Quando ormai mancano poco più di 3 settimane al voto del 4 marzo, tutti i sondaggi che abbiamo letto finora hanno un’unica, fondamentale costante: il vantaggio netto della coalizione di centrodestra rispetto al Movimento 5 Stelle e all’area di centrosinistra guidata dal PD. La nostra ultima Supermedia mostra come Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e i centristi insieme raggiungano il 36,7%, con un margine di circa 9 punti sui pentastellati (attestati al 27,8%) e altrettanti sul centrosinistra, che si ferma al 27,2%. Il centrodestra inoltre al momento sarebbe in vantaggio anche nel 60% dei collegi uninominali.
Le ultime proiezioni per i seggi di Camera e Senato mostrano però come al momento i numeri di Berlusconi, Salvini e Meloni non sarebbero comunque sufficienti per governare in autonomia. La coalizione infatti si fermerebbe a 284 deputati, ancora lontana dalla ‘soglia magica’ di 316 seggi necessaria per avere una maggioranza; discorso analogo al Senato dove al momento si raggiungerebbe quota 140 su 309 (escludendo i 6 della circoscrizione estero). Se il centrodestra dovesse avvicinarsi ulteriormente alla maggioranza assoluta dei seggi, ma senza comunque raggiungerla, è facile immaginare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dia l’incarico esplorativo per formare il governo ad un esponente di quest’area politica. Già, ma a chi?
È verosimile ipotizzare che a proporre il nome del prossimo premier sarà il partito della coalizione che esprimerà più parlamentari, tenendo conto sia dei listini proporzionali, sia dei collegi uninominali. Fratelli d’Italia e Lega hanno da tempo reso noti i loro rispettivi candidati per Palazzo Chigi: Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma se la prima rappresenta di fatto la terza forza dell’alleanza e non ha mai avuto concrete possibilità di guidare la coalizione, diversa è la condizione del segretario leghista, che nei sondaggi è stato a lungo testa a testa con Forza Italia. Negli ultimi mesi però il Carroccio ha perso terreno rispetto all’alleato storico e attualmente vede i forzisti avanti di oltre 3 punti (16,4% contro 13,1%). Se si votasse oggi, quindi, alla Camera Salvini potrebbe contare su 105 deputati, contro i 129 di Forza Italia. Insomma, a dare le carte per la scelta del prossimo presidente del Consiglio sarebbe il partito di Silvio Berlusconi.
L’ex premier è ancora molto amato dal suo elettorato di riferimento, basti pensare ad un sondaggio pubblicato ad inizio gennaio su Libero che metteva a confronto proprio l’ex Cavaliere con Salvini e Meloni: Berlusconi emergeva tra l’elettorato di centrodestra come il più credibile (42%), il più capace (49%) e soprattutto il più competente per la politica dello Stato (60% di preferenze, con Salvini secondo fermo al 28%). Tuttavia Salvini ha numeri migliori di Berlusconi nel gradimento complessivo: secondo una nostra “Supermedia” degli indici di fiducia, il leader della Lega ottiene giudizi positivi da oltre il 27% degli italiani, mentre Berlusconi non arriva al 25%. Il confronto tra i due è però una questione sterile visto che come ben noto Berlusconi non è candidabile né può ricoprire incarichi di governo.
La vera questione rilevante è che ad oggi non è per nulla certo quale sarà la proposta del suo partito come possibile premier: nelle ultime settimane si è parlato molto di Antonio Tajani, attuale presidente del Parlamento europeo, idea che stuzzica molti all’interno di FI, con il capogruppo forzista al Senato Paolo Romani che è stato l’ultimo in ordine di tempo a dare il suo apprezzamento parlando di “persona di grande prestigio”. Il diretto interessato ha lasciato la porta aperta, spiegando che in caso chiamata non potrebbe non valutarla.
Una ulteriore opzione, ma qui al momento siamo davvero alla fantapolitica, potrebbe essere una figura preso dalla società civile: in passato ad esempio Berlusconi aveva fatto i nomi di Sergio Marchionne e del generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli. I sondaggi al momento non ci aiutano, visto che quella del possibile candidato premier proposto dal centrodestra è una domanda che è rimasta molto sotto traccia nelle ultime settimane di campagna elettorale. Da qui al giorno del voto però c’è da aspettarsi che qualche indicazione in più in questo senso emerga visto che, se i numeri dovessero rimanere quelli che appaiono dai sondaggi attuali, sarà Forza Italia a dover proporre per prima un nome da sottoporre al Quirinale a partire dal 5 marzo.
Eccellente analisi supportata dai numeri e non dalla propaganda.
Mi rimane il dubbio oltre che la constatazione che ogni volta che sento dire “un governo non espressione del popolo o meglio un governo deciso dalle stanze del potere..” tutto questo appare come fuffa e presa in giro, visto che ci si dimentica che il governo è espressione di un parlamento ( di inquisiti e non) che da una fiducia. Ma mi accorgo che per taluni è piu’ semplice dire X presidente ecc ecc mentre è altra cosa presentarsi come leader ( ed aspirare a primo ministro) e poi accorgersi del grande casino di questa legge elettorale