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Chavez ottiene il quarto mandato

L’ultimo comizio del 4 ottobre per le elezioni presidenziali venezuelane, una gara tra l’uscente Chavez e lo sfidante Capriles, è stata un perfetto esempio della democrazia venezuelana, migliaia di persone accorse ad inneggiare a Chavez utilizzando le ferie garantite apposta agli statali e la gratuità dei mezzi pubblici decisa dal governo, mostrando come nel modo di pensare del Presidente Stato, partito e potere locale debbano coincidere.

Il dispiegamento di forze messo in piedi da Chavez come al solito è stato impressionante, anche con il controllo dei mezzi di comunicazione, sotto la sua influenza tranne il canale privato Globovision. Recentemente, anche a causa della malattia, sono diventati più frequenti i riferimenti religiosi nella propaganda, con accenni a Gesù Cristo e alla Madonna, e al socialismo che avrebbe a suo dire radici in Gesù Cristo. Il tipico stile populista sudamericano e l’organizzazione delle folle, le prebende ai più poveri, l’assistenzialismo, servono a nascondere la realtà economica di un Paese totalmente dipendente dal petrolio, che non riesce a emanciparsi dall’oro nero, cui attinge per la spesa assistenziale senza alcuna creazione di competitività del settore imprenditoriale, la quale anzi è andata calando.

Il grafico seguente, ripreso dall’Economist, mostra la profonda dipendenza dell’economia dal prezzo del greggio:

 

Il 60% dei profitti dell’azienda monopolista petrolifera sono assorbiti in un fondo fuori dal budget ufficiale e mirato solo alla spesa sociale sotto il controllo personale di Chavez. In questo modo è stato possibile aumentare continuamente i salari pubblici e mettere in atto programmi di edilizia pubblica: in particolare nell’ultimo anno la spesa statale si è espansa del 30% in termini reali.
La promessa di 300 mila nuove abitazioni per i poveri sono state esplicitamente legate a una eventuale vittoria di Chavez, per assicurarsi il voto delle fasce popolari, come già avvenuto in passato. La stessa attenzione nella gestione della spesa non c’è stata per ospedali o per la manutenzione degli impianti petroliferi e le raffinerie (da qui il recente incidente in una di queste nel Nord-Ovest con 42 morti).

Tuttavia l’abilità di Chavez è stata proprio nel creare un frame in cui ha creato una contrapposizione tra popolo dei poveri e una classe di ricchi privilegiati, appoggiati dagli USA. Con un fenomeno paragonabile a quello che ha colpito il comunismo in Europa, in Venezuela (come parzialmente nel resto del Sudamerica) è diventato impopolare il liberismo e l’essere di destra, anche al di là dei confini dello chavismo. Infatti Capriles stesso si è sempre detto un liberal-progressista, un socialdemocratico alla brasiliana, riferendosi ai più moderati e non contrari al mercato Lula e Dilma.

Proprio Capriles è stato il punto di incontro di una opposizione molto variegata, scelto con delle primarie che l’hanno rafforzato: puntava, oltre che sulla immagine giovane e di novità nel panorama politico, sulla buona esperienza come governatore della provincia di Miranda, carica a cui era stato eletto nel 2008. Proponeva un programma di centro-sinistra, ovvero una collaborazione tra lo Stato e il mercato sul modello di Lula, maggiori liberalizzazioni, anche del valore della moneta, per favorire investimenti esteri e le esportazioni. In politica estera prometteva di staccarsi dall’imbarazzante amicizia con Paesi come Iran, Corea del Nord, Bielorussia, ma di essere aperto a investimenti di qualunque Paese, come per esempio anche Russia e Cina, non solo gli USA.

Uno dei punti di forza di Capriles era la paura dei venezuelani per l’aumento del tasso degli omicidi, quadruplicati durante l’era Chavez (da 4550 nel 1999 a 16047 nel 2009), e come Capriles sottolineava, in controtendenza rispetto al calo negli altri Paesi del Sudamerica, come la Colombia dove i governi avevano usato il “pugno di ferro”. Qui vediamo un confronto con la Colombia:

 

 

Questi i risultati delle elezioni presidenziali 2012:

Candidati Voti %
Hugo Chávez 8,136,637 55.25
Henrique Capriles Radonski 6,499,575 44.13
Reina Sequera 69,533 0.47
Luis Reyes 8,168 0.05
María Bolívar 7,339 0.04
Orlando Chirinos 4,105 0.02
Voti validi 14,725,357 98.11
Voti bianchi e nulli 284,899 1.89
Totale 15,010,256 100
Affluenza 18,606,379 80.67

 

Da segnalare l’aumento del 6% dell’affluenza, segno dell’importanza data alla sfida che questa volta appariva davvero potenzialmente incerta.

Vediamo qui la distribuzione del voto: le aree che hanno preferito Capriles sono state nelle province di Merida, Tachira e Miranda, la regione di cui era governatore:

 

In realtà è più significativo guardare alla distribuzione del voto a Caracas, in cui si osserva chiaramente come Chavez vinca nelle periferie più povere e Capriles nei quartieri centrali ricchi, come da copione, un copione che Capriles non è riuscito a cambiare:

 

Vediamo nelle elezioni precedenti come l’unica area veramente anti-Chavez fosse stata la provincia di Zulia nell’Ovest del Paese al confine con la Colombia, una provincia in effetti abbastanza diversa culturalmente dal resto del Paese e che aveva espresso i precedenti sfidanti del presidente venezuelano. Le regioni della zona Sud, amazzonica, sono molto poco significative perchè scarsamente popolate. Di seguito anche le elezioni presidenziali del 2006:

 

E qui il referendum costituzionale del 2009 con cui Chavez ottenne di potersi presentare oltre le 2 volte consecutive:

 

 

Chavez è riuscito a portare al voto e rimotivare addirittura più elettori della volta scorsa, compresi i tanti che negli ultimi anni si erano detti perplessi dei suoi metodi, è riuscito a convincere i venezuelani che i vantaggi in termini di riduzione della povertà e aumento dei servizi sociali per le fasce deboli superavano i difetti del caudilloLe incognite invece riguardano l’economia, ovvero quanto questi risultati possano essere sostenibili in una economia così pericolosamente sempre più dipendente da un’unica risorsa, il petrolio, ma soprattutto la salute di un Chavez che continua a nascondere le sue reali condizioni e che non ha mai voluto impostare un serio discorso di successione a se stesso, ben sapendo di essere piuttosto unico nel suo genere.

 

Gianni Balduzzi

Classe 1979, pavese, consulente e laureato in economia, cattolico-liberale, appassionato di politica ed elezioni, affascinato dalla geografia, dai viaggi per il mondo, da sempre alla ricerca di mappe elettorali e analisi statistiche, ha curato la grande mappa elettorale dell'italia di YouTrend, e scrive di elezioni, statistiche elettorali, economia.

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