Nuova richiesta di aiuti dalla Grecia, attesa per le decisioni della Bce e della Corte costituzionale tedesca e ripresa dei balletti bilaterali tra i leader europei al fine di rilanciare la strategia salva-euro.Un maxi-buco da 14 miliardi di euro nei prossimi due anni, 2,5 miliardi più grande delle previsioni arrivate dal governo di Atene. I conti della Grecia sono sempre più traballanti: stando a quanto riportato dallo Spiegel, a fare luce sull’emergenza nell’emergenza sarebbe stata la Troika, formata da Bce, Commissione Ue e Fmi. La causa del maggiore fabbisogno, è spiegato, deriverebbe dalle ridotte entrate realizzate con le privatizzazioni e dal calo degli introiti fiscali dovuto alla crisi economica.
La cancelliera tedesca Angela Merkel rifiuta sia l’ipotesi di un terzo programma sia la concessione di più tempo per risanare le finanze. Secondo quanto riporta il Welt am Sonntag, citando fonti europee, per il governo tedesco è impensabile accordare una proroga ad Atene perché comporterebbe un aumento di spesa per i suoi creditori. Atene ha quindi tempo fino al 2014, secondo gli impegni già presi, per risanare il bilancio. E così la pensano anche Finlandia, Estonia e Slovacchia.
La missione del premier greco Antonis Samaras in giro per l’Europa, con le due tappe più significative a Berlino e Parigi, non ha prodotto i risultati sperati da Atene. Il premier ellenico infatti ha incassato anche all’Eliseo gli apprezzamenti di rigore ma per la «boccata d’ossigeno» chiesta da Atene occorrerà aspettare ottobre e l’esito del rapporto della Troika.
Se Hollande e Merkel rinviano quindi a ottobre la risposta a Samaras, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha continuato a vestire i panni del “falco” e ha smorzato ancora una volta le speranze greche. Rispondendo alle domande del «Tagesspiegel am Sonntag» Schauble ha detto: «Più tempo generalmente vuol dire più soldi». Secondo il ministro tedesco una dilazione dei tempi di attuazione delle riforme significherebbe «molto presto un nuovo programma» di aiuti. E questo, ha concluso, «non è il modo per risolvere» la crisi del debito.
Ad ogni modo, affrontare la crisi e rafforzare l’integrazione sono gli ambiziosi obiettivi che Germania e Francia hanno indicato, annunciando la creazione di un «gruppo di lavoro» che presenterà «posizioni comuni» al consiglio europeo di metà ottobre. Pochi giorni dopo il vertice tra Merkel e Hollande, è toccato a Schäuble e Moscovici battezzare quella che qualcuno, come Der Spiegel, ha già chiamato «una nuova alleanza». E quanto si possa avvicinare il linguaggio tra le due capitali lo dimostra anche il segnale arrivato dal ministro delle Finanze tedesco, che ha parlato della necessità di «una crescita vigorosa in Europa e nell’eurozona» per contrastare «l’indebolimento generale dello sviluppo economico».
Durante l’estate si è avuta la generale impressione che la Germania, attraverso la voce di suoi diversi autorevoli esponenti, abbia inteso fare chiarezza, ancora una volta, sulla sua posizione in merito ai temi caldi di quest’autunno. Alcuni interventi delle autorità tedesche hanno infatti ribadito il pensiero tedesco su almeno tre punti: il nuovo piano della Bce per acquistare bond dei paesi in difficoltà, gli Eurobond e la situazione spagnola. Per quanto riguarda il primo punto, il ministro delle Finanze tedesco ha affermato che la Germania resta contraria all’ipotesi di un acquisto da parte della Bce dei bond dei paesi in difficoltà. Il ruolo di calmiere dello spread, secondo Berlino, non spetta assolutamente alla Banca guidata da Mario Draghi che invece deve stare ben attenta a non uscire dal suo mandato alimentando speranze che poi risulterebbero vane. “Deve essere molto chiaro che i debiti di un Paese non possono essere finanziati attraverso la politica monetaria” ha affermato, con autorità, Schäuble.
Ancora più duro è stato poi l’intervento tedesco a proposito degli Eurobond. In questo caso, il portavoce del governo Steffen Seibert ha sottolineato che la posizione tedesca sugli Eurobond è sempre la stessa ed è di chiusura totale, fermo restando gli sforzi che la Germania continuerà a fare per rafforzare la stabilità nell’area Euro.
Con lo stesso tono duro il portavoce del governo tedesco si è poi rivolto alla Spagna. Seibert ha invitato il governo spagnolo a fornire precisi dettagli sulla situazione del settore bancario iberico, poiché è diritto di tutti gli paesi sapere cosa sta avvenendo di preciso.
Intanto, il rientro ad alto rischio per l’Eurozona, come l’ha definito Le Monde, comincia oggi: il premier Mario Monti accoglie a Villa Madama il presidente francese François Hollande, per la seconda volta in tre mesi, per riprendere dopo la pausa estiva tutti i dossier della strategia salva-euro. I due leader entreranno nel vivo della settimana in cui il mondo attende le cruciali decisioni della Bce di Mario Draghi. Il presidente della Banca centrale europea, infatti, giovedì 6 settembre, dovrebbe svelare fin dove Francoforte è disposta a spingersi per aiutare la sua moneta. L’incontro di martedì 4 è comunque parte del balletto di bilaterali che va in scena da settimane. Monti-Merkel il 29 agosto, Hollande-Rajoy il 30, Monti-Barroso e Merkel-Rajoy il 6 settembre, Monti-Rajoy il 20 settembre. Tutti appuntamenti che dimostrano il dinamismo di Italia, Spagna, Francia e Germania, in prima linea per trovare la rotta che porti l’Eurozona fuori dalla crisi.
In attesa della sentenza sul meccanismo europeo di salvataggio dei Paesi in difficoltà finanziaria (come la Spagna) che la Corte costituzionale tedesca renderà nota il 12 settembre e che potrebbe avere sui mercati e sul mondo un impatto destabilizzante, se sarà soprattutto l’intervento della Bce che occuperà i colloqui, tra le altre questioni che affronteranno i due leader, vi è forse anche quella dell’unione bancaria e della riforma dei Trattati che vuole la Merkel. L’obiettivo è cedere sempre maggiore sovranità a Bruxelles e uniformare le politiche di bilancio per blindare la buona condotta dei Paesi dell’Euro.
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