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Comunali: primo test per il governo M5S-Lega

Il primo turno di elezioni comunali è stato il primo appuntamento elettorale, successivo all’accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega e alla formazione del “governo del cambiamento” guidato da Giuseppe Conte. Gli elettori chiamati alle urne sono stati infatti più di 6,5 milioni e, pur essendo concentrati maggiormente nel Centro-Sud, i comuni al voto erano distribuiti in ben 17 Regioni su 20.

Qui analizzeremo in particolare i risultati ottenuti dai due (neo)partiti di governo, per capire se queste due formazioni abbiano guadagnato (o perso) terreno e come sia cambiato il loro peso politico dopo i 3 convulsi mesi necessari alla formazione di un nuovo Governo.

La Lega di Salvini

Partiamo dalla Lega, che ha presentato una sua lista in 76 Comuni superiori su 109. Come abbiamo scritto alla vigilia del voto, tra gli obiettivi non dichiarati del partito di Salvini c’era quello di consolidare e rafforzare la leadership nel centrodestra. A questo scopo, era fondamentale che la Lega sopravanzasse Forza Italia nel maggior numero possibile di comuni, in particolare in quei 59 dove Forza Italia era risultata davanti alla Lega alle Politiche del 4 marzo (vedi il nostro dossier). Nessuno di questi comuni, come rivelammo all’indomani del 4 marzo, si trova al di sopra di Lazio e Abruzzo: in gioco, per Salvini, c’era quindi anche il tentativo di allargare la propria base nel Centro-Sud.

Di questi 59 comuni, in 24 erano state presentate le liste di entrambi i partiti: e in 8 di questi ora la Lega è davanti a Forza Italia. Negli altri 16, FI vede dimezzarsi il vantaggio medio dal 10,42% del 4 marzo al 5,26% di domenica. Ma la Lega recupera nel complesso oltre 8 punti percentuali, con un vantaggio degli azzurri che cala al 2,06% in questi 24 comuni. Se è presto per dire che il sorpasso di Salvini su Berlusconi si stia compiendo anche nelle Regioni meridionali, questi dati ci dicono comunque che la Lega stia rafforzando la sua base elettorale anche in queste zone, migliorando struttura e organizzazione. A ulteriore conferma di ciò, la media della Lega in questi 24 comuni (6,43%) ha tenuto molto bene rispetto alle politiche (7,96%), con un saldo negativo ma tutto sommato contenuto (-1,53%) trattandosi di un voto amministrativo. Al contrario, Forza Italia passa dal 18,38% del 4 marzo all’8,74% del 10 giugno, in pratica dimezzando i consensi (-9,41%). Va sempre tenuto in considerazione l’elevato numero di liste (in media quasi 17 per Comune) presentate al Centro-Sud, soprattutto la grande presenza di liste civiche che tradizionalmente tendono a frammentare e a disperdere il voto, drenando molti voti ai partiti nazionali (in particolare a Forza Italia).

Per tracciare un bilancio della partita interna al centrodestra sul “campo da gioco” costituito dai comuni centro-meridionali: in nessun caso Forza Italia ha migliorato il proprio risultato o il margine che aveva sulla Lega il 4 marzo; viceversa, la Lega ha compiuto il sorpasso in 8 comuni (su 24 “osservabili”) e in altrettanti ha incrementato la sua percentuale di voti.

Il Movimento 5 Stelle

E l’altro partito di governo? Torniamo a guardare tutti i comuni superiori andati al voto, e concentriamoci sul Movimento 5 Stelle. Il partito di Di Maio guidava le giunte uscenti solo in 4 comuni superiori: Assemini, Pomezia, Quarto e Ragusa (unico capoluogo). In tre di questi casi il M5S ha conquistato l’accesso al ballottaggio: come prima forza ad Assemini (Sardegna), dove tiene molto bene (44,75%) rispetto alle politiche (49,32%) e facendo decisamente meglio del I turno delle precedenti amministrative (21,19%); a Pomezia (Lazio) facendo meglio del 2013 (28,70% contro 24,61%) e dove sfiderà un centrodestra in cui l’alleato di Roma (la Lega) è la prima lista; e a Ragusa, anche qui in prima posizione ma con un 22,67%. A Quarto, invece, il M5S non si è neanche presentato, dopo il commissariamento del comune seguito alle travagliate vicende della sindaca a 5 stelle Rosa Capuozzo (nonostante le quali, però, il M5S aveva ottenuto uno straordinario 54,13% alle Politiche di marzo).

A dire il vero, il M5S non si è ripresentato con il proprio sindaco uscente né ad Assemini né a Ragusa; e anche a Pomezia (come a Quarto) si è andati al voto dopo il commissariamento del comune – avvenuto a marzo – a causa delle dimissioni di massa dei consiglieri 5 Stelle e la conseguente decadenza dell’ex sindaco, già espulso dal Movimento 3 mesi prima. Si può quindi già affermare che nessun sindaco M5S eletto nella tornata precedente verrebbe riconfermato: una spia di quanto il partito sia ancora alle prese con grandi debolezze per quanto riguarda le candidature individuali, nonostante i grandi consensi a livello nazionale.

Anche in queste elezioni il Movimento conferma la sua grande difficoltà ad eleggere dei sindaci al primo turno, non ricorrendo ad alleanze né al supporto di liste civiche. Eppure, alle Politiche il M5S aveva preso, da solo, oltre il 50% alle elezioni politiche in 28 dei 109 comuni superiori che sono andati al voto in questa tornata, e in altrettanti aveva comunque superato il 40%. Limitandoci a questi 56 comuni (in cui arrivare al ballottaggio poteva legittimamente costituire un obiettivo “minimo” alla portata del M5S, senza contare che in Sicilia l’asticella per vincere al primo turno era abbassata al 40%), il Movimento risulta sopra il 40% solo nella già citata Assemini (che è anche il comune con il saldo negativo inferiore rispetto alle Politiche, -4,57%) ma in tutti gli altri è sotto al 25%, con l’unica eccezione di Pomezia. In generale si assiste a dei veri e propri crolli, con un saldo negativo medio superiore ai 37 punti percentuali. Per citare alcuni esempi, peraltro tutti relativi a comuni della Campania (la regione dove il M5S era andato meglio alle Politiche con il 49,4%): ad Afragola il M5S passa dal 57,33% all’8,02% (-49,31%); a Brusciano dal 66,10% al 7,50% (-58,60%); a Orta di Atella dal 67,51% all’11,19% (-56,32%); a Trentola Ducenta dal 59,85% al 4,78% (-55,07%), addirittura facendo peggio di tutti gli altri candidati sindaco.

La resa negativa del M5S a queste Comunali, inoltre, è evidente anche da un altro dato: pur presentandosi in 89 comuni superiori su 109 (risultando, come abbiamo visto, la lista nazionale più presente), raggiunge il ballottaggio solo in 7 comuni, dei quali solo 3 lo vedono in prima posizione. Davvero un po’ poco, soprattutto se si considera che il M5S alle Politiche era stato di gran lunga la prima area politica (oltre che, ovviamente, la prima lista) nei 109 comuni superiori al voto domenica. Senza contare il caso dei due Municipi di Roma, città amministrata dal M5S, che però li ha persi entrambi. I 7 ballottaggi costituiscono una piccola opportunità di migliorare il saldo delle amministrazioni uscenti, ma potrebbero significare (se andassero male) addirittura un arretramento. E questo sarebbe un segnale politico davvero troppo forte per poter essere minimizzato.

Lo stato di salute dei due partiti del nuovo governo, da queste comunali, risulta dunque opposto: alla prima prova del voto, la Lega viene promossa (confermandosi peraltro come la componente sempre più predominante e necessaria del centrodestra) mentre il M5S è rimandato al 24 giugno, per provare quantomeno a limitare i danni.

Alessio Ercoli

Laureato in Scienze politiche e delle relazioni internazionali all'Università della Valle d'Aosta, studente Erasmus+ presso l'Universitat de Barcelona (2015). Specializzato in analisi politica e geopolitica, appassionato di sistemi di partito e campagne elettorali. Ma anche attivista politico e campaign strategist.

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