I 27 Paesi europei impiegano una cifra che sfiora il 30% del prodotto interno lordo in aiuti per le fasce deboli della popolazione, ma ai bulgari in realtà va un ottavo di quanto spetta mediamente ai lussemburghesi. L’Italia è la più vicina alla media europea.
Secondo i dati appena pubblicati da Eurostat, l’istituto di statistica europeo, nel 2010 sono stati dedicati 3.644 miliardi di euro alla tutela di “fasce deboli”. I destinatati sono stati anziani, bambini e famiglie che hanno ricevuto ad esempio pensioni, contributi per la casa, assegni d’invalidità o di disoccupazione.
L’ammontare è stato raggiunto dopo continui aumenti, iniziati ben prima della crisi. In cinque anni, infatti, il valore della spesa spesa in protezione sociale è lievitato del 20,3%. Intanto il Pil, scontata la prima parte di contrazione dovuta alla crisi, cresceva della metà.
I numeri raccontano quindi di 27 stati membri che si preoccupano di tenere o includere nella società chi si trova ai margini. L’iniziativa è propria di ogni governo, non c’è una vera e propria politica europea, ma solo un impegno per una collaborazione sempre più stretta tra gli stati che si trovano ad affrontare problematiche simili.
Accade quindi che la spartizione della torta tra i cittadini che hanno diritto a un aiuto sia iniqua all’interno della comunità europea. Tra le tante differenze che si incontrano andando appena sotto la superficie dei totali emerge quella tra la spesa di ogni singolo Stato membro.
Divario che traccia dei solchi tra gruppi di Paesi quando è espresso in potere d’acquisto reale di quell’anziano o di quel disoccupato. Eurostat pesa dunque la spesa in purchasing power standards (Pps) e rivela che il Lussemburgo elargisce, fatta la proporzione, oltre 14mila euro a testa. Il caso è particolare perché la sovrastima può derivare dal fatto che molti contributi vanno a persone che non risiedono in Lussemburgo, ma il paragone con le ultime della classe, Romania e Bulgaria, mostra un’Europa distribuita su un asse che va da +111 a -72 punti rispetto alla media continentale.
L’Italia sovrappone quasi perfettamente la propria spesa al riferimento europeo, ma insegue con distacco la pattuglia degli stati che per politiche e condizioni generali risultano più generosi con i propri cittadini in difficoltà. I dati evidenziano come Norvegia, Danimarca e Olanda facciano del sociale il cuore delle loro politiche, ma gli italiani vedono tutti stare meglio al di là delle Alpi. Tutti i Paesi nord e centro-europei, infatti, destinano un contributo più pesante alle tasche di pensionati e disoccupati. Unica eccezione l’Islanda, subito sotto l’Italia, poi scorrono Spagna, Grecia e via via tutti i Paesi della fascia europea più orientale.
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