Roma, Milano, Torino, Bologna, Trieste: sono solo alcune delle grandi città che vanno al voto per le elezioni amministrative di domenica prossima. I candidati che concorrono per la carica di sindaco dovrebbero concentrarsi su temi locali come viabilità, opere pubbliche, sociale e non sui temi dominanti della politica nazionale. E lo stesso vale per l’agenda di quest’ultima, che dovrebbe seguire in autonomia i suoi temi più rilevanti. Quello che sta accadendo in queste settimane, invece, è esattamente il contrario. È una comunicazione che possiamo definire dei vasi comunicanti: dove il quadro informativo nazionale invade l’agenda locale e alcuni temi locali penetrano nel sistema nazionale. Un mix che genera un sistema fluido ed una certa schizofrenia comunicativa.
Da un’analisi sull’agenda informativa delle differenti campagna elettorali locali è evidente come i temi più penetranti siano quelli nazionali, che riescono a trainare la comunicazione dei candidati. Referendum, unioni civili, corruzione, immigrazione sono solo alcuni dei temi entrati nel registro locale. La schizofrenia comunicativa di questa campagna elettorale per le amministrative ha avuto il suo nodo centrale con l’affaire Pizzarotti, che ha fatto luce su dinamiche e democrazia interna al M5S: nella campagna elettorale di Roma, Virginia Raggi ha minimizzato la vicenda e Roberto Giachetti che ha attaccato sull’autonomia della politica.
Si tratta di un vero e proprio paradosso comunicativo: un tema riguardante un’altra amministrazione (Parma) diventa un caso nazionale e successivamente domina la scena di un’elezione locale come quella romana. È infatti l’elezione del sindaco della Capitale che ha su di sé i riflettori dei media nazionali ed internazionali, ma si preferisce spesso parlare di temi lontani dallo storytelling della città. Come accaduto, per esempio, sulle unioni civili che per giorni sono diventate le protagoniste della campagna elettorale ed in modo trasversale ne hanno parlo candidati del Pd, del M5S e il “civico” Marchini (che ha affermato “non celebrerò unioni gay”). A Milano, invece, il tema delle trivelle aveva influenzato con forza le prime esternazioni dei due candidati sindaco Sala e Parisi nei giorni del referendum. Un quadro locale che è apparso poco concentrato in alcuni frangenti sulle dinamiche vicine al cittadino e più orientato al dibattito nazionale per riuscire ad avere visibilità.
Ma non sono solo i temi nazionali ad influenzare in modo pervasivo i temi locali. Accade anche l’inverso. Il sistema delle alleanze del centrodestra nella Capitale per settimane infatti ha aperto un dibattito senza precedenti tra Forza Italia e Lega, con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che hanno “scaricato” Bertolaso rispettivamente per appoggiare Giorgia Meloni e Alfio Marchini.Sempre per quel che riguarda le alleanze, le dichiarazioni del senatore verdiniano Vincenzo D’Anna a Napoli su Saviano hanno riportato al centro della dialettica del Pd nazionale la criticità dell’alleanza con Verdini. E lo stesso vale per la dichiarazioni di Giorgia Meloni sull’intitolazione di una via a Giorgio Almirante. C’è un tema, poi, trasversale a tutte le città che è entrato nella politica nazionale: le cosiddette “liste pulite” che si allacciano alla questione morale soprattutto in relazione agli ultimi casi di corruzione e malaffare che hanno avuto spazio nelle cronache nazionali.
Una comunicazione, quindi, fuori inquadratura che non riesce ad essere in sintonia con lo scenario in cui si muove e che rischia di tenere distanti i cittadini che non vedono risposte ai problemi. Sarà interessante vedere se negli ultimi giorni della campagna elettorale questo flusso costante tra nazionale e locale si interromperà oppure se continuerà la reciproca contaminazione delle agende informative.
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