Oltre al PDL, Mario Monti ha, senza tante remore e senza tentare di nasconderlo, “saccheggiato” anche la compagine democratica, per realizzare quella che ha definito una unione di riformatori innaturalmente divisi per troppo tempo.
Vediamo le principali figure interessate da questa operazione:
I renziani: forse il gruppo più desiderato e corteggiato da Monti, rappresentano il tentativo di attrarre insieme a loro gli elettori delusi dalla sconfitta di Renzi alle primarie PD. Se Renzi stesso non ha potuto (e voluto) fare un voltafaccia così enorme da schierarsi con Monti, sono stati diversi i suoi seguaci nel PD che hanno fatto il grande salto: Mario Adinolfi, proveniente dal PPI (come Renzi del resto), da sempre un “modernista”, a favore dell’uso massiccio di internet e tra i primi blogger politici. Come per Adinolfi anche per altri il passaggio a Monti è avvenuto per motivazioni ideali, per l’aver colto nel PD, negli ultimi tempi, uno spostamento a sinistra, verso una concezione dell’economia troppo ancorata alla CGIL negli ultimi tempi.
È così anche e soprattutto per Pietro Ichino, forse il più noto della compagine, professore ed ex sindacalista CGIL, promotore del contratto unico del lavoro (garanzie per tutti, anche i precari, inamovibilità per nessuno) sul modello della flexsecurity danese, posizione del resto da sempre in minoranza nel PD, è stato tra i redattori di una parte dell’Agenda Monti; sempre apprezzato dal Premier uscente, viene ora ad affiancarsi ad altri economisti riformisti come Cazzola (ex PDL).
Vi sono poi altri esponenti meno conosciuti ma importanti nella corrente renziana del PD, soprattutto in Toscana, come il giurista Gasparotti (già promotore della mozione Marino nel 2009) membro della segreteria PD fiorentina, ha costituito il Think Tank renziano Officine assieme all’umbra Adriana Galgano, anch’essa passata con Monti, e ha contribito alla redazione del programma del sindaco di Firenze. Con lui De Giorgi, anch’egli toscano e direttore di gay.it, cosa che ha destato un certo scalpore per le posizioni non esattamente in linea con molti degli alleati cattolici di Monti, e alla fine ha ritirato la candidatura per le polemiche sulla proprietà, da parte della sua società, di alcuni siti web a sfondo erotico.
Di una certa importanza a livello partitico, in Friuli Venezia-Giulia si candida Alessandro Maran, deputato PD, ex vicecapogruppo alla Camera, mentre non si candida ma appoggia dichiaratamente Monti il napoletano Umberto Ranieri, ex responsabile Mezzogiorno del PD (sconfitto nelle contestatissime primarie partenopee del 2011), di provenienza PCI ma appartenente all’area liberal del partito e delle sue successive incarnazioni.
Nelle Marche come capolista di Scelta civica ci sarà Maria Paola Merloni, rampolla della celebre fabbrica di elettrodomestici, presidente della Confindustria locale ed eletta dal 2006 con la Margherita e nel 2008 con il PD, anch’essa ha appoggiato Renzi alle primarie.
I popolari: Assumono naturalmente maggiore importanza quei deputati che rischiano la corsa con una formazione data certamente (in termini di percentuali e raccolta di seggi) come inferiore al PD da cui provengono. Tra i primi a esprimersi in favore di Monti subito dopo il lancio della sua agenda sono stati 4 popolari: 3 senatori, Adragna, D’Ubaldo e Pertoldi, e un deputato, Fogliardi. Pare che alla fine di questi solo Adragna abbia ottenuto un posto in lista, in Sicilia, trattandosi di quello con più appeal sul territorio: ex esponente della CISL, approdato al PD tramite Democrazia Europea con D’Antoni, di cui è conterraneo (Siracusa). Ex popolare è anche Susta, ex sindaco di Biella ed eurodeputato rieletto a Bruxelles nel 2009 con 47 mila preferenze. Rimane così sempre più isolato e ridotto nel PD il drappello di ex popolari di Fioroni e Marini, che tra l’altro è andato abbastanza male alle primarie sui parlamentari di fine dicembre.
I tentati: Sono stati fortemente tentati ma infine non hanno fatto il salto alcuni deputati che già nell’ultimo anno erano stati i più filo-montiani e avevano sempre sostenuto un Monti-bis anche nella nuova legislatura: persone come il sempre liberal Enrico Morando, il cattolico Andrea Sarubbi, i costituzionalisti Salvatore Vassallo e Stefano Ceccanti, deluso da una mancata candidatura nel PD. Infine assieme ad altri porteranno i vessilli del montismo rimanendo nel PD e cercando di favorire una alleanza con Scelta Civica dopo le elezioni.
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