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Catalogna, la vittoria a metà degli indipendentisti (e la disfatta totale di Rajoy)

Dovevano essere le elezioni più importanti nella storia della Catalogna, e le attese non sono state tradite. A cominciare dalla partecipazione al voto, mai così alta per delle elezioni regionali: già nel 2015 si era registrata un’affluenza molto superiore al solito (75%). Stavolta il record è stato frantumato, superando l’81% degli aventi diritto.

Anche i risultati sono stati degni di nota, tenendo tutti gli osservatori col fiato sospeso fin dalla pubblicazione del primo exit poll. Exit poll che assegnava ai tre partiti indipendentisti tra i 67 e i 71 seggi (con la maggioranza assoluta fissata a quota 68). E i risultati reali non si sono fatti attendere, confermando sostanzialmente quella previsione. La situazione, che può dirsi definitiva,  è quella che vi mostriamo in questo grafico:

I tre partiti indipendentisti (ERC, JxC e CUP) toccano quota 70 seggi. Ma il partito più votato – e non di poco – è Ciudadanos (C’s), il partito/movimento di ispirazione liberale e fortemente unionista guidato dalla giovane e battagliera Ines Arrimadas. C’è da dire che i risultati di oggi, nonostante tutto quello che è successo nel frattempo (e le incredibili vicende dei mesi scorsi), confermano gli equilibri emersi alle elezioni del 2015, con qualche piccola differenza: il dimezzamento sia degli indipendentisti radicali di CUP che dei popolari (PP, partito del primo ministro spagnolo Rajoy), questi ultimi verosimilmente “vampirizzati” dal successo di Ciudadanos. Ed è proprio Mariano Rajoy il principale sconfitto di queste elezioni, da lui indette dopo aver destituito il governo catalano ricorrendo al famoso articolo 155 della costituzione spagnola (una “clausola di supremazia” nelle mani dello stato centrale). Non solo il suo partito ha dimezzato i voti – segno che nemmeno gli unionisti catalani hanno apprezzato il modo in cui il suo governo ha gestito la questione nei mesi scorsi – ma ha visto sfumare la sua speranza di vedere la maggioranza dei seggi in mano ai partiti unionisti o comunque non in aperto contrasto con Madrid.

Un confronto tra i seggi e i voti ottenuti mostra come gli indipendentisti abbiano ottenuto la maggioranza assoluta con poco più del 47% dei voti, nonostante un sistema elettorale proporzionale. Ciò è stato possibile grazie alla legge elettorale, che assegna i seggi separatamente nelle varie circoscrizioni utilizzando il cosiddetto sistema d’Hondt. Questo sistema tende a favorire molto le liste maggiori, soprattutto quando la circoscrizione è piccola e assegna pochi seggi: esattamente il caso delle tre circoscrizioni provinciali minori (Girona, Lleida e Tarragona) dove i tre partiti indipendentisti sono andati molto meglio che a Barcellona, dove pure si assegnava il grosso dei seggi (85 su 135). Il grande vantaggio accumulato da Ciudadanos in quest’ultima provincia si è rivelato quindi insufficiente per impedire che gli indipendentisti superassero la fatidica soglia dei 68 seggi.

 

Ma per questi ultimi la situazione, politicamente, non è molto semplice. E non solo perché, come ha sottolineato proprio la Arrimadas nel suo comizio notturno, Ciudadanos si è imposto come primo partito. C’entra molto sicuramente il fatto che gli indipendentisti non abbiano ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, il che avrebbe costituito una forte legittimazione democratica per la causa indipendentista. Ma l’ostacolo maggiore è costituito dalle divisioni interne: il leader di JxC Puigdemont ha condotto una campagna in solitaria, peraltro da Bruxelles – dove si era rifugiato per sfuggire all’arresto. Arresto a cui non è sfuggito Junqueras, il leader di ERC. Comprensibilmente, tra i rapporti tra i due non sono affatto cordiali. A ciò si aggiunga che gli indipendentisti radicali del CUP sono poco inclini a una trattativa con Madrid. Il futuro della Catalogna (e della Spagna) è legato alle scelte di queste tre forze. I numeri dicono che non avrebbero problemi a formare un governo. Tutt’altro discorso è la continuazione della battaglia indipendentista. Insomma, il risultato di queste elezioni è all’insegna dell’incertezza: gli elettori si sono espressi, il pallino passa nelle mani dei partiti.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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