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Le spine del nuovo Pd a Milano: 5Stelle, alleanze e periferie

Domenica Giuseppe Sala ha vinto – ma non stravinto – le primarie di centrosinistra e sarà il candidato Pd alle comunali di giugno, in una delle sfide più attese del turno elettorale. Trova ad aspettarlo Patrizia Bedori del Movimento 5 stelle e Corrado Passera, che correrà con la sua lista “Italia Unica”. Nel centrodestra regna ancora l’indecisione: fra i nomi possibili quello del manager Stefano Parisi e di Alessandro Sallusti. Tuttavia per la coalizione (post)berlusconiana la strada è decisamente in salita.

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La Milano che è stata la culla del socialismo craxiano, e che nel ’94 salutava la discesa in campo di Berlusconi con più del 50% dei voti (e 11 collegi su 11), da diverse tornate elettorali vede il centrodestra in difficoltà. Se nel 2008 e nel 2009 la somma di Pdl, Lega e destra radicale aveva ancora più della metà dei voti, nel 2011 le liste a sostegno di Letizia Moratti si sono fermate al 43,2%. La vittoria sorride a Giuliano Pisapia, che porta i partiti di centrosinistra al 47,2%. Ma il vero tonfo per la destra è nel 2013, quando Berlusconi si deve accontentare del 29% in città, un dato di poco inferiore ai risultati delle Europee dell’anno successivo (in quella occasione Pd e sinistra balzano al 51,4%).

A gennaio di quest’anno Ipsos fotografa una situazione in cui Pd e alleati sono in vantaggio nella corsa verso Palazzo Marino: 38,3% contro il 34% del centrodestra. Il M5S è relegato a un ruolo da comprimario: Milano è una città ostica per il partito di Grillo, che non ha mai superato il 17% delle Politiche 2013. Al momento, sempre per Ipsos, Patrizia Bedori è la candidata sindaco preferita solo per il 10% dei milanesi (ed è conosciuta solo da un cittadino su cinque). Sala si presenta quindi come il candidato più forte: a fronte di una notorietà attuale pari al 90,6% (dati Lorien), a dicembre riscuoteva la fiducia del 63% degli elettori (dati Ixè). Anche a luglio, quando i numeri dell’Expo non sembravano entusiasmanti e Matteo Salvini godeva di un’ampia copertura mediatica, in caso di competizione a due Tecnè registrava una vittoria per il manager sul segretario leghista per 43 a 42%. La sfida principale per Sala sarà quindi non disperdere il proprio consenso e rappresentare l’approvazione per l’operato del sindaco uscente, Il governance poll di IPR registrava a fine anno un gradimento al 58,3% per Pisapia, e secondo Quorum per il 77% degli elettori di centrosinistra il neo-candidato dovrà continuare l’operato della giunta attuale.

Sarà importante per Sala mantenere elevati consensi in tutte le aree della città, come già era successo per Pisapia, arrivato in testa in tutte le nove zone cittadine. Il Pd, d’altro canto, ha cambiato fisionomia fra il 2013 e il 2014. Se prima raccoglieva maggiori consensi nella zona 3 e nell’ex borgo industriale di Rogoredo, alle Europee tocca il 50,3% in centro storico, tradizionalmente appannaggio dei moderati. Al contrario, il centrodestra e soprattutto il Movimento 5 Stelle registrano il loro risultato migliore nelle periferie (Quarto Oggiaro, Bruzzano, Barona), senza però insidiare il primato del Pd. Non a caso Berlusconi a inizio anno ha dato il via alla campagna elettorale (senza candidato) nei quartieri periferici di Baggio e Lorenteggio. Un rischio concreto per Sala sarebbe il verificarsi di una serie di circostanze. Da una parte dovrebbe mancare il sostegno delle liste di sinistra (Sel e Federazione della sinistra), che gli garantirebbero tra il 6,7 e il 4% dei voti secondo Ipsos e Datamedia. Dall’altra, il suo consenso nell’elettorato moderato è insidiato da altri candidati: in quest’ottica nascono le candidature di Parisi e di Passera – con l’ex ministro però in discesa dal 12% di ottobre al 7 di novembre (ora per Ipsos è solo al 3%).

Inoltre al secondo turno i votanti del M5S potrebbero riversarsi sul candidato del centrodestra in funzione anti-Sala (e anti-Renzi). Nel 2011 gli elettori Cinque Stelle votarono al 75% per Pisapia, secondo l’Istituto Cattaneo; oggi l’elettorato M5S è molto cambiato per dimensione e composizione. In conclusione, attualmente il manager di Expo può guardare con ottimismo alla campagna elettorale, ma la vera incognita è legata a fattori esterni, come il contesto nazionale e la mobilitazione in vista del referendum di ottobre.


Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 9 febbraio a cura di Andrea Piazza

Redazione

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