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Il mercato delle armi italiane conquista il Mondo

Lo scorso anno negli USA sono morte 32 mila persone a causa delle armi da fuoco: circa 11.000 per omicidio, oltre 20.000 invece sono le morti legati ad incidenti causati da armi. Triste primato quello americano. Di un altro genere il primato, pur sempre legato al settore, detenuto dall’Italia: quello di maggior produttore d’armi in Europa.

Il mercato delle armi, nonostante la crisi economica, gode di buona salute: flessioni sintomatiche delle quote vendute ma nulla di serio che possa intaccare gli stipendi degli oltre 11 mila addetti del settore (11.358) nel 2011.

Lavoratori delle 2264 imprese, in cui sono compresi però anche quelle esterne come i rivenditori. Sono 412 invece le aziende che operano esclusivamente nel settore armiero:

I dati mostrano quindi che è soprattutto l’indotto indiretto a guadagnare dalla produzione di armi. Ci si è concentrato  in particolare sul settore ad uso civile in Italia, cioè la produzione di armi e munizioni destinate alle attività sportive, venatorie e per la difesa personale. Pistole e fucili che sono presenti nelle case di migliaia di italiani. Il centro di produzione della santabarbara nazionale è in provincia di Brescia, in Val Trompia. Già ai tempi dei antichi romani la zona era famosa per la produzione di armi, grazie alla presenza di cave di ferro. L’impero romano è caduto ma il primato della zona è rimasto. Il valore industriale della produzione di armi civili nel 2011 è stato di oltre 267.125.234 euro, l’89,8% (cioè oltre il 92% del volume) destinato all’export sui mercati esteri. Il totale delle esportazioni equivale  a 239.901.126 euro: il 43% rivolto al mercato nord-americano, soprattutto Stati Uniti, mentre il 27% al mercato dell’Unione Europea. L’Italia quindi si attesta tra i maggiori produttori europei dei armi:

Ma il vero affare, più che la vendita di pistole e fucili (di cui la maggior parte legata alla caccia) sono le munizioni, che vengono conteggiate in maniera separata nell’industria armiera. È nella natura stessa delle munizioni di assicurare, colpo dopo colpo, un consumo più o meno costante negli anni. Nel 2011  sono stati sparati 219.213.390 euro di munizioni, con l’export che ne assorbe il 59,8% (131.089.884 euro). Calcolare il valore industriale dell’intero settore risulta complicato proprio perché sono diverse le fasi della produzione e del commercio, che comprende anche aziende che non hanno nelle armi il loro core business:

Fredde e precise: le armi civili, sono una sicurezza per l’economia, nonostante crisi finanziarie e appelli contro la caccia. Forse anche per questo non è così facile controllarle.

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