La distanza tra cittadini e parlamentari si riflette anche nella percezione e nell’opinione sui fenomeni sociali e sull’attualità politica – inclusa la legge elettorale?
Quali sono i temi prioritari, oggi, per l’Italia «della piazza» e quella «del Palazzo»?
Disoccupazione, tasse, giustizia, direbbe un parlamentare. Disoccupazione, tasse e costi della politica, invece, è quanto direbbe un elettore.
Rimborsi spese, auto blu e stipendi dei parlamentari rientrano infatti fra i tre temi più importanti per un un terzo degli elettori. Quanti parlamentari, invece, l’hanno considerato un intervento prioritario? Nessuno.
I dati, emersi dalla ricerca “Tra Piazza e Palazzo” svolta da Quorum lo scorso marzo su due campioni (600 cittadini e 101 parlamentari) restituiscono una fotografia poco rassicurante della distanza tra elettori ed eletti a cui si accompagna la sfiducia dilagante verso il Parlamento, che colpisce quasi 4 italiani su 5.
Solo il 22,1% degli intervistati, infatti, dichiara di fidarsi “almeno un po’” del Parlamento.
Un dato che, sorprendentemente, ricalca quello che emerge chiedendo ai parlamentari stessi quanti siano i cittadini a fidarsi della loro istituzione di appartenenza (21%).
Una convergenza di percezione che si verifica anche quando i due campioni vengono interrogati sullo stipendio minimo dignitoso per vivere per un cittadino: 1354 euro secondo i parlamentari, 1465 secondo gli italiani.
E quale dovrebbe essere invece lo stipendio medio di un parlamentare?
Secondo i rappresentanti del popolo interpellati, una retribuzione mensile adeguata (al netto delle spese accessorie) si aggirerebbe intorno ai 5600 euro al mese. E secondo i cittadini, invece? Poco più della metà: 2900 euro.
Ma quali sono gli altri temi rilevanti per la Piazza?
Oltre ai costi della politica, altro tema tornato al centro del dibattito pubblico nell’ultimo mese è la legge elettorale: problema sentito soprattutto dalle persone sotto i 55 anni. Sono soprattutto gli elettori dei partiti “istituzionali” (PD, centrodestra) a considerarla una priorità rilevante (il 19% tra gli elettori di questi due blocchi), specialmente se di istruzione medio-alta. Dopotutto, anche se la percezione che non si andrà a votare prima della scadenza naturale della legislatura era già molto diffusa a marzo sia tra parlamentari (89,4%) che tra cittadini (60,4%), quasi la metà di questi ultimi (43,8%) a marzo riteneva giusto che si andasse a votare prima possibile (cioè questo giugno).
Per concludere, altri due temi ricorrenti nell’agenda politica come l’immigrazione e il ruolo dell’Unione Europea hanno mostrato significative divergenze d’opinione tra Parlamento e italiani: l’immigrazione è un grave problema per la sicurezza del nostro paese per più di due cittadini su tre (68,8%) (anche se è interessante rilevare come solo il 22,2% degli italiani lo ponga tra le tre priorità da affrontare per il paese), mentre non lo è per quasi due parlamentari su tre (59,3%). Stessa storia per l’Unione Europea, considerata “piegata agli interessi della Germania e delle banche”, da molti parlamentari (58,5%) ma ancor più dai cittadini (74,1%).
Una narrazione favorita dai toni alti che la politica (tutta) ha usato verso le istituzioni europee e che ha fatto presa nella percezione degli italiani.
Che poi questa rispecchi un effettivo desiderio di uscire dall’Unione o anche solo dalla moneta unica, invece, è poi tutto da dimostrare.
Qui il video integrale della presentazione di mercoledì 24 maggio alla Camera dei deputati
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