Ormai da diversi giorni si discute e ci si accapiglia sulla Legge di stabilità, legge che copre il triennio 2014-16 e che nelle intenzioni del governo mira ad un riassetto profondo dell’economia italiana. Sono già molte le critiche piovute da molte parti del sistema politico su questa legge, da ieri approdata al Senato.
Matteo Renzi su Repubblica ha mostrato apprezzamento per le linee guida della legge, ma è rimasto scettico sulla capacità incisiva di cifre così basse. Lo stesso premier Enrico Letta, intervistato ad Otto e mezzo da Lilli Gruber per spiegare e difendere le scelte del Governo, ha dato quasi l’impressione di chi vuole organizzare il pranzo di nozze con i fichi secchi. Tombale il commento del vicepremier, Angelino Alfano: “Non è mancato il coraggio ma i soldi”.
Un dato più degli altri ci aiuta a comprendere l’insoddisfazione generale, ed è quello relativo al cuneo fiscale complessivo. Il peso del fisco sulle buste paga dei lavoratori dovrebbe abbassarsi di un punto percentuale in tre anni. Buona l’idea ma troppo scarso l’ammontare dell’intervento:
La manovra, nei dettagli, è invece descritta graficamente dalle due visualizzazioni interattive basate sulle linee guida proposte dal Governo. La prima ci dice da dove si ha intenzione di reperire le risorse necessarie per l’anno 2014. E ci racconta, nei fatti, di come il Governo punta a racimolare il grosso delle risorse attraverso un deciso taglio della spesa, l’aspetto più controverso della legge e su cui si è cercato di allontanare l’attenzione.
Il secondo grafico invece mostra le voci di spesa degli interventi decisi dal Governo (sempre relative al solo 2014) che ammontano a circa 12 miliardi di euro:
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