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Amministrative 2016: tutti i numeri (2)

Una volta dato uno sguardo d’insieme ai risultati di queste elezioni amministrative, concentriamoci adesso su ciò che è avvenuto nei singoli comuni. Non bisogna dimenticare infatti che nelle elezioni di pochi giorni fa la posta in gioco era il governo delle città, a partire da quelle più importanti del Paese.

Vediamo quindi rapidamente in rassegna i risultati dettagliati nei principali comuni, analizzando la distribuzione geografica del voto e poi, soprattutto, i flussi elettorali tra primo e secondo turno: probabilmente l’elemento più interessante nelle elezioni comunali è proprio il comportamento degli elettori al ballottaggio, un elemento che è stato inserito anche nella nuova legge elettorale per la Camera dei Deputati (il cd Italicum), che peraltro entrerà ufficialmente in vigore proprio tra pochi giorni, dal 1° luglio 2016.

 

ROMA

Su Roma è già stato scritto tutto ciò che si poteva scrivere (normale, trattandosi della Capitale del Paese). La vittoria di Virginia Raggi e del Movimento 5 Stelle è stata netta già al primo turno, ma lo è stata ancor più al ballottaggio.

Considerando che si è andati al voto anticipato (poiché la giunta di Ignazio Marino è stata costretta alle dimissioni dopo due anni e mezzo, a cui han fatto seguito i mesi di commissariamento), è sorprendente come sia cambiata la mappa del voto dal 2013 al 2016. Lo mostrano bene le mappe pubblicate su Repubblica.

 

Il PD, che con Marino aveva prevalso, e non di poco, in tutti i municipi nel ballottaggio contro Alemanno (PDL), dopo soli tre anni con Roberto Giachetti candidato perde nettamente, anche stavolta in tutti i municipi, contro la Raggi. La sconfitta di Giachetti è meno netta nei municipi 1 e 2 (Parioli, Centro storico), dove però al primo turno era stato il candidato più votato.

Per quanto riguarda i flussi, incredibilmente Roma (unica tra le grandi città) non ha messo a disposizione i dati di sezione, e questo ha impedito di elaborare dei flussi elettorali con i consueti metodi statistici basati su quel tipo di dati. In soccorso ci sono però i dati di IPR, presentati durante la trasmissione Porta a Porta.

 

Dai dati di IPR, è evidente come la grande maggioranza degli elettori rimasti esclusi dal ballottaggio, a cominciare da Giorgia Meloni (che aveva preso al primo turno il 21%), abbia scelto la Raggi invece che Giachetti. Questa tabella si legge in verticale: da notare come persino due elettori su tre di Alfio Marchini (con una connotazione più civica e “centrista”) hanno scelto la candidata del M5S. Non sorprende, infine, la spaccatura tra gli elettori di Stefano Fassina (Sinistra Italiana), che si sono divisi a metà tra i due candidati al ballottaggio.

La trasversalità della candidatura della Raggi è confermata anche dai dati di Demopolis, che mostra come i due terzi degli elettori della Meloni (contando anche quelli che poi si sono astenuti) si siano orientati sulla candidata a 5 stelle e come Raggi sia riuscita quasi a raddoppiare i voti tra primo e secondo turno grazie ai voti provenienti da elettori di altri candidati.

 

MILANO

A Milano una competizione di tipo “classico” (centrodestra vs centrosinistra) ha visto prevalere Beppe Sala. Non si è trattato di una vittoria schiacciante: l’ex commissario di Expo 2015 ha prevalso al ballottaggio con poco più di 3 punti di vantaggio sul rivale Stefano Parisi). La nostra mappa del ballottaggio mostra inoltre come il voto sia stato piuttosto uniforme in tutte le zone di Milano. Sala in realtà è riuscito a fare particolarmente bene nei quartieri periferici della zona sud, ma anche in zona centro (in passato “feudo” del centrodestra), oltre che nella zona 3.

Milano

Per quanto riguarda i flussi tra primo e secondo turno, il grafico elaborato dal Cise sulla base dei dati di sezione mostra come Sala sia riuscito non solo a confermare la gran parte dei suoi elettori del primo turno, ma anche ad attrarre elettori che al primo turno si erano astenuti o che avevano votato altri candidati minori; in particolare, Sala è riuscito a fare il pieno tra gli elettori di Rizzo, posizionati alla sua sinistra.

 

Da notare come gli elettori di Corrado (M5S, in giallo a sinistra nel grafico) abbiano in larghissima parte scelto di non scegliere, optando per l’astensione piuttosto che votare uno tra Sala e Parisi. Secondo i dati di sondaggio di Demopolis, invece, 6 voti su 100 tra quelli che Sala ha preso al ballottaggio venivano proprio dal candidato a 5 stelle.

 

NAPOLI

Nel capoluogo campano la situazione è doppiamente peculiare: in primis, perché a (ri)vincere è stato un candidato afferente all’area a sinistra del PD, ma in grado di interpretare una figura allo stesso tempo “di lotta e di governo” – ossia il sindaco uscente Luigi De Magistris. E, in secondo luogo, perché tra primo turno e ballottaggio si è registrata un’altissima quota di elettori che hanno scelto l’astensione, non riconoscendosi né in De Magistris né nel suo sfidante di centrodestra, Gianni Lettieri.

NapoliMunicipi

La nostra mappa del voto al ballottaggio mostra un plebiscito per De Magistris nella sua roccaforte, la zona collinare Vomero-Arenella (la più scura), e dei buoni risultati anche nella municipalità Fuorigrotta-Bagnoli. Dove De Magistris va peggio (ma resta comunque più votato di Lettieri) è nelle zone dove il centrodestra è sempre andato meglio: la municipalità di Chiaia-Posillipo (in basso a sinistra) e quella a nord-est (Miano, Secondigliano).

Nei flussi si vede molto bene l’anomalia relativa al crollo dell’affluenza: migliaia e migliaia di elettori che sono andati a votare al primo turno e sono rimasti a casa due settimane dopo. Lo si nota bene nel grafico preparato dal Cise.

flussi-napoli-cise

Il “partito” più grande era stato, già al primo turno, quello degli astenuti. Ma al ballottaggio questo fronte si è ulteriormente accresciuto, arrivando a oltre il 60% dell’elettorato. La maggior parte degli elettori dei candidati arrivati al terzo e quarto posto al primo turno (Valente del PD e Brambilla del M5S) si rifugia infatti nell’astensione. Persino – e qui sta un’ulteriore anomalia – una grossa parte degli elettori che aveva votato Lettieri non conferma il proprio voto al ballottaggio, e si astiene. Una dinamica confermata anche dai flussi elaborati dall’Istituto Cattaneo.

 

De Magistris quindi stravince, si può dire, nel “deserto”, di fatto bastandogli la sola conferma dei suoi elettori del primo turno. Probabilmente i toni molto accesi della campagna elettorale (in cui tutti i principali candidati hanno fatto a gara a delegittimare gli avversari) hanno reso più difficile che altrove il travaso di voti dagli altri candidati ai due arrivati al ballottaggio.

 

TORINO

Molto interessante la situazione di Torino. La sconfitta di Piero Fassino (PD, sindaco uscente) ad opera di Chiara Appendino (M5S) è stata piuttosto netta, anche se non schiacciante. Quello che è interessante notare, però, è la geografia delle zone di forza di Fassino. Dalle mappe di Repubblica possiamo facilmente notare come le zone di relativa debolezza di Fassino (cioè dove era andato meno bene) nel 2011 corrispondono esattamente nelle zone dove nel 2016 ha fatto meglio: la zona 1 (Centro Crocetta), unica in cui è arrivato davanti alla Appendino, e la zona 8 (San Salvario), dove è arrivato dietro ma di un soffio.

 

Le ragioni della vittoria di Appendino sono evidenti guardando ai dati dei flussi. Guardiamo ancora una volta il grafico elaborato dal Cise. Da esso si nota immediatamente come, mentre Fassino non ha fatto altro che confermare i propri elettori, senza attrarne quasi nessuno da quelli dei candidati esclusi (con l’unica, parziale eccezione degli elettori di Airaudo, metà dei quali sceglie il sindaco uscente), Appendino è stata in grado di attrarre una quota enorme di voti tra gli elettori di Rosso, Napoli e Morano (tutti di connotazione di centrodestra, con varie “sfumature”).

Anche i dati del Cattaneo confermano questo scenario: Fassino al ballottaggio può contare solo sui suoi voti del primo turno (più un misero 1,6% proveniente da Airaudo e Morano), mentre ad Appendino arrivano i voti di oltre il 7% dell’elettorato complessivo proveniente dai candidati esclusi due settimane prima.

I dati del sondaggio IPR raccontano una storia simile: fatto 100 il totale di elettori che al primo turno avevano scelto un candidato e che sono andati a rivotare al ballottaggio (anche qui la tabella si legge in verticale), oltre l’80% degli elettori dei candidati di centrodestra ha scelto di votare per la candidata del M5S. Un dato sostanzialmente confermato dal sondaggio post-voto di Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera

 

Anche a Torino, come a Roma e in altri casi, il candidato del M5S al ballottaggio ha quasi raddoppiato i propri voti. Ciò appare con evidenza anche dal grafico di Demopolis, che mostra bene il rapporto tra elettori di Appendino tra primo turno e ballottaggio (57/100).

 

BOLOGNA

Infine, Bologna. Nel capoluogo emiliano, la vittoria di Virgilio Merola (PD) al secondo turno è stata piuttosto netta. Come mostra la nostra mappa, l’unica zona dove il sindaco uscente è stato nettamente sconfitto da Lucia Borgonzoni (Lega Nord) è stata quella dei Colli, nella periferia meridionale.

bologna

Ancora una volta, è il grafico del Cise a darci un’idea molto “plastica” dei flussi di voto tra primo e secondo turno. Non sorprende che il grosso degli elettori di Bernardini (Forza Italia) abbia deciso di votare per la Borgonzoni; è però degno di nota il fatto che anche il 40% degli elettori di Bugani (M5S) si sia orientato sulla candidata leghista al ballottaggio. Merola, per contro, riesce ad attrarre maggiormente i voti dei candidati minori, a partire da Martelloni (sinistra).

Come confermano anche i flussi elaborati dal Cattaneo, anche in questa occasione il candidato del PD si mostra meno in grado di attrarre al ballottaggio i voti dei candidati sconfitti: e questo vale sia quando l’avversario è del Movimento 5 Stelle (come a Roma e Torino) sia quando è invece di centrodestra, come in questo caso. Anche secondo l’istituto Cattaneo, oltre il 10% dell’elettorato ha convogliato i propri voti sulla Bergonzoni al ballottaggio, mentre solo il 6,6% ha fatto la stessa cosa con Merola.

 

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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