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Italia-Germania: dov’erano gli azzurri il 4 luglio 2006?

Chi erano i gocatori dell’Italia quando la nazionale vinceva la semifinale nel 2006? Dalla cenerentola Giaccherini all’occasione persa di Cassano, passando per l’enfant prodige: Mario Balotelli

Germania–Italia, atto secondo. Sono già passati 6 anni (ad essere pignoli 5 anni, 11 mesi, 25 giorni) dalla notte in cui Fabio Grosso segnò il gol più importante della sua vita, cambiando l’esito di una partita in cui i rigori sembravano ormai inevitabili. Sono trascorsi  2186 giorni da quando il gol di Alessandro Del Piero sigillò definitivamente il risultato della semifinale dei Mondiali di Germania 2006, e Fabio Caressa fu libero di pronunciare, in barba alla scaramanzia, la celebre frase che lo rese famoso: “Chiudete le valigie, andiamo a Berlino!”.

E così, 312 settimane dopo, l’Italia si appresta a concedere la rivincita ad una nazione che ci teme nelle semifinali calcistiche in maniera equivalente (se non maggiore) di quanto ci tema per la sostenibilità del debito pubblico.

In fondo 6 anni non sono molti per la carriera di un calciatore. Certo, i due protagonisti della notte del 4 luglio non sono più abili a decidere anche le sorti di questa semifinale: il primo, Fabio Grosso, con un giro vita molto meno atletico rispetto a sei anni fa, proprio in questi giorni sta seguendo il corso per allenatori di Coverciano; il secondo invece, con qualche acciacco di troppo ma con un talento ancora indiscutibile, ha salutato tra lacrime e baci l’amata Juventus e si appresta a svernare in qualche campionato molto remunerativo ma poco competitivo. Ma altri ex compagni di Grosso e Del Piero sono ancora lì, colonne portanti della squadra costruita da Cesare Prandelli, pronti a lottare su ogni pallone per “chiudere le valigie e andare a Kiev”: il capitano Gianluigi Buffon e Andrea Pirlo, protagonisti indiscussi nel 2006 e leader carismatici anche nel 2012; Andrea Barzagli, semplice comprimario nel 2006, perno della difesa azzurra nel 2012 ed infine Daniele De Rossi, il migliore degli azzurri nella spedizione polacco-ucraina ma che 6 anni fa fu costretto a seguire la partita dalla tribuna a causa dell’ingenuità giovanile che lo spinse a rifilare l’inutile gomitata allo statunitense Brian McBride.

Ma tutti gli altri azzurri che facevano il 4 luglio 2006? Erano già affermati calciatori o giovani baldanzosi che la maglia azzurra al massimo l’acquistavano al negozio di articoli sportivi, alimentando così il sogno di vestire quella ufficiale con il proprio nome cucito dietro?

Andiamo con ordine, partendo proprio dai due portieri che difficilmente riusciranno a ritagliarsi qualche spazio a causa dell’unica pecca della loro carriera, e cioè di aver giocato a calcio nello stesso periodo in cui giocava un certo Buffon, e poi tutti gli altri:

Morgan De Sanctis aveva 29 anni, e la maglia azzurra l’aveva assaporata eccome. Per un pelo infatti non può essere annoverato tra i Campioni del Mondo 2006. Il portiere originario di Guardiagrele (piccolo Comune in provincia di Chieti sulle pendici della Majella) proprio in quell’anno aveva esordito in Champions League con l’Udinese di Serse Cosmi, e il ct Marcello Lippi lo aveva convocato per il ritiro azzurro prima del mondiale, salvo poi lasciarlo a casa al momento delle convocazioni ufficiali preferendogli Peruzzi e Amelia.

Salvatore Sirigu era un giovane portiere di 19 anni, aveva appena trascorso la sua prima stagione a Palermo dove aveva rivestito il ruolo di terzo portiere nonché di portiere titolare della Primavera. La maglia azzurra era qualcosa di più concreto di un sogno: aveva già disputato qualche gara nelle selezioni giovanili della nazionale italiana, e soltanto un anno dopo avrebbe esordito con l’under 21.

Christian Maggio aveva 26 anni, ed era uno dei tanti “sconosciuti” che tentava fortuna in serie A. Scaricato dalla Fiorentina a causa di un infortunio al ginocchio, nella stagione 2005/2006 retrocede in serie B con il Treviso con ben cinque giornate d’anticipo. Ovvio quindi che non abbia occupato nemmeno per pochi istanti i pensieri del ct, che pure aveva qualche grattacapo nella scelta dei terzini. La fortuna di Maggio arriverà l’anno successivo con il passaggio alla Sampdoria, ma soprattutto con l’arrivo del suo mentore Walter Mazzarri e il passaggio al 3-5-2.

Giorgio Chiellini era un predestinato della Nazionale. Aveva esordito nelle qualificazioni mondiali già nel 2004, all’età di 20 anni. Nella stagione 2005/2006 aveva vinto, almeno sul campo, il suo primo scudetto con la Juventus, ma fu considerato ancora troppo giovane per prendere parte al Mondiale dei grandi e si dovette accontentare dell’Europeo con l’Under 21.

Angelo Ogbonna aveva 18 anni appena compiuti, presumibilmente non aveva neppure la patente. Era uno dei giovani promettenti del vivaio del Torino, ma ancora non aveva mai disputato neppure un allenamento con la formazione fresca di promozione in Serie A.

Federico Balzaretti Il 2006 è stato uno degli anni più importanti della carriera. Proprio nella stagione precedente il Mondiale infatti venne messo sotto contratto dalla Juventus di Capello, dove vinse il primo scudetto (poi assegnato all’Inter per lo scandalo Calciopoli) giocandosi il posto da titolare con il giovane Chiellini. La discreta stagione però non bastò a conquistare l’attenzione di Lippi, che non lo convocò mai in Nazionale. Piccola curiosità: esordisce in Nazionale soltanto nel 2010 con la gestione Prandelli, lo stesso allenatore che nel 2007 alla Fiorentina nutriva una scarsa considerazione del terzino, cedendolo nel mercato invernale dopo 6 misere presenze in campionato.

Ignazio Abate Giovane di 20 anni cresciuto nel vivaio del Milan. Nonostante il blasone della squadra di provenienza aveva ancora tutto da dimostrare prima di entrare tra i big del calcio italiano. Era un esterno offensivo, e nella stagione del Mondiale aveva disputato 13 presenza con il Piacenza in serie B.

Leonardo Bonucci Non aveva bisogno della convocazione in nazionale per essere al settimo cielo nell’estate 2006. Il 14 maggio infatti Roberto Mancini gli aveva fatto assaporare il calcio dei grandi a soli 19 anni, inserendolo al 90’ al posto di Solari in occasione di Cagliari-Inter come premio per l’ottima stagione disputata nella compagine primavera. Nonostante l’esordio precoce però non entrerà mai nel giro dell’under 21.

Thiago Motta Chissà che la voglia di giocare con la selezione italiana non gli sia venuta proprio nell’estate 2006. Nonostante il passaporto italiano per i nonni emigrati dal Veneto infatti, Thiago Motta aveva giocato con le selezioni giovanili brasiliane, e nel 2006 non era neppure convocabile da Marcello Lippi. In quegli anni il centrocampista militava nel Barcellona, ma un brutto infortunio al ginocchio lo relegò al ruolo di comparsa dietro Xavi, Iniesta, Deco ed Edmilson.

Claudio Marchisio Per il principino il 2006 rappresentò l’inizio della favola, con le prime convocazioni in prima squadra da parte di Fabio Capello. La maglia della nazionale però era ancora quella delle varie under 18 e under 19, visto che il suo esordio da professionista arriverà l’anno successivo con la Juventus in serie B.

Emanuele Giaccherini è una delle cenerentole di questa nazionale. Nel 2006 infatti giocava nei “bassifondi” del calcio italiano, la serie C2 (oggi Lega Pro seconda divisione) nel Bellaria. Addirittura poco dopo il mondiale meditò l’addio al calcio per fare l’operaio come i suoi genitori: durante uno scontro con un portiere avversario subì un brutto infortunio in cui gli venne asportata la milza. Il Cesena non lo voleva e lo rimbalzava di prestito in prestito. Si allenava a parte, finchè un giorno mancò un titolare e Bisoli disse al magazziniere di chiamare quello piccolo per organizzare la partitella. Da quella volta non è più uscito.

Riccardo Montolivo è l’eterna promessa del calcio italiano, fatta forse nei due anni precedenti il mondiale 2006, con le buone stagioni all’Atalanta, gli esordi in Under 21 e il passaggio alla Fiorentina. Una promessa non ancora del tutto mantenuta. Chissà che la fase finale dell’Europeo e il passaggio al Milan non siano le occasioni giuste per la definitiva consacrazione.

Alessandro Diamanti Era un avversario di Giaccherini in serie C2, giocava nel Prato. Aveva già 23 anni ed era stato protagonista di una serie di stagioni altalenanti che non lasciavano presagire nessun salto di categoria nonostante avesse mostrato sprazzi di qualità. La nazionale non era più neppure un sogno. Sarà ancora una volta la lungimiranza di Pierpaolo Bisoli (lo stesso di Giaccherini) a valorizzarne le qualità e a lanciarlo verso palcoscenici più prestigiosi.

Antonio Nocerino Giovane calciatore di 21 anni cresciuto nelle giovanili della Juventus, Nocerino forniva buone speranze in merito ad una brillante carriera. Militava già da tre anni in serie B, e nel 2005/2006 disputò un’ottima stagione con il Crotone. Nel 2005 aveva preso parte al mondiale under 20, e pochi giorni dopo la finale di Berlino giocò la prima partita in under 21.

Balotelli Mario Enfant prodige del calcio italiano. Ad aprile 2006 esordisce in serie C1 non ancora sedicenne con il Lumezzane, squadra che lo aveva fatto crescere nel settore giovanile, e diventa di fatto il più giovane esordiente della categoria. Si capisce che ci sarebbe stata una maglia azzurra per Balotelli già nel 2007, quando nella seconda partita ufficiale con l’Inter (Coppa Italia) sigla una doppietta.

Antonio Cassano Il grande escluso del Mondiale 2006. Se non fosse stato per la sregolatezza, “il genio” avrebbe potuto benissimo essere campione del mondo, dopo l’ottimo europeo nel 2004. Purtroppo per lui il passaggio tra le polemiche al Real Madrid, la cattiva forma fisica (in Spagna era soprannominato el gordo) e alcuni presunti diverbi con Marcello Lippi (anche se tali diverbi sono rimasti mere voci di corridoio) hanno precluso al talento barese la possibilità di prendere parte alla fortunata spedizione tedesca.

Antonio Di Natale A 29 anni non fu considerato all’altezza di far parte del progetto Lippi, che gli preferì per la maggiore duttilità tattica Vincenzo Iaquinta. Già trascinatore dell’Udinese, nel 2006 Di Natale fu l’unico italiano ad aver segnato almeno un gol in tutte le competizioni: campionato, Champions, Coppa Uefa, Coppa Italia.

Fabio Borini  Beata gioventù. Ci immaginiamo un Fabio Borini ancora quindicenne che il 4 luglio 2006 sfila con il motorino 50cc nel corteo in onore della vittoria italiana per i colli bolognesi. Borini infatti giocava ancora nelle giovanili del Bologna, e di sicuro non poteva immaginare che di li a sei anni avrebbe affrontato la Germania nella semifinale di un europeo.

Sebastian Giovinco  19 anni. Giocava con Marchisio e contro Bonucci e Sirigu nel torneo di Viareggio e nel Campionato Primavera. In quest’ultimo verrà premiato come miglior giocatore della fase finale del torneo, collezionando qualche presenza nelle varie under 19 e under 18.

 

 

Roberto Mincigrucci

Nasce il 22/09/1988 ad Assisi, vive a Torgiano (PG). Consegue nel 2010 la laurea triennale in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Perugia. Attualmente frequenta un corso di laurea magistrale in Scienze della Politica e del Governo all'Università degli Studi di Perugia. Collabora con il Corriere dell'Umbria e con Youtrend.

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