Il governo “giallo-verde” (o “giallo-blu” che dir si voglia) guidato da Giuseppe Conte che ha giurato oggi pomeriggio al Quirinale passerà alla storia per essersi insediato dopo un periodo record di quasi tre mesi dal giorno delle elezioni. Ma nei suoi tratti fondamentali, il Conte I è a tutti gli effetti un governo politico, frutto dell’accordo tra il Movimento 5 Stelle e la Lega.
Come riporta il primo grafico, il nuovo Consiglio dei Ministri sarà così composto: oltre al Premier, 9 saranno i ministri – parlamentari eletti o tecnici di area – del Movimento 5 Stelle, 7 della Lega e 2 indipendenti, ovvero Enzo Moavero Milanesi (Esteri) e Giovanni Tria (Economia e Finanze): per un totale di 19 membri. Al tavolo rotondo di Palazzo Chigi siederà anche Giancarlo Giorgetti (Lega) come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Diversi poi sono gli aspetti che meritano un confronto con gli ultimi cinque governi, dal Berlusconi IV (XVI legislatura) a Gentiloni (XVII legislatura). Vediamone alcuni.
La composizione del governo Conte conferma lo stesso numero di ministri dell’esecutivo uscente, con un aumento di quelli senza portafoglio (Famiglia e disabilità, Sud e Rapporti con l’Unione Europea) ma bilanciato dall’accorpamento dei dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo Economico in un unico super-ministero del Welfare, guidato da Luigi di Maio.
Il leader pentastellato insieme a quello della Lega, Matteo Salvini (in carica al Viminale), saranno anche Vicepresidenti del Consiglio: un ruolo questo che non veniva ricoperto dal 2013, con Angelino Alfano nel governo di Enrico Letta.
Anche nella composizione di genere dei ministri, inoltre, emergono somiglianze tra il governo Conte e quello uscente guidato da Gentiloni: 13 uomini e 5 donne. Di quest’ultime, 3 guidano dicasteri senza portafoglio (Giulia Bongiorno alla Pubblica Amministrazione, Erika Stefani agli Affari Regionali e Barbara Lezzi per il Sud) e, in continuità con il passato, Elisabetta Trenta alla Difesa e Giulia Grillo alla Salute.
Il nuovo esecutivo poi è anche il secondo più giovane tra quelli considerati, con un’età media di 50 anni. Si va dai 31 di Luigi Di Maio (Welfare) agli 81 di Paolo Savona (Affari Europei). Il governo Renzi del 2014, invece, è stato quello più giovane (al giorno dell’insediamento) mentre il governo Monti quello più anziano.
Interessante è anche il dato sulla provenienza geografica dei nuovi ministri: 8 dal Nord, 3 dal Centro e 7 da Sud e Isole. Emerge dunque una rappresentanza più marcata dalle zone dove Lega e Movimento 5 Stelle hanno ottenuto i maggiori consensi elettorali, interrompendo così la prevalenza di ministri provenienti dal Centro Italia, caratteristica di tutti i governi dell’ultima legislatura.
Infine anche nel nuovo esecutivo si conferma unaprevalenza di ministri con un titolo di studio in giurisprudenza (a cominciare dal Guardasigilli Alfonso Bonafede), senza però eguagliare il primato del Berlusconi IV (ben 13 su 21).
Seguono tre ministri a testa con lauree in Scienze Politiche, Economia o diplomi di maturità, mentre esordiscono i ministri laureati in Scienze Agrarie (Sergio Costa, Ambiente) e Scienze Motorie (Marco Bussetti, Istruzione).
Così, non resta che vedere come la composizione del Consiglio dei Ministri inciderà sull’operato del governo nei mesi a venire, con un’attenzione particolare al programma che la nuova maggioranza dovrà sostenere in Parlamento.
NB: Ogni confronto è effettuato con la composizione dell’esecutivo al momento del giuramento iniziale, tenendo conto dei ministri con e senza portafoglio (ed esclusi i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio). La composizione politica si riferisce all’insieme del Consiglio dei Ministri, mentre per altri confronti si tiene conto solo del numero dei ministri.
Condivido in tutto e penso che il problema x Matteo Renzi sia nil none del partito di appartenenza quindi suggerisco di uscirne e di fondare un movimento di persone centristre lasciando fuori sinistra e destra.