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L’incubo del Pd: quando Più Europa significa meno seggi

Ogni giorno c’è qualcuno che si lamenta del Rosatellum. Eppure la nuova legge elettorale è stata votata da un ampio numero di parlamentari. E se fosse proprio questo il problema? Già, perché l’approvazione di una legge a grande maggioranza significa che essa è il frutto di un accordo politico largo. Intendiamoci, di per sé non è un male: ma in questo caso l’intesa sancita con lo scopo di accontentare un po’ tutti, sembra scontentarne tanti.

Così, anche il Pd ha di che lamentarsi, nonostante la legge prenda il nome del suo capogruppo alla Camera, Ettore Rosato. La preoccupazione risiede tutta in un meccanismo pensato apposta per facilitare un’alleanza con partiti piccoli, che avrebbero però portato “in dote” voti e seggi a quelli più grandi. Almeno, queste erano le intenzioni della vigilia. Peccato che il Pd rischi di aver fatto male i conti.

Come funziona il riparto dei seggi per le coalizioni nella parte proporzionale? Come si sa, la soglia di sbarramento è unica, e fissata al 3% nazionale. Chi la supera ottiene seggi, chi resta sotto è fuori dal Parlamento. E questa è una prima certezza. Dopodiché vi è una clausola specifica per le coalizioni. Le liste apparentate che sono sotto il 3%, ma sopra l’1%, contribuiscono al “bottino” della coalizione e riversano i propri voti alle liste alleate che hanno superato la soglia di sbarramento nazionale. Chi invece ottiene un consenso sotto l’1% non solo è escluso dalla ripartizione dei seggi ma non dà alcun contributo ai propri alleati maggiori.

Il lettore avveduto avrà già capito quale fosse lo schema originale pensato dai dem: un unico partito della coalizione sopra il 3% (il Pd), avrebbe potuto prendere più seggi di quelli che gli sarebbero spettati grazie ai voti portati dagli alleati, che si sarebbero dovuti fermare tra l’1% e il 3%.

Inizialmente, i sondaggi sembravano premiare questa ipotesi. Ancora poche settimane fa avevamo un Pd intorno al 25% e tutti i suoi alleati minori (+Europa, Civica Popolare e Insieme) intorno all’1-1,5%. I calcoli sembravano tornare. E così, il Pd poteva realisticamente aspirare ad essere il primo gruppo parlamentare pur non essendo primo partito in termini di voti.

 

Ma nelle ultime settimane il trend sembra essere cambiato. La lista +Europa di Emma Bonino, infatti, sembra poter superare lo scoglio del 3%. Al contrario, Civica Popolare e Insieme navigano in acque sempre più insicure, e rischiano di rimanere sotto quell’1% che tanto inquieta i democratici.

Quanti dei 386 seggi che saranno distribuiti con il proporzionale andranno al Pd? Vediamo i tre possibili scenari per il centrosinistra, a seconda del responso sulle combinazioni dei vari sbarramenti che ci restituiranno le urne.

Il primo è il best case scenario per il partito di Renzi. In questo caso, solo il Pd supera la soglia di sbarramento, mentre tutti e tre i suoi alleati riescono a rimanere sopra l’1% ma sotto il 3%. È il modo con cui il Pd riesce a “gonfiare” maggiormente il proprio risultato, grazie ai voti portati in dote dagli alleati. In questo quadro, con il Pd al 23,1%, al centrosinistra spetterebbero 105 seggi: ma andranno tutti al Pd.

Il secondo scenario è più sfavorevole per i democratici, ma non disastroso. Stiamo parlando dell’eventualità in cui +Europa riesca a superare il 3%, mentre Civica Popolare e Insieme rimangono comunque sopra l’1%. In questo caso, i voti di chi non riesce ad accedere al Parlamento vengono ripartiti tra le liste di Renzi e Bonino, in proporzione ai voti ottenuti. In questo scenario, il centrosinistra potrebbe contare sempre su 105 seggi, ma così suddivisi: Pd 93 seggi, +Europa 12.

Infine, ed è il timore maggiore di dirigenti e canddiati del Pd, il worst case scenario: +Europa sopra il 3%, Civica Popolare e Insieme sotto l’1%. Così, Renzi e Bonino otterrebbero esattamente la quota di seggi proporzionali che spetterebbe loro, ma non godrebbero di alcun seggio “extra” dato dai voti degli alleati minori. In questo scenario, il voto a Civica Popolare e Insieme sarà servito solo per contribuire al bottino di voti dei candidati nei collegi uninominali, mentre si è reso inutile ai fini dell’elezione dei parlamentari nei collegi plurinominali. Se ciò avvenisse, il Pd difficilmente potrebbe diventare primo gruppo parlamentare pur non essendo primo partito. Secondo la nostra proiezione, infatti, il centrosinistra si fermerebbe a 98 seggi, di cui 86 al Pd e 12 a +Europa.

In definitiva, un ottimo risultato di +Europa fa perdere al Pd 12 deputati. Se all’exploit boniniano dovesse accompagnarsi anche una débacle di Civica Popolare e Insieme, ecco che il Pd potrebbe arrivare a perdere alla Camera dei Deputati fino a 19 seggi, a parità di percentuale ottenuta (in questo caso, il 23,1% rilevato dalla nostra ultima Supermedia).

 

 

(ha collaborato Ruben Bianco)

Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

4 commenti

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  • se in tutti e 3 gli scenari il PD è sempre al 23,1%, ma cambia la percentuale di +Europa (che nel secondo scenario supera il 3%) questo non dovrebbe portare anche ad un aumento di seggi (seppur minimo) per la coalizione? Mi sembra strano che nel 1° e 2° scenario la coalizione ottenga sempre 105 seggi

  • Sulla scheda della ripartizione EU PD e +E non sono alleati, mentre per es. il centro DX si presenta come coalizione. Gia’ questa differenza tattica non mi e’ chiara.
    La mia domanda pero’ riguarda la soglia di sbarramento: se +E raggiungesse l’ 1% ma non il 3% nella ripartizione EU i suoi voto andrebbero persi o ancrebeero ai membri della coalizione PD? Comuque con il 3% un partito non otterrebbe un deputato, che nella cricoscrizione estero mi sembra richieda ca. l’8% dei voti. Grazie.

  • mi chiamo luisa alessandrelli. non capisco perchè tutti contro renzi che obiettivamente ha fatto quello che poteva. stessa cosa per gentiloni. chi voterà per F.I. salvini e m5s dimostrerà di non essere concreto, di non avere memoria e di credere alle favole.