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Francia: verso una sfida Macron-Le Pen?

Lo scorso anno hanno suscitato molto clamore le elezioni presidenziali in Austria. La ragione di questo clamore è presto detta: per la prima volta nella storia di quel paese, al ballottaggio per eleggere la più alta carica dello stato non sono andati né un social-democratico né un popolare conservatore. Vi andarono invece il Norbert Hofer, leader del partito di estrema destra FPÖ, e Alexander Van der Bellen dei Verdi – poi risultato vincitore.

Quest’anno, la cosa potrebbe riproporsi in un paese ben più grande e importante: la Francia.

Da quando il Presidente della Repubblica francese è eletto direttamente dal popolo (cioè da quando ha avuto inizio la Quinta Repubblica su impulso dell’ex generale De Gaulle), la competizione per la presidenza è sempre stata riservata a un esponente della destra repubblicana di ispirazione gollista e ad un socialista. Presidenti di destra sono stati lo stesso De Gaulle, Georges Pompidou, Valery Giscard d’Estaing, Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. I socialisti hanno conquistato l’Eliseo negli anni ’80 con François Mitterrand e poi nuovamente nel 2012 con François Hollande.

Già nel 2002 questo schema fu scosso dall’inaspettata débâcle dei socialisti, che fallirono nell’intento di portare al ballottaggio contro Chirac il loro leader Lionel Jospin. In quel caso la divisione della sinistra avvantaggiò Jean-Marie Le Pen, leader del Front National, partito di estrema destra. Al ballottaggio il “fronte repubblicano” si unì su Chirac, consentendogli di battere Le Pen. Questa volta le cose potrebbero andare in modo ancor più clamoroso: dal ballottaggio potrebbero restare esclusi sia i socialisti sia i repubblicani eredi della tradizione gollista. Secondo i sondaggi, infatti, il ballottaggio si profila sempre più come un affare riservato a Marine Le Pen (Front National) ed Emmanuel Macron (indipendente, ex ministro di Hollande e leader del movimento di impronta liberaldemocratica En Marche!).

A questo scenario ci sta conducendo una serie di circostanze difficilmente prevedibili. Vediamole in ordine:

La forza del Front National

Fin dall’inizio, il Front National è il favorito di queste elezioni presidenziali. O, quantomeno, del primo turno. Marine Le Pen lavora da anni alla dédiabolisation (che potremmo tradurre con il termine “sdoganamento”) del FN, e ha già cominciato a raccoglierne i frutti. Alle regionali del 2015 il FN è risultato il primo partito su scala nazionale. Ma quelle stesse elezioni hanno detto anche un’altra cosa: che quando arrivano al ballottaggio, i candidati del FN vengono sistematicamente sconfitti dal barrage républicain che si viene a creare contro di loro. Ma la consapevolezza di potersela giocare al ballottaggio genera una grande euforia dalle parti della Le Pen (il cui spot elettorale è comunque una piccola opera d’arte cinematografica, se non altro).

 

La debolezza e la divisione dei socialisti

Il partito socialista francese è uscito letteralmente a pezzi dalla presidenza Hollande. Il presidente è riuscito a sembrare allo stesso tempo troppo di sinistra (con la controversa iper-tassa sui redditi milionari) e troppo di destra per le sue politiche sul lavoro. È stato coinvolto in uno scandalo sentimentale che ne ha minato la credibilità come uomo prima ancora che come politico. E ha avuto il non facile ruolo di guidare la Francia nel periodo più buio della sua storia recente, segnata dai ripetuti attacchi terroristici di matrice islamica (Charlie Hebdo, il Bataclan, Nizza…) in un contesto europeo di crisi dei migranti. Non può dunque sorprendere che abbia deciso di non ricandidarsi. A tutto ciò si è aggiunta la spaccatura dei socialisti: da un lato la sinistra del partito che con Benoît Hamon (foto) ha vinto le primarie promettendo politiche più progressiste, ma senza per questo ottenere una qualche forma di desistenza dell’estrema sinistra; dall’altro la parte più centrista, prima incarnata dall’ex primo ministro Manuel Valls e che adesso non fa mistero di puntare su Macron.

Lo scandalo Fillon

Eppure, la campagna era iniziata in tutt’altro modo. Il grande favorito della vigilia era proprio il centro-destra, il cui partito ha recentemente cambiato nome (adesso si chiamano Les Républicains) e che ha scelto il suo candidato attraverso le primarie più partecipate che si siano mai viste in Francia (oltre 4 milioni di votanti). François Fillon è emerso vincitore – un po’ a sorpresa, rimontando velocemente negli ultimissimi giorni prima del voto – in una sfida che ha segnato la definitiva (?) morte politica di Nicolas Sarkozy. Sull’onda di quella vittoria, e di fronte ad una sinistra divisa e incapace di replicare una simile mobilitazione popolare nelle primarie vinte da Hamon, Fillon era il netto favorito nella sfida che si profilava al ballottaggio contro Marine Le Pen. Ma poi è esploso il cosiddetto Penelope gate, lo scandalo che ha visto coinvolto Fillon e i suoi familiari stretti (moglie e figli). Inizialmente sembrava che Fillon potesse resistere: è riuscito a portare in piazza decine di migliaia di persone in suo sostegno, ridimensionando chi, nel suo stesso partito, gli suggeriva di ritirarsi lasciando il campo ad Alain Juppé (da lui sconfitto alle primarie). Secondo un sondaggio di Odoxa, un’eventuale sostituzione in corsa di Fillon avrebbe dato a Juppé delle ottime possibilità di arrivare al ballottaggio, persino in prima posizione. Ora però Fillon si ritrova messo sotto indagine dai magistrati, e le sue speranze di conquistare l’Eliseo si vanno sempre più riducendo.

Che succederà ora?

Nei sondaggi Marine Le Pen è stata in vantaggio su tutti gli altri candidati praticamente sempre. Negli ultimi tempi Macron aveva agguantato Fillon al secondo posto e si prospettava una lunga sfida tra loro due per capire chi sarebbe arrivato al ballottaggio. Ma gli sviluppi del Penelope gate hanno messo ancor più le ali a Macron, che ha staccato il candidato repubblicano ed è arrivato ad insidiare la Le Pen. Secondo alcuni recenti sondaggi, l’avrebbe addirittura superata, toccando il 26-27% nelle intenzioni di voto.

Questa sera alle 21 ci sarà il primo dibattito televisivo tra i 5 principali candidati (sul canale TF1: potete vederlo QUI in diretta streaming). Si sfideranno quindi, oltre a Le Pen e Macron, anche Fillon, Hamon e Jean-Luc Mélenchon (candidato di estrema sinistra – la France insoumise). Come hanno insegnato le primarie – soprattutto quelle dei Républicains – i dibattiti possono rivelarsi decisivi per rivitalizzare una candidatura, o per darle un colpo di grazia inaspettato. Vedremo come andrà a finire.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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