CNEL e ISTAT hanno recentemente collaborato alla creazione di un nuovo indicatore (il Benessere Equo e Sostenibile) che punta a descrivere accuratamente lo “stato di salute” di un Paese, superando l’attuale esclusivo utilizzo del PIL (valore totale della produzione economica di un Paese) come criterio di misurazione. Tuttavia le crisi globali di cui negli ultimi anni siamo stati testimoni ci pongono di fronte a una grande seppur dolorosa occasione di autocritica, e di revisione dei valori guida che devono impostare i criteri attraverso cui stabilire quale sia il contenuto della parola benessere.
Proprio in questa direzione si sono mossi gli sforzi dei due enti italiani, che hanno portato a convergenza una serie molto interessante di dati sulla vita dei cittadini. Questi, considerati in maniera complessiva, forniscono una descrizione dettagliata e multidimensionale su tutto quello che contribuisce a creare una vita improntata al benessere che sia al contempo equa e sostenibile per tutti.
Non interessa più allora, per giudicare la virtuosità di uno Stato, considerare esclusivamente il livello di ricchezza da esso prodotto. Più importante è sapere in che modo quei livelli di ricchezza siano distribuiti fra i cittadini; se la creazione di tale ricchezza monopolizzi tutto il tempo della giornata media di una persona; o ancora, se la produzione di tale ricchezza avvenga tutta a discapito dell’ambiente; e ancora altri parametri si potrebbero indagare in rapporto alla ricchezza prodotta.
Se questo sforzo sarà coronato da un successo, e quindi vedremo presto il dato del PIL sempre più spesso rimpiazzato (o almeno affiancato) dal BES, non ci è dato saperlo. Resta comunque il fatto che i dati presentati nell’infografica che segue offrono un quadro vivo e completo di quello che è lo stato del nostro paese sotto numerosi, importantissimi aspetti. Oltre la “schiavitù” del PIL.
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