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L’acqua, bene pubblico oltraggiato

L’acqua come bene pubblico, un diritto difficilmente contestabile ai singoli cittadini. In merito a questo tema, non troppo tempo fa si è discusso in maniera appassionata, quando cioè si è votato il referendum che ha ribadito in maniera inequivocabile proprio il diritto all’acqua pubblica. Più volte l’opinione pubblica si è data una voce e ha prepotentemente imposto le proprie ragioni. Del resto un bene primario come l’acqua dovrebbe essere per definizione pubblico. Eppure si impone un ragionamento più completo.

Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’acqua sia un bene assolutamente pubblico. Ma per poter legittimamente affermare il carattere pubblico del consumo dell’acqua, bisogna avere un’accurata conoscenza di come questa venga consumata nell’odierno regime pubblico. In particolare, bisognerebbe ragionare in modo critico su come risparmiare un bene così importante.

Proprio nell’ottica del risparmio idrico, dovremmo pensare tutti insieme su come evitarne gli sprechi, gli sperperi inutili. La mappa che vi presentiano vuole proprio evidenziare l’entità degli sprechi nella rete idrica nazionale: l’intento è quello di fornire ai lettori un nuovo strumento critico per affrontare il problema.

I dati riportati sono espressi in migliaia di metri cubi (tanto per dare un’idea, una piscina olimpionica contiene 2.500 metri cubi d’acqua) e si riferiscono all’anno 2008. Potete trovarli qui.

Matteo Di Renzoni

Classe 1986, sono cresciuto sano e forte mentre il mio Paese rimaneva sostanzialmente fermo su se stesso. Io nel frattempo mi sono laureato in Scienze Politiche, approfondendo le tematiche sociologiche dei rapporti politici e dei processi comunicativi. Adoro leggere, ascoltare musica, girare il mondo per fare surf. Credo fermamente che non si possa avere informazione senza democrazia, né democrazia senza informazione. Pronto a mollare tutto il giorno che me lo chiederà il Mare.

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