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La nuova Sinistra Italiana al bivio: tre città per vivere o sparire

Nella primavera del 2011, tra referendum che superarono il quorum per la prima volta dopo sedici anni, un centrosinistra che sbancò Milano e vinse al primo turno a Bologna e Torino e l’imprevedibile vittoria di Luigi De Magistris a Napoli, si verificò di fatto un terremoto politico in piena regola.

 

Cinque anni ed una rivoluzione copernicana degli assetti politici italiani dopo, le stesse comunali tornano ad essere l’occasione per nuovi esperimenti. Di primo interesse è sicuramente Roma, col Movimento 5 Stelle in pole position per l’elezione del nuovo sindaco, ma al contempo si assisterà all’esordio di una nuova area politica (composta fondamentalmente dai neonati Possibile e Sinistra Italiana) che ha l’obiettivo dichiarato di occupare il vuoto politico lasciato a sinistra dal Partito Democratico renziano.

Quale sarà l’impatto elettorale di questa nuova area? Ci sono tre città in particolare su cui si possono formulare delle ipotesi, ovviamente da prendere, in assenza di un quadro politico completo, con beneficio d’inventario: Torino, Roma e Napoli.

Il regno di Fassino a forte rischio

Partiamo da Torino, tra le grandi città forse la più ostica da penetrare. Giorgio Airaudo, deputato di Sel ed ex segretario della Fiom locale, probabile candidato sindaco dell’area a sinistra del Pd, dovrà destreggiarsi tra due fuochi. Da un lato Piero Fassino, sindaco uscente dem, che secondo una rilevazione di giugno di Ipr ha il gradimento del 60% dei torinesi; dall’altro il Movimento Cinque Stelle, che finora si è dimostrato capacissimo di intercettare i voti in libera uscita dal Pd (secondo i flussi calcolati dall’Istituto Cattaneo sulle Politiche del 2013, ben 37 elettori del M5S su 100 a Torino provenivano dalle file del Partito democratico). Partendo dai circa 20 mila voti che rappresentano il bacino tipico di Sel, si può ipotizzare che, a causa della crescita del Movimento Cinque Stelle e di questa candidatura a sinistra, la vittoria al primo turno di Fassino, che cinque anni fa superò il 50% di circa 30 mila consensi, non sarà affatto scontata.

Nella Capitale favoriti i Cinque Stelle

Scenario completamente diverso si ha a Roma, dove secondo i sondaggi finora pubblicati il Partito democratico è in caduta libera, sotto il 20%, mentre il Movimento Cinque Stelle sarebbe sopra il 30%, tallonato dal centrodestra. Un’ipotetica lista Marino, sulla quale potrebbero convergere i voti della nuova sinistra, è data dall’ultima rilevazione Emg attorno al 9%, mentre Sel sarebbe al 2,3%. Nonostante la somma algebrica di Pd, lista Marino e Sel sia anch’essa attorno al 30%, è tutt’altro che scontato che un elettore che oggi si dichiara per Marino possa votare di buon grado un qualsivoglia candidato del Partito democratico. Insomma, decisiva potrebbe essere la scelta dell’ex sindaco chirurgo: se si ricandidasse alla guida di uno schieramento civico di sinistra potrebbe infatti pescare consensi provenienti dall’area del Pd, e – se i dati misurati oggi fossero confermati – forse portare a un ballottaggio fra il Movimento Cinque Stelle e il centrodestra.

Dove gli “arancioni” governano già

Passando a Napoli, come già detto nel 2011 fu la città a produrre il risultato più sorprendente: Luigi De Magistris, sostenuto da liste numericamente molto deboli, batté prima il candidato ufficiale del centrosinistra, poi, al ballottaggio, quello del centrodestra. La vicenda è esemplare di come in questa città la forza del candidato spesso conti molto di più dell’appartenenza politica: in un panorama di candidati deboli un candidato forte può quindi ambire a ottenere un ottimo risultato. Il quadro che emerge a Napoli è insomma estremamente frammentato, con l’area a sinistra del Pd per certi aspetti già rappresentata dal sindaco uscente De Magistris.

Rivoluzione civile, l’Altra Europa e altri flop

In conclusione, l’obiettivo della sinistra alle prossime elezioni sembra essere quello di segnalare una propria presenza rilevante nello scenario politico italiano. Ad oggi, prima dell’inizio delle campagne elettorali, nelle tre città potrebbe giocare un ruolo rilevante per ragioni diverse. A Torino potrebbe contribuire a spostare gli equilibri al primo turno. A Roma potrebbe costituire un ulteriore ostacolo sulla strada del Pd, già segnalato in difficoltà dai sondaggi delle ultime settimane. A Napoli, invece, è possibile che lo spazio elettorale per la sinistra sia già occupato dal primo cittadino uscente. Guardando anche alle stime nazionali (l’Istituto Piepoli attribuiva giusto ieri a Sinistra Italiana il 5,5%), pare di poter dire che se il “voto d’area” nelle grandi città riuscisse ad attestarsi mediamente almeno attorno all’8% l’operazione politica si potrebbe definire in questa fase pienamente riuscita. Un risultato sotto il 5%, invece, decreterebbe il fallimento di uno schema teso ad allargare il consenso rispetto ai precedenti esperimenti (dalla Sinistra arcobaleno alla lista Tsipras, passando per Rivoluzione civile).


Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 17 novembre 2015 a cura di Davide Policastro

Redazione

La redazione di YouTrend

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