Dopo la tappa in Campania, il nostro percorso attraverso le regioni italiane arriva in Sicilia, terra natale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una regione con una lunga tradizione di centro-destra interrotta dalla presidenza di Rosario Crocetta (Partito Democratico), dal 2012 al 2017, e ripresa con la vittoria di Nello Musumeci alle ultime elezioni regionali.
Prima di iniziare l’analisi di questa regione vi riportiamo una riflessione del giornalista e scrittore catanese Pietrangelo Buttafuoco, profondo conoscitore della politica siciliana:
Temo che tutto ciò che riguardi l’Isola sia relegato in un’apnea sempre più distante dalle vicende centrali nella scena politica. Al palcoscenico nazionale, infatti, la Sicilia interessa sempre meno. L’unica curiosità che potrà accendere i riflettori, domani, è quella sul futuro personale di Angelino Alfano. Cosa farà mai, lo troverà un lavoro? (al netto dei dati di disoccupazione record in Sicilia)
Passiamo ora alla suddivisione del territorio della regione in collegi. La Sicilia assegna un totale di 77 seggi così ripartiti: alla Camera dei Deputati 25 seggi per la circoscrizione Sicilia 1, 27 seggi per la circoscrizione Sicilia 2, e 25 seggi al Senato, nell’unica circoscrizione regionale.
Per l’elezione della Camera il territorio della Sicilia è suddiviso in due circoscrizioni, Sicilia 1 e Sicilia 2.
La circoscrizione Sicilia 1 comprende 12 collegi, 9 uninominali e 3 plurinominali. Per quanto riguarda i collegi uninominali, la circoscrizione Sicilia 1 comprende il territorio dei collegi uninominali Senato 1993 Sicilia 1, 2, 3, 4, 5, 6 ,7, 8, 9 e 10, che corrisponde al territorio delle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta (per quest’ultima è escluso il territorio del comune di Niscemi).
I tre collegi plurinominali assegnano un totale di 16 seggi, così ripartiti: il primo, che riunisce il territorio del comune di Palermo e 4 comuni della città metropolitana, ne assegna 4; il secondo comprende la restante parte della città metropolitana di Palermo, la parte settentrionale della provincia di Trapani e il comune di Resuttano, della provincia di Caltanissetta e assegna un totale di 6 seggi; anche il terzo assegna 6 seggi e comprende l’intero territorio della provincia di Agrigento, quasi tutta la provincia di Caltanissetta e la restante parte della provincia di Trapani.
La circoscrizione Sicilia 2 assegna un totale di 27 seggi, comprende 10 collegi uninominali e 3 plurinominali. Sono qui riuniti i collegi uninominali Senato 1993 Sicilia 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19 e 20, riferiti al territorio delle province di Messina, Catania, Enna, Siracusa, Ragusa e al comune di Niscemi in provincia di Caltanissetta.
I restanti 17 seggi vengono assegnati nei 3 collegi plurinominali. Di questi, il primo attribuisce 6 seggi, il secondo 5 seggi e il terzo 6.
Al Senato, l’unica circoscrizione su base regionale suddivide il territorio in 9 collegi uninominali che assegnano altrettanti seggi e 2 collegi plurinominali. Questi ultimi assegnano i restanti 16 seggi dei 25 totali – 8 per ciascun collegio.
Dalla suddivisione del territorio siciliano, passiamo a ripercorrere le ultime tornate elettorali che hanno interessato la regione: le elezioni politiche del 2013, le elezioni europee del 2014 e le elezioni regionali, in un confronto tra quelle del 2017 e le precedenti, del 2012.
Nelle elezioni politiche del 2013, il Movimento 5 Stelle raggiunse in Sicilia il 33,5% dei consensi, un dato superiore di ben 8 punti percentuali al risultato nazionale. Anche la coalizione di centro-destra riportò un risultato superiore rispetto al dato nazionale, di 2,2 punti, con il Popolo delle Libertà in testa alla coalizione che superò il 26%. Invece, il centro-sinistra guidato da Bersani arrivò al 21,4% dei voti, con il Pd al 18,6%, ben al di sotto dello score conseguito a livello nazionale. Il dato provinciale ha visto il Movimento 5 Stelle e il centro-destra spartirsi la regione: i primi hanno conquistato 6 province (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa), i secondi le restanti tre (Palermo, Messina e Catania).
In occasione delle elezioni europee del 2014, il Partito Democratico arrivò primo con il 33,6% dei voti, un risultato inferiore di 7,2 punti percentuali rispetto a quello nazionale del 40,8%. Nonostante questo, il partito guidato da Matteo Renzi conquistò tutte le province e gran parte dei comuni dell’isola. Il Movimento 5 Stelle, seconda forza della regione in tutte le province meno che in quella di Messina – in cui al secondo posto si piazzò il centro-destra – riportò i risultati migliori nei territori di Ragusa (30,6%), Trapani (30,7%) e Siracusa (31%). Importante il risultato del Nuovo Centro Destra, che aveva la sua base in Sicilia. La forza guidata da Angelino Alfano, che in vista di queste elezioni si alleò con l’Udc di Lorenzo Cesa, raggiunse il 9,1% dei voti (contro il 4,4% a livello nazionale), ottenendo i migliori risultati nelle province di Agrigento (14,5%) e Messina (12,4%).
Nel 2017 le elezioni regionali hanno portato a Palazzo d’Orléans Nello Musumeci, a capo della lista Diventerà Bellissima, candidato della coalizione di centrodestra in quota Fratelli d’Italia e Noi con Salvini. Con quasi il 40% dei voti, Musumeci ha superato gli altri due principali competitor, il candidato del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri (34,6%) e il candidato del Partito Democratico Fabrizio Micari (18,6%). Di questi tre candidati, solo Micari era nuovo nella corsa alla presidenza siciliana. Musumeci e Cancelleri si erano già incontrati nelle precedenti elezioni, quelle del 2012, vinte dall’allora candidato sostenuto dal Partito Democratico Rosario Crocetta, che vinse le elezioni con il 30,5% dei voti, superando Musumeci (25,7%) e Cancelleri (18,2%).
Quale forza ad oggi potrebbe ottenere i migliori risultati in Sicilia? La situazione non è scontata. Dalle nostre analisi possiamo dirvi che per la Camera dei Deputati sono almeno 10 i collegi in bilico, mentre al Senato sono 5 sono.
Di particolare interesse ci sembra il dato sul livello di istruzione: il collegio di Paternò, ad esempio, è quello che presenta il più basso tasso istruzione in Italia: 37,2% dei residenti non ha alcun titolo oppure solo la licenza elementare, contro la media nazionale del 28,9%. Potrebbero essere anche i fattori socio-economici a influire sul voto del 4 marzo? Lo scopriremo nei giorni seguenti al voto di domenica…
Le mappe dei collegi uninominali e plurinominali della Sicilia (fonte: centro studi Camera)
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