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Gli Stati (sempre più) Divisi d’America

Qualche tempo fa vi abbiamo raccontato come sarebbero finite le elezioni USA del 2016 se in America fosse applicato un sistema proporzionale su base federale: un sistema dove ogni Stato assegna i voti del Collegio Elettorale non con un sistema winner-takes-all ma sulla base della percentuale di voti ottenuti. Con quel sistema avrebbe vinto Hillary Clinton, in linea con il dato sul voto popolare che la vedeva nettamente davanti a Donald Trump.

Ironicamente, c’è qualcuno che sta proponendo un addio al winner-takes-all, e sono i Repubblicani della Virginia. Una scelta che a prima vista appare insensata e destinata ad indebolire il vantaggio consolidato del GOP su base federale.

La House of Delegates della Virginia (la camera bassa dello stato) sta proponendo, su spinta repubblicana, il passaggio a un sistema su base congressuale: quindi, un voto al vincitore di ogni distretto (che sono gli stessi della Camera nazionale), e due voti al vincitore complessivo a livello statale. La Virginia andrebbe ad allinearsi così a Maine e Nebraska, gli unici due stati americani che adottano questo sistema. Con la differenza che Maine e Nebraska assegnano rispettivamente 4 e 5 voti, mentre la Virginia ben 13. E si tratta di uno degli swing-states che è sempre stato tra i principali campi di battaglia per la presidenza, e che nelle ultime elezioni ha sempre visto la vittoria dei democratici, da ultima Hillary Clinton.

Il rischio sarebbe quindi l’inizio di un trend che vedrà altri stati proporre lo stesso sistema elettorale per la presidenza. In Minnesota e New Hampshire, ad esempio, si sta inseguendo lo stesso schema, cosa accaduta quattro anni fa anche in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.

E no, ciò non andrebbe certamente a vantaggio dei democratici, guardando a come sono disegnati i distretti congressuali in America. Soprattutto se a proporre (e ad approvare) questa riforma sono stati leaning Democratic, almeno nelle elezioni presidenziali. Daily Kos ha realizzato una mappa dei distretti elettorali americani in base al voto di novembre 2016. Eccola:

democratici usa

Nonostante Hillary Clinton abbia vinto il voto popolare per più di due punti percentuali, avrebbe trionfato solo in 205 distretti, contro i 230 di Donald Trump.

La stessa mappa (con lo stesso risultato) si può ridisegnare in rapporto alla popolazione:

democratici usa

Addirittura con questo sistema Clinton avrebbe potuto essere davanti a Trump di 5 punti a sul voto popolare e perdere comunque la presidenza. Questo accadrebbe, come sottolinea FiveThirtyEight, a causa di come sono disegnati i distretti, che massimizzano il vantaggio dei repubblicani ad opera di fenomeni di urban packinggerrymandering.

democratici usa

Come evidenzia la mappa, con il sistema Maine/Nebraska Clinton avrebbe sì recuperato terreno su Trump, ma non abbastanza (perdendo 248 a 290, per l’esattezza). E arrivare a 270 per i democratici sarebbe stato ancora più complicato, in un’America sempre più polarizzata e dove i democratici difficilmente riescono a prevalere al di fuori dei grandi centri urbani.

Sempre FiveThirtyEight sottolinea questo aspetto: a livello nazionale quello del 2016 è stato un risultato in bilico, ma su base congressuale e delle singole contee non si può dire lo stesso. Aumentano sempre di più, di elezione in elezione, in casi di landslide e di vittorie con margine superiore ai 20 punti: un’America quindi sempre più divisa tra zone ad alta densità democratica o repubblicana, dove i territori contendibili sono sempre meno.

democratici usa

Oggi per un americano la cosa più probabile è risiedere e votare in una contea non competitiva, dove si sia registrato un vantaggio superiore 20 punti: 6 americani su 10 vivono in contee di questo tipo, mentre nel 1992 erano solo 4 su 10.

democratici usa

Questo trend è aumentato costantemente nelle ultime sei elezioni, al punto che addirittura il 20% degli elettori vive in distretti dove il distacco tra i due partiti è superiore ai 50 punti.

Che si cambi il sistema elettorale di alcuni stati oppure no, è certamente cambiato il comportamento elettorale all’interno degli stati stessi, tra contee iper-democratiche e iper-repubblicane. E se in questo scenario si andrà a cambiare il sistema elettorale sulla scia delle ultime proposte, per i democratici nel 2020 sarà ancora più dura.

Marco Toselli

Nato a Rimini, vive a Roma e lavora per l'agenzia askanews.

Ama scrivere e illustrare graficamente gli argomenti.
È quello in bici in mezzo alla strada, se ti dà fastidio gli dispiace.

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