Un articolo apparso sul sito del Fatto Quotidiano[1], postato dal gruppo di LaVoce.info, analizza come negli ultimi anni di crisi siano stati i primi decili di reddito, ovvero i più poveri, ad avere avuto un calo del reddito disponibile reale più marcato della media, in particolare in relazione agli anni precedenti successivi al Duemila.
Per reddito disponibile reale intendiamo le entrate della famiglia (da stipendi, pensioni, redditi di impresa, rendite, ecc) al netto delle imposte e anche dell’inflazione.
Ma vediamo da chi sono composti il primo e il decimo decile (ossia il 10% più povero e il 10% più ricco della popolazione):
Composizione percentuale del reddito disponibile netto per tipologia – Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia
Il primo decile è composto, come possiamo vedere, in prevalenza da pensionati, in maggioranza donne e del Sud, percettori di pensioni minime che dipendono in gran parte dall’intervento statale.
L’aumento di reddito disponibile maggiore della media per il decile più povero negli anni 2000-2004 dipende chiaramente dagli interventi assistenziali fatti a livello statale, ovvero gli aumenti alle pensioni minime, molto pubblicizzati soprattutto ai tempi del governo Berlusconi nel 2001-2002, e l’estensione della no tax area. Molto probabilmente influisce come effetto indiretto anche la legge Treu e l’introduzione dei nuovi contratti di lavoro: la crescita economica, per quanto limitata, di quegli anni, si è spalmata maggiormente perché nel mondo del lavoro si è ricorso a figure prima ai margini, a personale prima inattivo se non disoccupato, nuova immigrazione dal Sud e immigrati per esempio, con contratti a termine e stipendi bassi, con un effetto di un accresciuto tasso di occupazione e minore tasso di disoccupazione; questi nuovi lavoratori hanno calmierato il livello di salario per i già occupati (i decili più alti) ma hanno ottenuto un reddito che prima non avevano. Milioni di persone prima escluse che hanno avuto un reddito loro, un fenomeno trascurato, ma rilevantissimo, e che sarebbe ancora più chiaro se avessimo a disposizione i dati del secondo e del terzo decile.
Questo modello era sintomo della ricerca di diminuire i costi per una economia matura e a competitività decrescente, in assenza della possibilità, prima ampiamente sfruttata, di svalutazioni competitive, ma di fatto ha portato anche a una minore produttività del lavoro, e del resto questi stessi decili sono anche i più soggetti a variazioni superiori alla media, anche verso il basso come, si vede dopo il 2008.
Sono i primi, a causa della flessibilità in cui sono inseriti, ad essere espulsi dal mondo del lavoro in caso di crisi, e da qui deriva il calo di reddito superiore alla media tra il 2008 e il 2010, anno in cui il PIL rimbalza con la ripresa dell’export che però premia le imprese e i profitti – risarcendoli in parte delle perdite precedenti; quell’anno la debole crescita non può servire a redistribuire una ricchezza che non c’è ma solo a cercare di aumentare la produttività, da qui l’aumento della disoccupazione che colpisce precari e immigrati, quindi ancora gli ultimi decili.
Qui vediamo quanto detto, è evidente che il PIL risente dell’andamento dell’export delle imprese, in crollo nel 2009 e in recupero nel 2010, mentre il reddito disponibile riguarda le entrate delle famiglie, meno elastico e quindi in calo minore nel 2009 ma senza un recupero proporzionale in seguito, per i motivi detti:
In particolare il primo decile è il più colpito perché, oltre a contenere in parte lavoratori più marginali, o immigrati, espulsi dal mercato del lavoro con la crisi, con le politiche di austerità sono stati effettuati blocchi alle rivalutazioni delle pensioni, una stretta sulle pensioni di invalidità, e in generale ai trasferimenti statali,anche a livello locale, di cui questo segmento era beneficiario. La somma di questi due fattori, ovvero austerità più espulsione dal lavoro di lavoratori marginali, ha prodotto una sofferenza di questo segmento molto maggiore della media, come possiamo vedere anche dalla seguente curva, che mostra la variazione di reddito tra il 2008 e il 2010 per fasce di reddito (sull’asse orizzontale i decili da 1 a 10):
Link:
[1] http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/04/costi-della-crisi-pagati-deboli/202268/
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