essere pregiudicato dall’alleanza con un partito antieuropeo.

Per governare con questi numeri, però, la CSU, avrà bisogno di (almeno) un alleato. La soglia di sbarramento del 5% farà sì che le opzioni siano contate: i liberali della FDP (5-6%) e i Liberi Elettori (Fraie Wähler, 10-11%) si attestano al momento su percentuali non sufficienti per dar vita a una maggioranza di governo con la CSU.

Sembra, pertanto, che il centrodestra bavarese dovrà guardare a sinistra per formare una maggioranza. Ma con una SPD stimata tra il 10 e il 13%, riprodurre la Grosse Koalition a livello locale sembra praticamente impossibile. I socialdemocratici sono infatti il partito più in crisi, e anche su questo punto la Baviera sembra presentare – in maniera persino più acuta – una dinamica tutta nazionale.

La possibile rivelazione: i Verdi

Ma è proprio a sinistra che troviamo la particolarità dello scenario bavarese: i Verdi (Grünen), che crescono qui come a livello nazionale superando la SPD. Ma la novità non è etichettabile come un banale “sorpasso a sinistra”. In molti paesi europei i partiti socialisti tradizionali si vedono mettere in crisi o superare da partiti radicali. Il caso dei Verdi tedeschi è però più particolare.

A causa delle loro storiche tematiche ambientaliste, pacifiste e progressiste, i Grünen rientrano sicuramente nell’ala sinistra del sistema politico tedesco. Ma non si tratta di un partito ispirato al socialismo o di sinistra radicale, diversamente da quanto avviene con i partiti ecologisti di altri paesi europei.

Il sorpasso, dunque, va letto con le specificità del contesto tedesco: i Grünen esistono dagli anni ‘90, e provengono da formazioni precedenti; la situazione non è paragonabile, ad esempio, all’esplosione di Podemos in Spagna, né a quanto visto in Francia con il crollo dei socialisti Hamon a beneficio degli insoumises di Mélenchon da un lato e di Macron dall’altro. A riprova di una scarso appeal per le idee di sinistra radicale in Baviera, i sondaggi danno la Linke (partito storicamente a sinistra della SPD), intorno al 4%. È inopportuno qui lanciarsi in ipotesi sul motivo di questa particolarità, che forse ha anche a che vedere con il modo in cui viene percepita la classe dirigente della SPD dopo troppi anni di larghe intese con la Merkel.

Molti media si concentrano sulla crescita dell’estrema destra, ma questa narrazione coglie solo in parte quello che succede in Baviera (e forse in tutta la Germania). Mentre la destra xenofoba e antieuropea si rafforza, a sinistra i Verdi, con un programma dai toni liberali ed europeisti, con politiche favorevoli all’immigrazione e attente al welfare, potrebbero rappresentare la novità di queste elezioni, e una controstoria tutta da raccontare. È significativo, ad esempio, che nonostante AfD cresca facendo leva sul rifiuto dei migranti, secondo alcuni sondaggi i tedeschi in prevalenza continuano a vedere l’immigrazione come una ricchezza.

Cosa aspettarsi dal voto

Un partito progressista che guarda al centro, e che potrebbe diventare la grande incognita a sinistra nei prossimi tempi: ecco i Verdi allo stato attuale. Nelle scorse settimane, la loro crescita è stata parallela alla caduta della SPD. Se quindi a destra l’ascesa di AfD rientra in schemi più consolidati, i Grünen potrebbero diventare la novità del panorama bavarese e proporsi come credibili alleati della CSU per una maggioranza di governo. Al momento gli stessi elettori vedono bene l’ipotesi di un governo nero-verde, strada del resto già praticata in alcuni casi (in Baden-Württemberg, ad esempio, dove i Verdi esprimono persino il presidente del Land): per il 37% quella nero-verde è l’alleanza preferibile per il governo della Baviera, con il 33% che al posto dei Verdi vorrebbe vedere i Freie Wähler (fonte: sondaggio GMS).

Dalle elezioni bavaresi, dunque, ci si può legittimamente aspettare la riconferma della maggioranza relativa da parte dei cristiano-sociali, ma bisognerà tenere gli occhi puntati sui Verdi e vedere come evolveranno i rapporti tra questi due partiti nei giorni successivi le elezioni. Su tutto, ovviamente, pesa l’incognita degli indecisi, che attualmente si attesterebbero addirittura attorno al 53%.

Proprio da un Land che sembrava seguire regole consolidate potrebbe venire, paradossalmente, una novità rilevante per interpretare gli sviluppi futuri della politica tedesca.

Luigi Daniele

Classe 1990. Ha studiato filosofia tra Italia e Germania, a Freiburg e Jena. Scrive di politica, Europa e Germania. Vive a Bruxelles.

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