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La Grecia riparte?

Tutti sanno come la Grecia stia vivendo il periodo di crisi maggiore della propria storia dalla fine della Seconda guerra mondiale, con previsioni di riprese puntualmente smentite da crolli del PIL del 6-7% annuo.

Come vediamo dal seguente grafico del Daily Mail la Grecia è il Paese che più ha perso in termini di PIL reale dal 2008, perdendo almeno il 20%:

A onor del vero va detto che la crescita, negli anni precedenti la crisi, era stata sostenuta, anche se ora sappiamo “artificiale”, pompata dalla spesa pubblica (e da falsificazione dei conti), insomma una sorta di bolla: così come in Spagna c’era stata la bolla immobiliare, così ora in Grecia il reddito pro-capite è sceso a un livello assimilabile a quello precedente il 2004, come si vede dal seguente grafico:
È più o meno l’epoca cui il declino ha colpito anche l’Italia, pur con enormi differenze geografiche (meglio al Nord e molto peggio al Sud); tuttavia nel caso greco più grande è stata la salita e ben più vertiginosa la discesa.

Inoltre, nonostante la Grecia non sia scesa come reddito pro-capite al livello di nazioni come Polonia o Repubblica Ceca (da cui non giungono notizie di deprivazioni e povertà) vi è da considerare prima di tutto un effetto psicologico che colpisce sempre chi vede un reddito diminuire in modo così netto, anche a prescindere dal valore assoluto del reddito stesso; inoltre questa discesa non è stata certo armonica e simmetrica, poichè i tanti disoccupati hanno perso tutto a fronte di coloro che hanno avuto solo decurtazioni più o meno grosse dello stipendio; i prezzi non sono calati allo stesso modo e sicuramente non in modo omogeneo (basti pensare al prezzo della benzina, che è esogeno) anche per la mancanza di reali liberalizzazioni.

Già in precedenza avevamo parlato di primi timidi segni di miglioramento, limitatamente alla bilancia commerciale, per la Grecia; ora cominciano a provenire segnali, sempre timidi, anche da altri indicatori.

A ottobre 2012 la produzione industriale è cresciuta del 2% rispetto all’ottobre dell’anno scorso: è il primo aumento in 4 anni, se escludiamo l’agosto scorso, mese estivo poco significativo statisticamente, come vediamo dal seguente prospetto ELSTAT:

Gli aumenti maggiori sono nel settore dei macchinari e della strumentistica (+18%), materiale elettrico (+6%), prodotti farmaceutici (+17%), tessile, coke e prodotti raffinati (+4%).

Nel frattempo per la prima volta anche il deficit è andato meglio delle aspettative, a novembre: il deficit dello Stato nel periodo gennaio-novembre 2012 è ammontato a 12,8 miliardi circa, di cui 1,4 miliardi di disavanzo primario, entrambi sotto i target di 15 miliardi e 3,6 miliardi rispettivamente, e soprattutto al di sotto dei dati dell’analogo periodo 2011. Nello specifico il deficit totale è di 8,6 miliardi in meno, quello primario è inferiore di ben 4,6 miliardi. Nel complesso vi è un calo del deficit statale di circa il 40%.

Questi risultati sono stati soprattutto l’effetto di minori spese: le entrate totali sono state infatti di un 1,4% inferiori al 2011, ma comunque superiori al target, e soprattutto le entrate ordinarie (superiori al target di circa 520 milioni), grazie al maggiore gettito per tutte le tipologie di imposta.

Le uscite sono state invece di 2,1 miliardi inferiori (58,7% contro 60,8% di target). In particolare, la spesa corrente è stata inferiore di 900 milioni, grazie a spese minori del previsto in settori come quello militare (per 171 milioni); ma è soprattutto rispetto al 2011 che si nota il miglioramento, con una diminuzione del 13,7%, ovvero di 9,3 miliardi, dovuto certamente alla minore spesa per interessi dopo il taglio del debito, ma anche, cosa molto importante, alla minore spesa primaria, di 4,4 miliardi di euro, ovvero del 9,5%.

È importante il fatto che finalmente le previsioni dell’anno precedente non sono solo destinate a non verificarsi mai, ma addirittura vi è un miglioramento rispetto alle aspettative, e la diminuzione delle spese supera decisamente quella del gettito e quella del PIL, così da realizzare una reale diminuzione del deficit totale e rispetto al PIL, vero indicatore preso in considerazione a livello internazionale.

Come ben sappiamo tutto ciò ha avuto e sta avendo un prezzo sociale molto alto, ma secondo una ricerca del quotidiano Ekathimerini pare che il pessimismo sulla futura situazione economica sia sceso ai minimi dal febbraio 2011, ovvero “solo” al 71%, con gli ottimisti saliti al 19%, mentre solo ad ottobre si era rispettivamente all’ 80% e al 6%. In Grecia oggi ci si consola anche così cercando di ripartire.

 

Gianni Balduzzi

Classe 1979, pavese, consulente e laureato in economia, cattolico-liberale, appassionato di politica ed elezioni, affascinato dalla geografia, dai viaggi per il mondo, da sempre alla ricerca di mappe elettorali e analisi statistiche, ha curato la grande mappa elettorale dell'italia di YouTrend, e scrive di elezioni, statistiche elettorali, economia.

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