Attesa da settimane, finalmente domenica si è tenuta a Pescara la kermesse del Movimento 5 stelle nella quale, tra le altre cose, sono state ufficializzate le candidature nelle liste del M5S. C’era molto interesse per capire chi si sarebbe trovato in posizioni eleggibili e chi, salvo sorprese, potrebbe dire addio anzitempo al sogno chiamato elezione. La compilazione delle liste non è stata immediata, giacché si è dovuto aspettare dapprima il vaglio sui nomi da parte dei vertici del Movimento e, in seguito, l’esito delle parlamentarie online. Non solo, anche il successivo rispetto della quota di genere ha creato qualche rompicapo: poche infatti erano le presenze femminili, specialmente nella posizione di capolista.
Ma ora la partita sembra essere chiusa e chi non rientra in posizioni sicure deve sperare di potersela ancora giocare nei collegi uninominali. Per questi ultimi, infatti, le candidature non sono ancora state ufficializzate, e forse per qualcuno c’è ancora qualche speranza.
Ciò che salta subito agli occhi è che il Movimento 5 Stelle non ha optato per le pluricandidature. Il Rosatellum dava la possibilità di candidarsi in più di un collegio plurinominale, fino a un massimo di cinque. Ma Di Maio e compagni hanno scelto diversamente, seguendo la filosofia un collegio un candidato. Di base, questo non dà la possibilità a chi si rovi nelle posizioni più in basso in un listino di sperare nella sorte: chi si ritrova terzo o quarto in lista già sa che difficilmente potrà essere eletto.
Ma andiamo a vedere chi sono i capilista, cercando di capire quanti saranno volti nuovi e quanti invece saranno i deputati e i senatori uscenti.
Alla Camera dei Deputati, su 63 collegi plurinominali, i capilista che hanno già avuto un’esperienza in Parlamento sono 44, ovvero il 70%. Quasi 3 candidati su 4, quindi, sono già conosciuti agli elettori pentastellati e hanno lavorato fianco a fianco con Di Maio nella legislatura appena conclusa. In percentuale, la maggioranza delle riconferme le abbiamo nel Centro Italia (9 su 12), mentre dovrebbero esserci più volti nuovi dovrebbero tra i candidati del Nord (solo 18 su 27 sono uscenti, ossia il 66%).
Elementi di maggior novità, invece, è possibile scovarli in Senato, anche se non in misura consistente. Qui il 66% dei candidati capilista ha già avuto esperienza parlamentare. Come alla Camera, anche in questo caso si ha un tasso di riconferma decisamente più alto al Centro-Sud (oltre l’80%) e solo del 43% al Nord: questo sarebbe l’unico territorio italiano a vedere meno uscenti dei potenziali entranti.
Di seguito riportiamo la tabella riassuntiva:
Particolarità del Rosatellum, inoltre, sono le quote di genere. Nei collegi plurinominali, secondo la legge, «nessuno dei due generi può essere rappresentato nella posizione di capolista in misura superiore al 60 per cento, con arrotondamento all’unità più prossima». Questa disposizione è valida a livello nazionale per la Camera dei Deputati e a livello regionale al Senato della Repubblica.
Per Montecitorio tale soglia viene rispettata sin da subito. Infatti, i capilista uomini sono 36 su 63, ovvero il 57%. Non sono però distribuiti uniformemente per l’intero territorio nazionale. Così, il Centro-Nord ne candida 20 su 39, mentre al Sud la quota sale a 16 su 24 (66%), come mostra la tabella seguente:
Al Senato invece c’è stata una (mezza) sorpresa. Qui il Movimento 5 Stelle candida il 61% di capilista uomini. E fin qua, nessun problema: infatti, come detto, la soglia deve essere rispettata a livello regionale. Non preoccupa neanche che al Sud nel complesso il 66% siano uomini – così come non rileva che al Centro ci siano più capilista donne.
A destare sorpresa, almeno inizialmente, è stata una svista presente nella prima versione degli elenchi pubblicati dal M5S, in cui il Movimento non rispettava la disposizione sulla parità di genere in Sicilia. In questa regione al Senato ci sono due collegi plurinominali e, quindi, altrettanti due capilista-
Secondo la nuova normativa uno dovrebbe essere uomo e l’altro donna. Nelle liste ufficializzate, invece, inizialmente apparivano due nomi di uomini: quelli di Vincenzo Santangelo e di Mario Giarrusso. Qualcuno deve essersi accorto dell’errore, e così in giornata il nuovo documento mette le cose a posto: nel collegio Sicilia 1 come capolista ci sarà Antonella Campagna, ristabilendo la parità dei sessi.
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