Nelle ultime settimane non sono i temi della campagna nei Comuni che vanno al voto a dominare gli schermi televisivi, bensì la questione morale, usata in chiave elettorale. La questione della leadership del centrodestra, nonostante abbia occupato spazi di informazione importanti, non è entrata nell’agenda dei media italiani, che sono incentrati sui temi della corruzione e degli arresti che riguardano politici ed amministratori. Un quadro informativo che si trova un riscontro nelle intenzioni di voto riportate dalla Supermedia di YouTrend, che vedono il M5S aumentare consensi in modo importante, mentre il Pd appare in netta difficoltà. Sullo sfondo Lega e Forza Italia rimangono praticamente inalterati perché non cavalcano le notizie in agenda.
La questione morale è dunque la protagonista assoluta delle aperture dei tg, dei salotti televisivi e dei quotidiani delle ultime settimane. Come avevamo preannunciato in un articolo precedente, sicuramente l’affaire Guidi può aver avuto una ricaduta sulla percezione dei cittadini. Matteo Renzi ha provato a smarcarsi, spostando l’attenzione su due temi differenti come il referendum costituzionale e le misure a favore delle pensioni minime (80 euro mensili) e della cultura (stanziamento di 1 miliardo). Questa volta, però, le news lanciate dal premier non sono penetrate a sufficienza e la questione morale, con parole chiave come corruzione, tangenti, collusione, disonestà è rimasta dominante all’interno dell’agenda delle notizie trattate dai media. Questo anche perché si sono aperti nuovi fronti: l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa per il presidente del Pd della Campania, Stefano Graziano; l’arresto per turbativa d’asta del sindaco Pd di Lodi, Simone Uggetti e la conseguente polemica con i magistrati. Un clima mediatico che pesa per il partito e per il premier: gli indagati sono quasi esclusivamente esponenti ed amministratori del Partito Democratico. Il risultato è una pesante emorragia di consensi che segnano un -1,6% nelle intenzioni di voto. Un risultato che rischia di farsi sentire alle prossime amministrative.
Chi ha saputo cavalcare meglio di tutti l’onda mediatica delle inchieste sono stati i grillini, che hanno costruito una vera e propria campagna televisiva su questo tema, imponendo con forza due parole chiave: l’onestà da una parte (riferita a sé stessi) e parallelamente #unarrestoalgiorno, riferito al Pd. L’offensiva mediatica del Movimento di Grillo ha dilatato la durata dell’impatto delle inchieste sull’opinione pubblica, oltre che mantenerla in cima all’agenda televisiva. Ha fatto diventare le notizie sulle inchieste un leit motiv costante, creando un clima comunicativo simile a quello di Tangentopoli in cui siamo in permanente attesa di un arresto di un esponente politico (del Partito Democratico). In questo modo plasmano e non subiscono l’agenda delle notizie mettendo al primo posto il tema a loro più congeniale, quello in cui sono ritenuti più credibili. Il M5S ha avuto, inoltre, la capacità di ancorare la notizia della scomparsa di Casaleggio al richiamo al valore dell’onestà di cui sono diventati gli unici testimonial. Uno sforzo comunicativo che ha prodotto un consistente incremento (+ 2,2%) nella media dei sondaggi.
Questa volta invece Matteo Salvini non riesce a prendersi la scena ed entrare con la stessa incisività dimostrata in altre occasioni, in particolare sui temi che riguardano profughi, sicurezza e terrorismo. La presenza televisiva leghista si è giocata prevalentemente sulla questione della candidatura a Roma di Giorgia Meloni, in contrapposizione a quella di Guido Bertolaso. Una presenza mediatica, però, sterile, che che ha fatto uscire piano piano Salvini ed il Carroccio dai temi dominanti dell’agenda informativa e che li ha ancorati maggiormente ad aspetti di politics (riguardanti coalizione e leadership) che nella percezione del cittadino risultano autoreferenziali e non mobilitano. La Lega è rimasta fuori dal campo principale e ha perso quindi presenza, incisività e capacità di penetrazione. Questo forse spiega una leggera diminuzione del dato sulle intenzioni di voto, che risentono del fatto di essere rimasta sullo sfondo nonostante un clima mediatico favorevole e che poteva invece essere un’opportunità per incrementare i consensi. Un ragionamento analogo va fatto per Forza Italia che arroccata su Berlusconi continua a parlare di sé stessa e non delle notizie maggiormente presenti nel palinsesto televisivo. Un atteggiamento che non ha prodotto variazioni sostanziali delle intenzioni di voto.
L’agenda informativa televisiva sembra, quindi, essere in sintonia con il trend delle intenzioni di voto: temi favorevoli ai grillini che dominano l’onda delle notizie e penalizzanti per il Partito Democratico che subisce le notizie. L’influenza dei temi è confermata anche dal calo di fiducia nel Governo (-2,4%) e nel presidente del Consiglio, Renzi (-2,7%).
Gli effetti di questa agenda quasi monotematica probabilmente si faranno sentire con forza sulla campagna elettorale. Negli ultimi giorni, però, è intervenuta una notizia che rischia di destabilizzare le tendenze che abbiamo descritto sopra: l’avviso di garanzia per il sindaco di Livorno del M5S, Filippo Nogarin. Un elemento shock che rischia di mettere in difficoltà i grillini che in prima battuta, come nel caso Quarto, stanno difendendo il primo cittadino. L’elettorato pentastellato è però molto sensibile al tema, quindi anche questa la vicenda potrebbe farsi sentire in modo importante sulle intenzioni di voto. È da vedere, poi, come Pd e Lega cavalcheranno questa inchiesta se affonderanno il colpo o se staranno alla finestra. Si tratta di un tema mobilitante e motivante degli elettori di cui potremo di certo vedere il peso specifico nella prossima Supermedia.
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