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Quante firme servono per il Rosatellum?

Una legge elettorale non è solo soglie di sbarramento o premi di maggioranza. È fatta anche di modalità di presentazione delle liste agli elettori. Di questo si è molto dibattuto negli ultimi mesi, perché è da tali scelte che dipende la possibilità o meno di essere presenti sulla scheda elettorale. Al centro dello scontro è stato, sostanzialmente, il numero minimo di firme che una lista è tenuta a raccogliere per prendere parte alla contesa elettorale e per ambire quindi ad ottenere seggi in parlamento.

Vari emendamenti hanno via via modificato la normativa. Quella definitiva prevede che le formazioni politiche costituite in gruppi parlamentari in almeno una delle due Camere siano esentate dalla raccolta delle firme. Tutte le altre devono invece raccoglierne almeno 375 per collegio plurinominale. Con una particolarità: la lista deve presentarsi in almeno due terzi dei collegi plurinominali di una circoscrizione. Viene quindi a determinarsi una sostanziale differenza tra chi gode dell’esenzione, essendo stato eletto nella legislatura uscente, e chi invece deve raccogliere le firme per partecipare alla contesa democratica in meno di un mese: tanto è il tempo che intercorre tra il decreto presidenziale di scioglimento delle Camere (28 dicembre) e la scadenza ultima per la presentazione delle firme (29 gennaio), con in più la difficoltà di trovare degli autenticatori disponibili. Così, viene a crearsi una barriera all’ingresso per molte formazioni minori, nonostante il (più che) dimezzamento del numero delle firme richieste originariamente.

Di quante firme ha bisogno quindi una nuova lista che voglia presentarsi – poniamo – sull’intero territorio nazionale? È ciò che siamo andati a verificare. Per quanto riguarda la Camera dei Deputati, il territorio italiano sarà diviso in 28 circoscrizioni, ognuna delle quali può contenere da uno a quattro collegi plurinominali. Poiché una lista deve raccogliere almeno 375 firme per collegio e deve farlo in almeno i due terzi dei collegi della circoscrizione, nelle circoscrizioni con uno o due collegi plurinominali le firme dovranno essere raccolte nella totalità dei collegi. Dove però i collegi aumentano (tre o a quattro), è sufficiente raccogliere le firme necessarie rispettivamente in due o tre collegi.

Facciamo un esempio: Nella circoscrizione Piemonte 1 i collegi plurinominali sono due. In questo caso le 375 firme dovranno essere raccolte in entrambe i collegi, per cui alla fine le firme necessarie saranno 750. Nella circoscrizione Lazio 1, invece, i collegi sono tre: così basta raccogliere le firme in due collegi per essere ammessi nell’intera circoscrizione. Pertanto, le firme necessarie non saranno 1125, bensì 750. Seguendo lo stesso ragionamento per tutto il territorio, si vedrà come basterà raccogliere 20250 firme (delle 24000 “potenziali”), in 54 collegi su 64. Questo è il numero minimo che le formazioni extra-parlamentari devono cercare di raggiungere per essere presenti nelle 28 circoscrizioni elettorali. Di seguito la tabella esplicativa per la Camera dei Deputati.

Discorso analogo per il Senato. Qui le circoscrizioni sono 20 (coincidenti con le regioni), mentre i collegi plurinominali per ogni circoscrizione possono andare da un minimo di uno a un massimo di cinque. Così, se in Veneto bisogna raccogliere le firme in entrambi i collegi, per un totale di 750, in Lombardia ne bastano 1500, ottenute in quattro collegi su cinque. Da ciò si deduce che sia sufficiente coprire 31 collegi plurinominali su 34, raccogliendo 11625 firme delle 12750 potenziali, così da potersi presentare in tutte le regioni. Di seguito la tabella dettagliata per il Senato.

Come si vede, non si tratta di un numero troppo elevato di firme da raccogliere, almeno per una formazione politica che abbia un minimo di organizzazione e radicamento. Ma allora perché nelle ultime settimane ha tenuto banco la polemica di Emma Bonino contro le disposizioni della legge sule firme? Il motivo sta nella volontà di +Europa (la lista liberal-europeista di Bonino, Della Vedova, etc) di candidarsi in coalizione con il Partito Democratico. Per far ciò, era necessario raccogliere le firme sia sulle liste di candidati proporzionali sia sui candidati di collegio uninominale: ma questi ultimi sono, per definizione, da contrattare con gli alleati, ed è verosimile che le negoziazioni in tal senso sarebbero state ultimate a ridosso della scadenza finale. O comunque entro una data che avrebbe reso impensabile raccogliere le firme in tempo utile. Ecco perché la questione si è potuta risolvere solo con la “donazione” da parte di Bruno Tabacci del suo simbolo di Centro Democratico, già utilizzato alle Politiche 2013 e quindi esentato dall’onere della raccolta firme.

 

Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

7 commenti

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  • Non ho capito in cosa consiste la ”donazione” del simbolo di Tabacci, nella pratica…grazie mille a chiunque mi risponderà!

    • Tabacci è il titolare del simbolo di “Centro Democratico”, formazione che si era presentata alle Politiche 2013 eleggendo deputati (e potendo formare una componente alla Camera). Per questa ragione è legalmente esentato dall’obbligo di raccogliere firme. Dichiarando che “+Europa” è formalmente la continuazione di “Centro Democratico”, l’esenzione varrà anche per la nuova lista della Bonino.

  • La lista “4Mori” che si presenta solo al senato in Sardegna deve raccogliere solo 375 firme in Sardegna, non è obbligata a raccogliere le firme in tutta Italia in evidente contrasto con l’art.57 comma 1 costituzione italiana “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale,…” al partito dei 4Mori interessa solo presentarsi in Sardegna ed è un suo diritto costituzionale.

    • Interessante, ma non è esattamente il topic dell’articolo. Ciò che Andrea Maccagno ha ben illustrato qui sono le quantità di firme necessarie per le liste che intendano presentarsi su tutto il territorio nazionale, quindi le forze regionaliste e locali sono escluse per definizione.

  • In Valle d’Aosta, se non vado errato, non ci sono collegi plurinominali ma solo 1 collegio uninominale.
    Le firme vanno raccolte anche lì? A naso direi di no, ma non sono esperto. Vi sarei grato se poteste chiarire, grazie.

  • ottimo articolo, una domanda per cortesia, se voglio fondare un partito riservato agli italiani residenti all’estero, quante firme devo raccogliere? Se mi rivolgo ai connazionali residenti all’estero, come si calcolano i collegi? E come posso certificare tali firme? Grazie