Dell’India si sente dire sempre che si tratta della “più grande democrazia del mondo”, il che è vero. Ma di come questa democrazia funziona, chi vince e chi perde alle elezioni, si sa invece poco. Eppure ha molta più importanza, anche all’esterno, di quanto possiamo immaginare. E noi italiani lo stiamo vedendo ora con le vicende dei due marò italiani accusati di omicidio di due pescatori indiani, nonché il rapimento di due turisti italiani da parte dei guerriglieri atoproclamatosi “maoisti” nelle aree tribali dell’Orissa.
E allora vediamo cosa si è mosso ultimamente nel Subcontinente: vi sono state prima di tutto elezioni nello Stato più popoloso, l’Uttar Pradesh, quasi 200 milioni di abitanti stretti nella pianura gangetica, che è anche uno dei più poveri: la politica qui negli ultimi 15 anni, dopo essere stata la culla del Partito del Congresso dei Nehru-Gandhi, è sempre stata dominata principalmente da due forze populiste socialisteggianti, come il BSP (Bahujan Samaj Party) e il SP (Samajwadi Party).
Il BSP è il partito di Mayawati, nota e famigerata anche a livello nazionale, tanto da aver sognato di essere la candidata premier del Terzo Fronte delle forze di sinistra nelle ultime elezioni nazionali, poi ri-vinte dalla coalizione guidata dal partito del Congresso (INC). Rappresenta le istanze dei dalit, i fuori-casta, gli strati più poveri della popolazione, al fondo della gerarchia sociale, che vedono la politica come la loro beniamina e salvatrice. Nelle ultime elezioni del 2007 riuscì a raccogliere una inedita coalizione tra i dalit e le alte classi urbane, per contrastare gli interessi rappresentati invece dal SP, ovvero la casta Yadav di pastori, la classe media e la minoranza musulmana (circa il 19% della popolazione). Qui le caste più elevate, bramini e Rajputs, sono invece rappresentati come altrove dal partito nazionalista BJP, comunque debole in questo stato.
Il Partito del Congresso sperava di ripetere in queste elezioni il buon risultato delle elezioni politiche in cui aveva vinto circa un terzo dei seggi, grazie all’impegno di Rahul Gandhi figlio di Sonia, che ha il proprio seggio nel Sud dell’Uttar Pradesh, e a un grande sforzo finanziario nella campagna elettorale, ma come possiamo vedere dai risultato non è stato così:
Con una affluenza del 59,5%, ovvero di 13 punti maggiore del 2007, i risultati sono stati i seguenti:
Vige il sistema maggioritario uninominale di tipo britannico come in tutta l’India (lascito dei colonizzatori di Sua Maestà).
Il BSP paga le pesanti accuse di corruzione verso molti dei propri esponenti, prima di tutto la matrona Mayawati, nota anche per l’enorme spreco di denaro pubblico in opere faraoniche e monumenti.
Il SP è riuscito ad accattivarsi, oltre ai cittadini indignati dalla corruzione, le minoranze, soprattutto quella musulmana, corteggiata anche con la disposizione di seggi riservati ai musulmani più poveri, decisa a livello nazionale (dope lo SP è partner di governo dell’INC), i contadini poveri colpiti dalle requisizioni di terreno per scopi industriali.
Il Partito del Congresso ha subito la concorrenza del SP sugli stessi campi, non riuscendo a essere più convincente di fronte a una forza più radicata sul territorio, più populista e clientelare, soprattutto pagando la situazione nazionale in cui l’INC è criticato per diversi casi di corruzione, stagnazione dell’azione politica, una crescita in rallentamento.
Si può dire che l’INC è dopo il BSP, il vero sconfitto delle elezioni, in proporzione alla previsioni e ai propri obiettivi.
Il RLD (Rashtriya Lok Dal) è un partito che rappresenta i piccoli proprietari terrieri soprattutto dell’Ovest dello Stato, spesso colpiti dagli espropri di terra a scopo industriale, in una zona, intorno a Noida, ad altissimo sviluppo economico e industriale (siamo appena fuori New Delhi).
Ma che c’entrano queste elezioni con la vicenda dei due marò? C’entrano perché il partito del Congresso, nel momento in cui si rivela essere più in difficoltà del previsto, è costretto a diventare più populista e nazionalista, e in seguito ai risultati dell’Uttar Pradesh a temere per un’altra elezione in programma a marzo, ovvero l’elezione supplettiva statale nel collegio di Piravom, importantissimo per la consistenza della esigua maggioranza detenuta proprio dal partito del Congresso nell’Assemblea legislativa del Kerala – maggioranza strappata alle ultime elezioni al partito comunista, da sempre dominante in quello Stato.
Ha vinto con un ampio margine il candidato del Partito del Congresso locale, scongiurando la prevalenza del candidato comunista che nel Kerala tra l’altro interpreta le istanze più nazionaliste, populiste, anche anti-occidentali (vista anche la marginalità qui al Sud del BJP che si attesta sul 2% circa) e che avrebbe potuto giovarsi di un atteggiamento troppo arrendevole sui due marò verso l’Italia, Paese tra l’altro di cui è originaria la leader dell’INC Sonia Gandhi, la quale naturalmente si è ben guardata dall’intervenire in qualsiasi modo sull’argomento, essendo già stata in passato guardata con sospetto per le sue origini straniere e il conseguente patriottismo troppo “tiepido”.
Anche per questi motivi di convenienza politica, ovvero non danneggiare il partito (l’INC) che è il meglio disposto verso l’Italia e l’Occidente, e per la consapevolezza di ciò che sta dietro la vicenda è stata probabilmente giusta la grande prudenza del governo Monti nella crisi dei marò così come in quella, pur diversa, dell’Orissa.
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