Quelle che si sono concluse con i ballottaggi di domenica scorsa sono state le elezioni amministrative più importanti da molti anni a questa parte. L’importanza dei comuni coinvolti e l’enorme numero degli elettori chiamati al voto ha dato a questa tornata elettorale una innegabile valenza politica, anche nazionale.
Facciamo una rassegna di tutto quello che c’è da sapere sui risultati: in questa prima parte partiamo dai bilanci aggregati, sia per quanto riguarda i comuni (i capoluoghi e quelli superiori) sia per quanto riguarda i partiti e le aree politiche.
IL BILANCIO COMPLESSIVO
Partiamo dai comuni capoluogo di provincia: in questa tornata erano 25. L’infografica del Corriere della Sera mostra il passaggio di consegne dalle amministrazioni uscenti a quelle nuove. Come si vede, si passa da una situazione di schiacciante prevalenza di sindaci di centrosinistra (20 su 25) a una situazione molto più “mista”, in cui centrodestra e centrosinistra si equivalgono (8 capoluoghi a testa) e crescono le amministrazioni vinte da soggetti non riferibili direttamente a queste due coalizioni, tutte nel Centro-Sud. Inoltre, si affaccia perentoriamente sulla scena, con 3 capoluoghi vinti (tra cui Roma e Torino), il Movimento 5 Stelle.
Il grafico del Cise per Il Sole 24 Ore mostra un bilancio solo leggermente differente, includendo nel conteggio Bolzano (andata al voto esattamente un mese fa) e assegnando un capoluogo in più al centrodestra. Ma lo scenario rimane sostanzialmente lo stesso, e mostra anche qui un ridimensionamento del centrosinistra.
Non c’erano – ovviamente – solo i capoluoghi ad andare al voto. I comuni superiori ai 15mila abitanti (quelli in cui, per intenderci, c’è un sistema elettorale che prevede il ballottaggio se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti al primo turno) andati al ballottaggio sono stati ben 121. Nel grafico pubblicato sul Sole possiamo apprezzare il bilancio di questi ballottaggi nei comuni superiori.
Come si può vedere, i candidati alla guida di coalizioni in cui era presente il PD sono quelli che hanno ottenuto il maggior numero di vittorie (34, pari al 28% dei casi), ma anche quelli che mostrano il più grande tasso di insuccesso tra primo e secondo turno: erano infatti 90 i candidati targati PD arrivati al ballottaggio, il che vuol dire che nei ballottaggi sono riusciti a spuntarla poco più di una volta su tre. Nel centrodestra (in particolare per quanto riguarda le coalizioni in cui c’era Forza Italia) la situazione è un po’ migliore, poiché le vittorie sono 29 su 61 ballottaggi (quasi una su due); anche nei casi in cui Lega/Fdi si sono presentati senza Forza Italia le vittorie sono stat 9 su 16 casi. Complessivamente – contando anche l’area che fa riferimento ai Conservatori e Riformisti di Raffele Fitto – il centrodestra conquista 36 comuni su 121 (il 29,7%). Ma il vero dato che salta all’occhio è quello del M5S, che, arrivato a giocarsi 20 ballottaggi, ne ha vinti ben 19: ogni volta che un candidato a 5 stelle ha sfidato un candidato di PD o del centrodestra al ballottaggio, in queste elezioni, ha sempre vinto (l’unica sconfitta è infatti arrivata contro un candidato “civico”, ad Alpignano), confermando la particolare trasversalità del Movimento tra gli elettori che ne fa un “animale da ballottaggio”.
I dati elaborati da Demos confermano questa definizione: in tutti i casi in cui è arrivato al ballottaggio, il M5S ha radicalmente aumentato i propri voti: nel complesso dei 20 comuni suddetti, li ha praticamente raddoppiati, passando da 470 mila a 940 mila. Oltre che trasversale (nel senso di essere potenzialmente in grado di attrarre, al secondo turno, elettori provenienti da tutte le altre aree politiche) il M5S si conferma il partito preferito dagli elettori più giovani, una tendenza emersa già all’epoca del “boom” alle Politiche 2013. Secondo i dati di Demopolis (vedi grafico) a Torino il 71% degli elettori sotto i 45 anni ha scelto Chiara Appendino al ballottaggio, mentre Virginia Raggi a Roma è stata scelta addirittura dall’80% degli under 45.
I DATI DEI PARTITI
Arriviamo brevemente a parlare di voto alle liste (cioè ai partiti) per provare a capire quale sia la consistenza del voto “politico” emersa da queste elezioni – con tutti i caveat del caso, relativi al fatto che le elezioni amministrative mantengono una loro specificità, per cui da esse è impossibile desumere correttamente le intenzioni di voto politico a livello nazionale.
La tabella di Euromedia mostra il saldo nel voto alle liste in 24 comuni capoluogo. Si nota un calo consistente sia per quanto riguarda il Partito Democratico (che passa dal 25,6 al 20,6% con un calo di quasi 5 punti) sia per l’area dei partiti di centrodestra (dal 26,6 al 18,7%), con un vero e proprio crollo di Forza Italia (ex PDL) di ben 13 punti. A beneficiare di questi cali è – come era già stato alle Politiche 2013 – proprio il Movimento 5 Stelle, che fa un balzo in avanti di oltre 14 punti arrivando complessivamente al 20,6% e insidiando il primato del PD come lista più votata. Ovviamente questo schema risente dell’enorme peso che hanno le liste civiche in queste occasioni, liste in molti casi riferibili alle aree dei due partiti/coalizioni “tradizionali”, ragion per cui è facile ipotizzare che il peso del PD e del centrodestra desumibile da queste elezioni vada molto oltre il 20%.
E quanto detto è anche quanto emerge da un’accurata e approfondita analisi di Aldo Paparo del Cise, riferita stavolta alla totalità dei comuni superiori (ben 132). Come sottolinea l’analisi, i 132 comuni superiori non sono rappresentativi – per vari motivi – dell’intera Italia, per cui non è possibile stimare il peso nazionale dei partiti sulla base di questi conteggi. In ogni modo, dall’insieme dei voti espressi in questi comuni emerge non solo che il PD (18,8%) è comunque la lista più votata (M5S è secondo con il 17,4%), ma anche che a livello “aggregato” – cioè di aree politiche – centrosinistra e centrodestra continuano a raccogliere la maggioranza dei voti espressi, intorno al 30% dei voti ciascuno.
Da questo punto di vista – e ancor più se si legge con attenzione l’analisi di Paparo – ciò che vien fuori dal voto degli italiani è una situazione tripolare in cui il M5S rappresenta il minore dei tre poli, nonostante l’innegabile importanza politica delle vittorie a Roma e Torino (nonché della sua competitività nei ballottaggi, quando ci arriva).
In questa prima parte abbiamo analizzato i risultati nel loro complesso. Ma non dobbiamo dimenticare che queste elezioni erano prima di tutto delle elezioni comunali, in cui si votava per il rinnovo di sindaco e giunta in ciascun comune. Nella seconda parte passeremo in rassegna proprio le singole sfide a livello comunale, concentrandoci sulle principali città.
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