Come nel 1976 la gestione della fase immediatamente successiva al sisma si sposa con la campagna elettorale. Non è mia intenzione entrare nel discorso sull’utilizzo mediatico del post-terremoto a fini elettorali. Fine di questa sezione è riportare e analizzare i dati elettorali del cratere. Si deve, infatti, considerare che le elezioni sono il più grande ed efficace sondaggio conosciuto. Nel segreto dell’urna non si mente ed anche il più cinico e svogliato degli elettori sa che esprimere una preferenza o una scelta in tale contesto è più importante che di fronte ad una rilevazione statistica. Se vogliamo sapere cosa pensavano gli aquilani dopo due mesi di gestione non c’è niente di meglio che rifarci a quanto ci dicono gli scrutini.
La prima cosa che possiamo notare da questa analisi è il crollo verticale dell’affluenza rispetto al resto della provincia: tra i comuni del cratere ed il resto dell’aquilano la differenza di votanti è del 16.3%. In un contesto nazionale caratterizzato dal calo generalizzato dell’affluenza l’Aquila si pone come un buco nero della partecipazione. In particolare la città capoluogo vede recarsi alle urne solamente il 27.95% degli aventi diritto. Il partito del Presidente del Consiglio ha certamente una grande affermazione: nella provincia rispetto al 2004 (prendendo come base la somma di Forza Italia e Alleanza Nazionale) guadagna infatti 15 punti. A livello regionale l’avanzata si limita a soli nove punti. Ancora più basso a livello nazionale dove il guadagno è inferiore al 3%.
La dinamica è sensibilmente diversa dal caso di Gemona. In primo luogo non si ha un’avanzata delle forze di opposizione, ma al contrario una decisa affermazione del partito di governo. In secondo luogo decisamente più ridotto il calo dell’affluenza e soprattutto più circoscritto alle zone colpite dal sisma. Seppure vi sia da ricordare che si trattava in un’altra epoca, dove la partecipazione era molto più alta che a oggi, vi è un abisso tra il 78% di votanti a Gemona e il 28% de L’Aquila.
Come interpretare queste due tendenze insieme? In primo luogo ci indicano un distacco della popolazione dalla tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo e, probabilmente, allo Stato nel complesso. In seconda istanza se consideriamo la grande omogeneità del risultato elettorale tra provincia e cratere possiamo derivarne una considerazione curiosa: il territorio aquilano, investito dal sisma, ha adottato nell’urna un atteggiamento simile indipendentemente dalle divisioni territoriali (che, ricordiamo, si ripercuotono spesso in divisioni politiche).
Dando uno sguardo alla mappa dell’affluenza si può notare come questa sia più bassa intorno al capoluogo e procedendo da Sud verso Nord. In particolare Cagnano Amiterno, Capitignano e Montereale hanno visto una partecipazione al voto addirittura inferiore a quella del capoluogo. La spiegazione di questo risiede nella protesta dei cittadini di questi comuni, esclusi nel primo decreto sull’individuazione dei comuni colpiti ed inseriti solo a Luglio, ovvero successivamente alla tornata elettorale.
Le forze del centrodestra (PDL, Lega Nord, UdC e L’Autonomia) vincono ovunque tranne Castel del Monte, Acciano, Castelvecchio Subequeo, Barisciano, Castelvecchio Calvisio e Tione degli Abruzzi. La mappa è impietosa per le forze di opposizione: trentasei comuni su quarantadue sostengono le forze del governo o quelle affini (l’Udc sceglierà di allearsi con il PDL per sostenere Del Corvo alle successive elezioni provinciali).
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