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Quale Parlamento con la nuova legge elettorale?

Il centrosinistra è in testa ai sondaggi, ma avrebbe la maggioranza dei seggi in Parlamento qualora si approvasse la nuova legge elettorale? YouTrend presenta uno studio di Quorum per rispondere a questa domanda.

Da qualche mese il dibattito politico torna regolarmente sulla necessità di cambiare l’attuale legge elettorale: sebbene tutti convergano su tale necessità, ogni partito ha i suoi distinguo. La discussione ruota attorno ad una bozza presentata in primavera che prevede un sistema proporzionale d’Hondt con una soglia di sbarramento del 5% nazionale alla Camera, regionale al Senato, e un premio di maggioranza al primo partito. Pdl e Udc, come la Lega, vorrebbero un premio di maggioranza intorno al 10%, nessun vincolo di coalizione e circoscrizioni plurinominali con voto di preferenza – ma con un terzo dei seggi assegnati tramite listino bloccato; il PD, invece, vorrebbe un premio del 15% alla coalizione e collegi uninominali sul modello della legge elettorale per le Provinciali. Sebbene ad oggi non esista nessun accordo ufficiale, Quorum ha provato a simulare i seggi sulla base dei sondaggi più recenti e sulla base dalla bozza di partenza (d’Hondt, sbarramento 5%, premio del 15% al primo partito): il risultato è che alla Camera un’alleanza basata sulla “foto di Vasto” (PD+SEL+IDV) avrebbe la maggioranza, mentre al Senato, dove ci sarebbero dei premi regionali, l’unica soluzione sarebbe un governo d’intesa nazionale.

Se alla Camera tale legge elettorale garantirebbe una discreta maggioranza al centrosinistra, al Senato, che secondo la Costituzione deve essere eletto su base regionale, la situazione sarebbe assai complicata. Sebbene il PD risulti il primo partito nella maggioranza delle Regioni, in Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sarebbe il PdL a mantenere tale primato: i premi di maggioranza regionali attribuiti al PD non sarebbero sufficienti a dare ad una coalizione di centrosinistra la maggioranza. Dai calcoli compiuti, emerge che una legge simile funzionerebbe molto bene in presenza di partiti con oltre il 30% (se fosse stata utilizzata nel 2008, il PDL con il 37% avrebbe avuto da solo la maggioranza assoluta alla Camera); ma l’attuale situazione di frammentazione porterebbe certamente a governi di unità nazionale, sopratutto se passasse l’idea del centrodestra di ridurre i premi di maggioranza o addirittura abolirli. Molti partiti minori (come La Destra, FLI, API, Verdi, Socialisti, Radicali, FDS) rimarrebbero comunque fuori dal Parlamento (o, come il MPA eleggerebbero un paio di senatori) e sarebbero costretti fare “cartello” tra di loro o a farsi “ospitare” nelle liste da partiti più grandi, come accadde ai Radicali nel PD nel 2008.

Questa simulazione prende in considerazione anche il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta che hanno leggi elettorali maggioritarie: Lo SVP altoatesino elegerebbe 3 deputati e 2 senatori (che per semplicità abbiamo inserito in quota PD, storico alleato), mentre la Valleè avrebbe i suoi due parlamentari indipendenti (uno alla Camera e uno al Senato). Assai difficile da prevedere l’esito della circoscrizione estero: la proiezione (del tutto teorica in questo caso) attribuirebbe al PD 7 deputati e 3 senatori, al PdL 3 deputati e un senatore, un deputato al Movimento 5 Stelle, un indipendente alla Camera e due al Senato.

È probabile che tale bozza di legge elettorale, nel passaggio parlamentare, sarà pesantemente emendata, ma la nostra simulazione è utile a dare un idea su come funzionerebbe un sistema di questo genere. Nel caso dovesse rimanere l’attuale legge elettorale, un centrosinistra formato da PD e SEL otterrebbe una maggioranza solida alla Camera ma meno ampia al Senato.

Roberto Greco

Caporedattore di YouTrend. Nato e vissuto a Lecce, laureato in Economia presso l'Università del Salento, è Partner presso la società demoscopica Quorum. Ha collaborato sino al settembre 2011 con la testata Termometro Politico in qualità di caporedattore e responsabile sondaggi.

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