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Il discorso del Re(nzi)

Solomeo, comune di Corciano, Teatro Cucinelli. È questa la location scelta da Matteo Renzi per sbarcare con il suo camper nella provincia di Perugia. Non il solito palazzetto, non la solita sala polivalente, non una sezione di partito. Un elegante teatro di ispirazione classica, il monumento centrale del “Foro delle arti” del piccolo borgo perugino, costruito nel 2008 dal “re del cachemire” Brunello Cucinelli. Un luogo di élite quindi, di nicchia, frequentato da intellettuali (talvolta sedicenti) che spesso si rifanno alla cultura di sinistra. In altre parole da radical chic.

Ed è proprio grazie all’amicizia con l’imprenditore Brunello Cucinelli (il “mecenate umbro”, come è stato definito nel corso dell’iniziativa) che Matteo Renzi ha potuto mettere in scena il suo consueto one man show. Si presenta a Solomeo alle 15.30, puntuale come un orologio svizzero, quasi a voler marcare, anche su questo, la differenza con la “mezz’ora accademica” con cui si fa attendere di solito la nomenclatura del partito. I posti a sedere nel piccolo teatro sono 230, ma non si contano tutte le persone in piedi.

 

Renzi entra trionfalmente dall’ingresso principale, accolto da una coinvolgente “The Passenger” di Iggy Pop sparato a tutto volume nelle casse e dall’ovazione della platea che lo attendeva. In tenuta giovanile, con una camicia bianca scollata e jeans, stringe mani e si dirige salutando più persone possibile verso il palco. Il tutto accompagnato dalla voce di uno speaker improvvisato, il giovane sindaco di Corciano Nadia Ginetti, che lo annuncia e fa la cronaca delle fasi che precedono la sua scalata del palco: “Ecco, lo vediamo che saluta il pubblico. Adesso si accinge a salire lo scalino…” ecc.

E comincia il suo spettacolo. È un format ormai consolidato, dopo tutte le città che ha girato, ma Renzi dimostra di saperlo calcare quel palco. Accompagnato da un maxischermo e da alcune sagome di polistirene che compongono la scritta “Adesso!”, per circa un’ora (minuto più minuto meno) si muove, gesticola, dosa bene monologhi e video, insomma palleggia come Ronaldo alla presentazione al Bernabeu. Il suo discorso è il manifesto della sua strategia. Comincia parlando della comunità di cui è ospite, di Solomeo e di Cucinelli, giusto per contestualizzare il suo intervento. E forse proprio perché questa parte va tutte le volte modificata in base alla situazione, sembra il segmento del discorso meno elaborato e meno sentito.

Quasi subito però inizia il ragionamento che tutti vogliono sentire, e cioè quello sulle primarie. Il pubblico di tanto in tanto si scalda, soprattutto quando fa delle allusioni alla classe dirigente del Pd, anche se gli attacchi sono ancora abbastanza velati, almeno nella parte iniziale. Cresceranno con il passare dei minuti. Poi inizia il momento delle proposte. Inanella una serie di provvedimenti che oscillano tra il sacrosanto e il demagogico, volti soprattutto a ridare credibilità alla politica: trasparenza, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (senza però mai nominare i finanziamenti privati), dimezzamento numero di parlamentari e così via. Il tutto condito con video ed infografiche chiari e dall’elevato impatto visivo.

A proposito di video: colpisce che Renzi decida di trasmettere uno spezzone di “Italialand” in cui Crozza lo prende in giro ironizzando sulla sua giovane età. Colpisce perché la prima cosa che viene in mente se si pensa a Crozza è Pierluigi Bersani e il suo “smacchiare i giaguari”, e il fatto che Renzi intrattenga il suo pubblico con un video simile denota la volontà di non lasciare al suo principale avversario uno dei comici più amati dal centrosinistra. “Perché, Renzi si rivolge al centrosinistra?” ironizzerebbe qualcuno, come se il centrosinistra fosse una categoria nettamente definita ed immodificabile. Sì, si rivolge al centrosinistra.

 

Bellissimo il discorso sull’Europa, che ultimamente solo alcuni politici di centrosinistra (e nemmeno tutti) sanno fare. Solo che si rivolge anche a categorie che il centrosinistra ha sempre dato per perse a causa di Berlusconi. Renzi infatti, se vuole aumentare il suo peso non contando solo sugli scontenti, deve per forza di cose rivolgersi a quelli che in questi anni non hanno sostenuto i leader canonici del centrosinistra, e cioè i disillusi da Berlusconi. Ecco spiegata quindi la priorità data agli artigiani e ai piccoli imprenditori, a scapito del lavoratore dipendente, da sempre colonna portante del voto democratico.

Ma il suo bacino prediletto rimane comunque quello degli scontenti del centrosinistra, i rottamatori duri e puri, e lui non perde occasione per rimarcare la sua distanza dalla classe dirigente democratica. Il discorso infatti abbonda di “loro”, “quelli”, “i politici” (come se lui di mestiere facesse il ragioniere).

Una comunicazione quindi che si discosta molto da quella di Bersani, che proprio qualche sera fa da Fazio affermava “La realtà viene prima della comunicazione”. La frase non significa che Bersani non abbia una strategia comunicativa. A quei livelli senza strategia non si va lontano. Semmai indica che Bersani ha una strategia comunicativa volta a far credere di non aver una strategia comunicativa. Perché gli elettori di Bersani sono più tradizionalisti, meno appassionati di effetti speciali (il ricordo di Berlusconi è ancora troppo nitido).

Forse la strategia comunicativa manca in tanti altri personaggi vicini al segretario PD. Renzi ringrazia e li usa come una clava per giustificare i suoi incentivi alla rottamazione. Ogni volta, in tutta Italia, Renzi chiude le iniziative con un video tratto da “Otto e mezzo” in cui Lilli Gruber intervista Massimo D’Alema. La giornalista incalza chiedendo cosà succederà se Renzi vincesse le primarie: interminabili attimi di spaventato silenzio, occhi spalancati e allibiti del “lìder maximo” che pronuncia la peggior frase che poteva pronunciare: “Se vince Renzi finisce il centrosinistra”. Calcio di rigore senza portiere che Renzi trasforma: “Diciamo a D’Alema che se vinco io non finisce il centrosinistra, finisce la carriera politica di D’Alema”. Gol partita, boato del pubblico, Renzi va ad esultare sotto la curva.

 

Roberto Mincigrucci

Nasce il 22/09/1988 ad Assisi, vive a Torgiano (PG). Consegue nel 2010 la laurea triennale in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Perugia. Attualmente frequenta un corso di laurea magistrale in Scienze della Politica e del Governo all'Università degli Studi di Perugia. Collabora con il Corriere dell'Umbria e con Youtrend.

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