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Guai e polemiche, il saliscendi nei sondaggi

Le vicende che hanno coinvolto la giunta guidata da Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle hanno avuto evidenti ripercussioni nell’opinione pubblica. Per quasi una settimana tg e giornali hanno aperto con le disavventure del sindaco di Roma.

C’era da aspettarsi, quindi, che i consensi al M5S ne risentissero: i principali istituti di sondaggio hanno indicato un calo dai 2 ai 5 punti percentuali. La domanda a questo punto è: si tratta di uno choc fatale destinato a erodere i consensi del partito di Grillo? O gli effetti di questa vicenda sono destinati a essere “riassorbiti” e dobbiamo aspettarci un rimbalzo verso l’alto?

Secondo i sondaggi mostrati a Porta a Porta, solo una piccola parte degli elettori del M5S ritiene che su Roma gli esponenti del Movimento (sindaco e membri del Direttorio) abbiano mentito. La stragrande maggioranza di questi elettori ritiene che l’intera vicenda sia dovuta all’ostilità generale del “sistema” e non sembra dunque colpito in negativo dalla vicenda.

Può essere utile dare uno sguardo al passato, con un occhio allo storico della Supermedia dei sondaggi di YouTrend. Non si tratta infatti del primo “incidente” in cui i grillini sono incappati. Già in passato, infatti, il M5S è stato protagonista in negativo della scena mediatica. Nel giugno del 2013, pochi mesi dopo lo “sbarco” in Parlamento, fece molto clamore l’espulsione di Adele Gambaro, critica nei confronti di Grillo. I consensi, rilevati, che fino a quel momento davano il M5S al 21%, scesero al 17%. Già in luglio, però, si registrò una risalita su valori prossimi al 20%.

Le espulsioni di 4 senatori nel febbraio 2014 non ebbero alcuna conseguenza osservabile (il M5S continuò ad essere rilevato sopra il 22%). Ma un contraccolpo evidente ci fu in occasione delle Europee, quando la clamorosa sconfitta contro il PD renziano (che prese il 40,8%) causò un effetto bandwagon al contrario: se prima delle elezioni i sondaggi davano il M5s al 25%, con punte del 27, il risultato delle urne (21,5%) ebbe l’effetto di “tirar giù” il dato dei sondaggi nelle settimane successive: per tutto il resto del 2014 il Movimento fu sotto il 20% dei consensi. Una nuova polemica sui rendiconti dei parlamentari – anche questa raccontata dalla stampa, e che porterà all’espulsione dei deputati Artini e Pinna – abbassò le stime di circa un punto per qualche settimana, dal 19% al 18%.

Nel corso del 2015, complici le difficoltà del governo Renzi e del Pd, il consenso ai 5 Stelle è salito notevolmente, fino a toccare in media il 27%. A gennaio, quando è esploso il “caso Quarto” (con l’espulsione del sindaco Rosa Capuozzo) a cui è seguito il controverso voto sul ddl Cirinnà in Senato, i consensi sono calati in un mese sotto il 25%, per poi risalire sui livelli precedenti già in aprile. La polemica, molto “mediatizzata”, sulla sospensione – tuttora in vigore – del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, non ha sortito praticamente alcun effetto.

Cosa possiamo dedurre da tutto questo? Almeno due cose. Primo: nonostante le oscillazioni, il M5S può contare su uno “zoccolo duro” di almeno il 18% dei consensi. Secondo: l’elettorato M5S è costituito in larga parte da un voto di opinione, sensibile agli eventi che segnano l’attualità politica: i consensi salgono quando vi sono scandali che colpiscono la credibilità degli altri soggetti politici (a cominciare dal governo), e scendono quando ad essere messa in discussione è invece la propria credibilità. La curva descritta negli ultimi anni dalle intenzioni di voto è fatta di numerosi saliscendi: non è la prima volta che i consensi al partito di Grillo hanno una flessione, ma da quello che abbiamo visto in passato è legittimo aspettarsi che anche quest’ultima discesa non sia inarrestabile.


Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 17 settembre a cura di Salvatore Borghese

Redazione

La redazione di YouTrend

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