Gli italiani non vorrebbero uscire dall’Euro, nemmeno gli elettori dei partiti più “euro-critici” (cioè Lega e Movimento 5 Stelle). Questi i risultati di un sondaggio condotto da Quorum per Sky TG24. Tutti i dati.
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare di scenari economici, in particolare dopo le parole del ministro Savona sulle “precauzioni” da adottare in caso di uscita dall’Euro. In passato, entrambi i partiti di governo (quindi sia la Lega che il Movimento 5 Stelle) avevano espresso posizioni a dir poco scettiche nei confronti della moneta unica, arrivando a proporre un referendum per stabilire se tornare o meno ad una valuta nazionale.
Nel sondaggio condotto da Quorum per Sky TG24 su un campione rappresentativo di 2.181 casi emerge però come queste posizioni non siano così prevalenti. Nemmeno negli elettorati di riferimento dei partiti di maggioranza, che peraltro hanno scelto di non includere questo tema all’interno del loro “contratto di governo“.
Per cominciare, solo poco più di un terzo degli italiani vorrebbe che si tenesse un referendum per decidere sulla permanenza dell’Italia all’Euro. Va ricordato che, secondo la Costituzione del nostro Paese, non si possono tenere referendum abrogativi in materia di leggi di bilancio o di trattati internazionali – e quella dell’Euro è una questione che rientra nella seconda fattispecie. Ma in teoria è comunque possibile tenere un referendum consultivo, che non avrebbe effetti legali immediati ma ne avrebbe certamente un significato politico non trascurabile.
Quando poi la domanda riguarda le intenzioni di voto in caso di referendum, anche una parte di coloro che si erano espressi in favore di una consultazione dichiara che voterebbe comunque per restare nell’Euro: infatti i contrari ad uscire dalla moneta unica superano il 74%. Poco sorprendentemente, il dato varia molto a seconda delle intenzioni di voto: gli elettori del PD sono i meno euroscettici (solo il 5,5% voterebbe per uscire dall’Euro) mentre i più critici verso la moneta unica sono quelli della Lega, dove comunque i nostalgici della valuta nazionale sono poco meno di un terzo.
Le risposte a questa domanda variano molto anche in funzione della propria condizione socio-economica. Ad esempio, si riscontrano differenze molto forti tra chi ha un titolo di studio molto elevato (laurea o superiore) e chi è disoccupato. Nel primo caso, i favorevoli all’Euro superano l’80%; nel secondo, sono poco più del 60%.
Italiani entusiasti dell’Euro, quindi? Non esattamente. Buona parte delle risposte fin qui viste potrebbe spiegarsi con i timori legati alle ricadute che un’uscita dalla moneta unica avrebbe sul sistema economico e finanziario. Infatti, una parte consistente degli intervistati (complessivamente il 46,2%) dichiara che in caso di uscita dell’Italia dall’Euro sarebbe pronto a togliere i propri soldi dalla banca.
Come si vede dal grafico che mostra le risposte alla stessa domanda disaggregate per partito preferito, si tratta di una posizione estremamente trasversale, anche tra gli elettori di quei partiti che si sono mostrati meno benevoli verso la moneta unica. Tra gli elettori di M5S e Lega infatti i dati sono in tutto e per tutto simili a quelli relativi al campione nel suo complesso.
Ma l’uscita dall’Euro è probabilmente vista come una cattiva soluzione anche per via della scarsa fiducia che gli italiani nutrono verso il proprio stesso Paese. Quasi i tre quarti degli intervistati infatti assegnano all’Italia le maggiori responsabilità per la difficile situazione economica del nostro Paese. Solo il 26% punta invece il dito verso la Germania, il più grande (e politicamente influente) dei nostri partner nell’Unione Europea. Un’Italia senza Euro, quindi, non sarebbe necessariamente un’Italia capace di risollevare le proprie sorti.
Già, ma quali politiche bisognerebbe adottare per risollevare le sorti economiche dell’Italia? Quali che siano, secondo gli italiani non dovrebbero essere influenzate dall’andamento dello spread, ossia dal costo relativo del nostro debito pubblico. La pensano così il 72% degli intervistati. Anche questa posizione è maggioritaria in modo trasversale, sia rispetto alle preferenze politiche sia alle diverse condizioni socio-economiche. Eppure, vi sono notevoli differenze: giovani, studenti ed elettori del PD sono quelli che vorrebbero che si tenesse maggiormente conto dello spread; che non dovrebbe costituire un fattore di cui tener conto, invece, soprattutto per casalinghe, over 55 ed elettori di M5S e Lega.
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