La rimonta c’è stata. Contrariamente a tutti i sondaggi che davano in vantaggio il Presidente uscente, Danilo Türk, il primo turno delle elezioni presidenziali slovene di ieri, domenica 11 novembre, ha assegnato la vittoria a Borut Pahor, leader dei Social Democratici, che con il 40% ha staccato di quasi cinque punti il suo rivale, dato come favorito dalle previsioni della vigilia.
La peculiarità della sfida, che si concluderà domenica 2 dicembre, risiede nel fatto che entrambi i candidati sono appartenenti al centro-sinistra. Il Presidente Türk (foto a sinistra) infatti è un ex diplomatico e docente di diritto internazionale progressista, candidatosi nel 2007 come indipendente e sostenuto da buona parte della sinistra, Social Democratici compresi. Oggi a supportarlo c’è Slovenia Positiva, la formazione di sinistra guidata dal sindaco di Lubiana Zoran Janković, uscita come primo partito dalle ultime elezioni parlamentari.
A “rubare” il primo posto a Türk è stato il socialdemocratico Borut Pahor (foto a destra) che, premier dal 2008, aveva dovuto lasciare il governo in seguito alla sconfitta elettorale del 4 dicembre 2011. Le dure politiche di austerity adottate dal suo esecutivo avevano portato all’abbandono della maggioranza da parte di Zares, formazione liberale progressista, e del Partito dei Pensionati. Le elezioni anticipate videro il tracollo dei socialdemocratici – passati dal 30 al 10% – e la vittoria del partito di sinistra Slovenia Positiva, nato per l’occasione. Ma le difficoltà di Janković a formare una maggioranza parlamentare lasciarono spazio alla nascita di un governo di centro-destra guidato dal secondo classificato, il conservatore Janez Janša, leader del Partito Democratico, uno dei due movimenti politici sloveni che fanno riferimento alla famiglia popolare europea.
Determinanti saranno le scelte elettorali di questi ultimi al secondo turno del 2 dicembre. Il candidato del Partito Democratico, Milan Zver, ha ottenuto il 24,16%, pagando lo scotto delle politiche governative. Probabilmente la scelta per gli elettori conservatori sarà tra non presentarsi alle urne o turarsi il naso e votare Pahor. Infatti, durante la campagna elettorale Türk si è spostato molto a sinistra, cercando di conquistare i voti di quella fascia di elettorato più ostile alle politiche di rigore costituita dai simpatizzanti di Slovenia Positiva. Il leader socialdemocratico d’altro canto è un personaggio percepito dall’opinione pubblica come molto moderato: già nel 2008 Pahor cercò di ottenere il sostegno dei Democratici al suo governo, così come durante la crisi politica del 2011 e nel corso dell’ultimo anno ha votato in molte occasioni insieme al governo Janša.
La partecipazione al voto è stata molto bassa, ferma al 47,7%. Complice è il fatto che la Slovenia è una Repubblica parlamentare e l’elezione del Capo dello Stato non influisce direttamente sulle politiche governative. Da segnalare comunque è il fatto che la linea di privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica intrapresa dal governo Janša hanno contribuito a spostare a sinistra l’elettorato e a ridimensionare il peso elettorale dei conservatori. A prescindere da come andrà il secondo turno, il dato più rilevante di questa tornata elettorale è stato il ritorno sulla scena dei Social Democratici, apparentemente spariti in seguito alle elezioni politiche di un anno fa.
Anche nella piccola repubblica ex-jugoslava il dibattito è incentrato sulla crisi economica, entrata violentemente sulla scena di un paese che, fino al 2009, cresceva molto più velocemente dei suoi vicini ed era considerato un modello per tutta l’Europa orientale.
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