Dopo aver analizzato alcuni aspetti riguardanti la variabilità presente nel numero (e nella durata) dei partiti è sembrato naturale affrontarne un’altro aspetto fondamentale, ossia il nome.
Un nome per un partito è fonte di identità, tradisce subito molte delle sue caratteristiche, del suo stile di pensiero e di politica. Abbiamo analizzato i nomi dei partiti dalle elezioni politiche del 1948 ad oggi per misurare le principali tendenze.
I risultati sono piuttosto interessanti: anche se, come ci si poteva aspettare, la parola “Partito” vince la competizione, termini come “Movimento” e “Nazionale” risultano molto comuni.
(NB: “Democratici” include anche “Democrazia”/”Democratico”, lo stesso vale per “Italia”/”Italiano”/”Italiani”, “Liberale”/”Liberali”, “Socialisti”/”Socialista”, etc…)
Analizziamo l’evoluzione, anno per anno, degli elementi più popolari nei nomi dei partiti. Si nota una netta predominanza della parola “Partito” nel corso dei primi decenni della Repubblica: fino al 1992 infatti, pur con molta variabilità, questo risulta il termine più comune, anche se non presente nel nome del partito con il maggiore successo elettorale (in quegli anni infatti il partito dominante è stato a lungo una Democrazia molto conosciuta).
Successivamente al 1992 inizia una fase di cambiamento durante la quale il termine più utilizzato cambia quasi ad ogni tornata. Nel 1994 a sorpresa il partito di maggiore successo (Forza Italia) rappresenta una completa novità semantica rispetto ai precedenti, e lo stesso si ripete più volte negli anni successivi.
Il 1996 risulta essere l’anno del ritorno al passato, quando il Partito dei Democratici di Sinistra raccoglie la maggioranza relativa. Nel 2013, infine, la palma del partito più votato va per la prima volta ad un “Movimento”.
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