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Francia: come cambia la geografia del voto

Le ultime presidenziali francesi, molto seguite al di fuori dalla Francia perchè importantissime per i nuovi equilibri europei, devono essere bene analizzate dagli europei anche per un altro motivo: ovvero perché esemplificano i cambiamenti sociali che non solo in Francia, ma anche in Germani, Italia e Spagna si stanno verificando, cambiamenti che modificano la geografia elettorale all’interno delle nazioni. 

Innanzitutto vediamo una mappa di come hanno votato i francesi, sono rosse le zone socialiste e blu quelle che hanno votato UMP.

 

Questa distribuzione del voto è in linea con quella degli ultimi anni, vi sono zone tradizionalmente socialiste come il Midi-Pyrenees, il Nord operaio intorno a Lille (patria di Martine Aubry), i dipartimenti d’oltremare,  la cintura popolare parigina, e altre tradizionalmente di destra come Vandea, Alsazia, Nord Isere, il buen retiro della Costa azzurra, l’Auvergne una volta giscardiano, i ricchi sobborghi occidentali parigini (come Neuilly sur Seine, feudo di Sarkozy).

Tuttavia vogliamo analizzare i trend rispetto alle elezioni del 1981 che videro vincitore Mitterand con una percentuale simile a quella di Hollande:

 

Mettendo insieme le due mappe possiamo giungere ad interessanti analisi per punti:

a) Vi sono aree che rimangono nei decenni zone classiche di consenso per le due fazioni politiche, e che non mutano e in cui anzi la tendenza spesso si approfondisce:

Per la destra la Vandea, l’area di Nizza e la Provenza, terra una volta d’elezione dei pieds noire dall’Algeria e ora ritiro di ricchi pensionati, poi la ricca campagna della Champagne e dell’Est della Francia (culla gollista), corrispondono alle aree strutturalmente di destra in Italia, come la pedemontana veneto-lombarda e la Sicilia, i Parioli e l’Olgiata se parliamo di realtà urbane. Quindi la provincia ricca, e i quartieri residenziali non centrali dell’alta borghesia, inoltre aree come il sud Alsazia e il Sud-Est in cui il Fronte Nazionale ha i risultati migliori e si è sovrapposto alla destra già vincente, in Italia potremmo pensare alle zone di consenso leghista al Nord.

Per la sinistra la cintura operaia parigina, una volta spesso anche comunista, il Limousin, di cui Hollande era stato governatore,  l’area pirenaica; per l’Italia possiamo pensare alla Toscana, come realtà rurale, le zone operaie rimaste di sinistra intorno a Milano e Torino (Sesto san Giovanni o Settimo Torinese). Quindi aree rurali di inossidabile militanza oppure vecchie zone operaie rimaste in parte ancora industrializzate e recentemente destinazione di immigrazione, e in Francia immigrati che votano.

b) Le aree che rimangono fedeli al colore storico ma con cali e annacquamenti:

Si tratta per la destra della regione tradizionalmente conservatrice e rurale del Centre (che per poco non è nel trend di passaggio a sinistra dell’Ovest di cui parliamo dopo), e della Lorena, che ora si avvicinano alla media nazionale, inoltre parte l’Auvergne che era la roccaforte di Giscard D’Estaing e dei centristi e ora rimangono a destra ma con un margine inferiore. In Italia, volendo fare parallelismi abbiamo alcune zone del Sud come Abruzzo o Sardegna che rimanendo conservatrici dipendono dal posizionamento dei notabili di turno.

Per la sinistra le aree in cui si conferma vincente ma perde consenso sono la valle della Garonna, terra di emigrazione dei Pieds Noire e bianchi poveri, spesso a favore del FN, e soprattutto nel Sud, la Linguadoca, e zone della Franca Contea, aree di antica industrializzazione mineraria o piccole industrie spesso deprivate – e anche qui il FN ha ottenuto alti risultati. In Italia aree simili sarebbero alcune zone dell’hinterland milanese rimaste alla sinistra ma con margine largamente inferiore, o zone lungo il Po come il mantovano e in Emilia dove la Lega, pur non riuscendo a scalzare la sinistra ha ottenuto buoni risultati.

c) Per ultimo le aree più interessanti, quelle in cui vi è un vero e proprio cambiamento di fronte:

Per la destra c’è un ribaltamento a proprio favore in zone del Sud come la Provenza, le Bocche del Rodano, l’area intorno a Marsiglia, dove si sono unite motivazioni demografiche, come il declino della vecchia base del socialismo rurale (ora spesso attratto piuttosto da Mélenchon nelle zone più interne), e l’arrivo di ricchi pensionati conservatori, ma anche il declino della cantieristica e dell’industria che ha portato alla nascita di una classe povera bianca di operai e artigiani (“white trash” direbbero in USA) ostile all’immigrazione e sensibile alle sirene del Front National. Simili motivazioni riguardano altre zone dell’Est come la Franca Contea. Questa realtà in Italia è quella per esempio quella delle aree rurali del pavese, novarese, vercellese, ora di destra e una volta di sinistra, e così la vittoria del centrodestra a Prato ricorda simili dinamiche, e anche alcune realtà mutevoli del Mezzogiorno, come il foggiano o il Sud Sicilia, una volta terre di dominio delle istanza comuniste anti-latifondo e ora spesso votanti a destra.

Si vede una mutazione verso la destra, ma di tipo diverso nelle aree extra-urbane residenziali, in america chiamati “suburbs”, oggetto di trasferimento di famiglie, intorno alle grandi città, Parigi in primis, come in Seine et Marne, fenomeno transbordante in Normandia. In Italia sarebbe il caso di alcune aree intorno a Milano, laddove sono sorte Milano 2 e Milano 3, e diverse aree della stessa cintura, ora quasi sempre tendenti a destra e una volta socialiste se non comuniste.

Nel caso della sinistra vi è la conquista di gran parte dell’Ovest della Francia, specularmente, per esempio la Bretagna e i Paesi della Loira, parte del Centro, e dell’Aquitania, ovvero zone che una volta votavano conservatore perchè rappresentavano il cuore cattolico della Francia, ed erano legate al centrismo dell’UDF giscardiano. Si trattava di un solido voto anti-comunista, ora mutato sia per la fine della Guerra Fredda, ma soprattutto per il deciso avanzamento del secolarismo nella società francese, in aree che da povere zone rurali molto cattoliche hanno vissuto recentemente un progresso economico con la rinascita e il benessere di città medio-grandi come Nantes e Rennes, salvandosi dal declino industriale dell’Est di più antica industrializzazione. Sono le aree in cui ancora i centristi di Bayrou hanno un certo seguito e che parzialmente al ballottaggio hanno appoggiato Hollande. Qui si unisce il tema secolarizzazione a quello importantissimo di mutamento delle aree urbane che anche in Francia hanno visto, e Parigi ne è l’esempio principe, uno slittamento a sinistra di queste: i ceti più istruiti, spesso impiegati nello Stato, assieme agli studenti, i giovani istruiti, i giovani professionisti attratti dalla vita urbana, artisti aspiranti bohemien (i cosiddetti bo-bo, bohemien bourgeoise), hanno sostituito la vecchia alta borghesia conservatrice di 30 anni fa, ora spesso ritirata in alcuni quartieri e nei sobborghi residenziali più ricchi (Neuilly sur Seine, feudo di Sarkozy). Da aggiungersi a questo vi è la realtà cosmopolita e interetnica creatasi nelle aree urbani francesi con l’immigrazione, per esempio negli arrondissement Est di Parigi, che quest’anno per la prima volta quest’anno ha votato a sinistra nel suo complesso. Questa tendenza è evidente anche nelle città dell’Ovest citate, ma anche a Strasburgo (a dispetto di una Alsazia destrorsa) e nella una volta borghesissima e moderata Lione.

In Italia vediamo aree rurali una volta fortemente democristiane variare tendenza verso sinistra come il Trentino, cattolico-sociale, molto assimilabile all’Ovest della Francia, oppure la Basilicata, ora più rossa dell’Emilia, per quanto riguarda il cambio dell’orientamento al voto delle aree urbane abbiamo l’esempio di Roma città sempre più a sinistra nelle elezioni politiche, così come Milano, che ha visto nel 2011 l’arrivo di Pisapia che rappresenta esattamente quei ceti suddetti, ma in generale la città è sempre più a sinistra della provincia anche in Italia, almeno al Nord.

Una ultima interessante analisi riguarda il terzo incomodo della politica francese da più di 20 anni, il Front National. Qui il confronto sul consenso dall’88 ad oggi:

 

Come si vede perde voti nell’area parigina e nell’area di origine della Costa Azzurra e dell’Alsazia settentrionale per guadagnarne nel resto della Francia profonda e alcune aree del Nord e dell’Est più tradizionalmente di destra. Se facciamo attenzione possiamo vedere uno shift che sarebbe simile se volessimo confrontare in Italia il consenso di una forza classicamente nazionalista e neofascista come il MSI della Prima Repubblica e una populista e parzialmente xenofoba come la Lega Nord, fatta la tara alla questione settentrionale. Si tratta del cambiamento che il Front National ha incarnato passando dalla leadershipe di Jean Marie Le Pen a quello della figlia Marine, ovvero il passaggio da una realtà molto ideologizzata e cittadina, radicata tra persone di cultura borghese o popolare urbana, impegnati e militanti, a Parigi, Nizza, Strasburgo, Marsiglia e Tolone, e in Italia il MSI tra le borgate di Roma, a Napoli, Reggio Calabria, Bari, Lecce, Messina, e un elettorato non più nostalgico nè ideologicamente radicale, ma piuttosto di piccola borghesia di provincia, più motivata dalla paura per l’immigrazione, e dalla conservazione di un modello identitario, che nazionalista, e così emerge un consenso ora provinciale per il FN, non più cittadino, radicato in zone anzi tradizionalmente conservatrici, così come la Lega al Nord in Italia.

Gianni Balduzzi

Classe 1979, pavese, consulente e laureato in economia, cattolico-liberale, appassionato di politica ed elezioni, affascinato dalla geografia, dai viaggi per il mondo, da sempre alla ricerca di mappe elettorali e analisi statistiche, ha curato la grande mappa elettorale dell'italia di YouTrend, e scrive di elezioni, statistiche elettorali, economia.

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