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Elezioni in Romania: il trionfo di Ponta

Come largamente previsto, le elezioni parlamentari rumene di domenica 9 dicembre hanno assegnato una larga maggioranza al centro-sinistra. L’Unione Social-Liberale – coalizione formata dal Partito Social Democratico e dal Partito Nazionale Liberale – ha ottenuto il 58% alla Camera dei Deputati e il 60% al Senato. I conservatori dell’Alleanza per la Romania Giusta, di cui fa parte il Partito Democratico Liberale del Presidente Traian Basescu (che nel 2008 aveva ottenuto il 32%) ha quasi dimezzato i suoi voti scendendo al 16,5%. Preoccupa l’ascesa del Partito Popolare, formazione nazionalista e populista guidata dal presentatore televisivo Dan Diaconescu, che alla sua prima prova elettorale ha esordito con il 14%, avvicinandosi al risultato della destra tradizionale.

Victor Ponta, premier uscente e vincitore delle elezioni

Il vincitore di queste elezioni è chiaramente Victor Ponta, giovanissimo premier uscente e leader dei socialdemocratici, che con questo eccezionale risultato si è visto assegnare dai cittadini, in tandem con il liberale Antonescu, quella fiducia che fino a ieri aveva avuto solo dal Parlamento. Ponta era infatti diventato premier nel maggio 2012 a seguito di una lunga crisi parlamentare e la situazione di acque burrascose non hanno reso la vita facile al suo breve ‘governo balneare’.

La crisi politica che ha portato a lunghi mesi di instabilità in Romania è iniziata nel gennaio del 2012, con le dimissioni del Primo Ministro conservatore Emil Boc. Il Partito Democratico Liberale aveva vinto le elezioni del 2008 senza avere però una maggioranza stabile ed era stato così costretto a formare un governo di coalizione con i socialdemocratici. Le divergenze sulle politiche di austerità messe in campo da Boc avevano portato nel 2009 alla rottura tra i due alleati e il governo era riuscito a salvarsi solo grazie alla defezione di una pattuglia di parlamentari socialisti e liberali e all’appoggio del partito della minoranza ungherese.

I risultati delle elezioni

Il governo di Emil Boc non ha però retto all’aggravarsi della crisi economica. Nel 2009 la recessione ha fatto registrare un -7,3% del PIL e la Romania ha dovuto chiedere un prestito di 27,5 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale. La vicenda di Boc al governo del paese si è conclusa nel febbraio del 2012 quando le proteste di piazza contro le politiche di austerity – e in particolare contro un tentativo di riforma del sistema sanitario pubblico che apriva largamente ai privati – lo hanno costretto alle dimissioni. Dopo il tentativo – fallito nel giro di due mesi – di formare un nuovo governo conservatore, il Presidente Basescu ha assegnato – a malincuore – l’incarico a Victor Ponta, leader dei socialdemocratici, che ha trovato l’appoggio dei liberali del Partito Nazionale Democratico. Ossia quei partiti che, presentatisi come Unione Social-Liberale, hanno appena vinto le elezioni.

Il governo di Victor Ponta ha affrontato, nel corso dell’estate, un durissimo conflitto con il capo dello stato, Traian Basescu. Il Presidente conservatore, in carica dal 2004, ha attirato l’attenzione della stampa internazionale per alcune dichiarazione razziste su rom e disabili ed è accusato da più parti – dal centro-sinistra al governo prima di tutto – di aver tentato di porre sotto il suo controllo la magistratura e di aver ostacolato le funzioni del Primo Ministro. Il parlamento, su proposta del premier Ponta aveva approvato in luglio una mozione di impeachment, annullata però dal mancato raggiungimento del quorum al referendum che doveva confermarla.

Pochi in Romania dichiarano di aver voluto difendere il Presidente: la scelta dei cittadini si è divisa in larga parte tra l’astensionismo e la condanna ed è indicativa di una larga sfiducia per la classe politica, con pochissime eccezioni. I socialdemocratici infatti non se la passano molto meglio: durante l’estate l’ex premier e sfidante di Basescu alla presidenza aveva tentato il suicidio prima che la polizia arrivasse ad arrestarlo dopo essere stato condannato per aver raccolto illegalmente 1,5 milioni di euro per la sua campagna elettorale. La corruzione è una malattia cronica dello stato rumeno, che nelle classifiche internazionali su questo aspetto si colloca al terzo posto in Europa e al secondo nella UE. A questo fattore di lungo periodo, tra i motivi dello scollamento tra classe politica e società civile si sono aggiunte negli ultimi tempi le dure politiche anti-crisi intraprese dai governi conservatori. Sarà interessante vedere se il nuovo governo di centro-sinistra sarà in grado di soddisfare lo straordinario consenso ottenuto per agire su questi due aspetti ed evitare alla Romania lo spettro di uno scivolamento verso derive populiste e autoritarie.

Nicola Degli Esposti

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