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Svezia 2018: terremoto elettorale in arrivo?

Il prossimo 9 settembre gli elettori svedesi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento (Riksdag). I 349 seggi vengono assegnati su base proporzionale: il territorio della Svezia viene diviso in 29 circoscrizioni (di ampiezza variabile, compresa tra i 2 e i 28 seggi) e la soglia di sbarramento è fissata al 4%.

L’attuale governo di minoranza è composto da socialdemocratici e verdi e ha affrontato una serie di sfide molto ardue legate ai temi della sicurezza, immigrazione e ambiente. La riconferma della coalizione uscente è tutt’altro che certa, e i vincitori potrebbero essere proprio quei partiti posizionati alle estremità del sistema politico. Il buon andamento economico non ha di certo stemperato un clima politico molto teso, dal momento che stiamo assistendo ad una campagna elettorale dai toni davvero accesi. Vediamo in dettaglio quali sono le strategie dei maggiori partiti in corsa per la tornata elettorale. Un tratto comune di tutte le forze politiche è quello di utilizzare nei confronti dell’elettorato svedese toni rassicuranti e proposte radicali volte a risolvere i problemi di natura economico/sociale sorti in buona parte a seguito del massiccio flusso migratorio avvenuto negli scorsi mesi.

Il Partito Socialdemocratico (S), guidato dal premier uscente Stefan Löfven, ha elaborato una piattaforma programmatica incentrata su maggiore spesa pubblica: per sostenere un aumento delle pensioni alle fasce medio-basse, per un programma straordinario di manutenzione delle infrastrutture nazionali ed infine per alzare il livello del salario minimo orario. L’obiettivo della formazione incumbent è quello di (ri)costituire una “società forte” ed equa. L’anello debole della strategia socialdemocratica è costituito dalla sicurezza. Nonostante la promessa di incrementare le risorse per fronteggiare il crimine, il partito di maggioranza relativa è attaccato sia dalla sinistra, in quanto viene ritenuto troppo timido nei confronti del sentimento razzista in rapida espansione, sia dalle destre per aver sottovalutato il problema della sicurezza in questi ultimi anni.

Il Partito della Sinistra (V) sta conducendo una campagna elettorale incentrata sulla feroce lotta alle disuguaglianze e al razzismo, fenomeni sempre più acuti all’interno del paese scandinavo. Questa formazione punta ad intercettare il voto dei giovani e dei socialdemocratici scontenti. Questa strategia si sta rivelando efficace in quanto nei sondaggi il partito è cresciuto notevolmente e sta diventando sempre più un punto di riferimento per coloro che intendono contrastare l’ascesa della formazione di estrema destra dei (SD).

I partiti di centrodestra sono riuniti in una grande coalizione chiamata “borghese” puntano ad un abbassamento della pressione fiscale sui cittadini e ad una lotta serrata contro il crimine. La coalizione è composta dal Partito Moderato di Unità (M), dal Partito di Centro (C), da quello liberale (L) e infine dai Cristiani Democratici (KD). Nell’ultimo anno e mezzo l’unità è stata messa a repentaglio per ben due volte a causa di una ipotetica apertura verso i Democratici Svedesi. La prima volta nel 2017 è stata l’ex leader del Partito Moderato Anna Kinberg Batra, mentre negli ultimi mesi sono stati diversi membri dei Cristiano Democratici a valutare positivamente l’ipotesi di una cooperazione futura con la formazione di estrema destra. Nel complesso la coalizione è molto competitiva ma al suo interno vi sono una serie di divergenze che potrebbero porre fine all’esperimento avviatosi nel 2006.

I Democratici Svedesi sono formazione di estrema destra sorta nei primi anni 2000. La forza elettorale di questa area all’interno del paese scandinavo è sempre stata pressoché nulla, fino a quando i vertici di questa organizzazione non elaborarono un manifesto programmatico perfettamente in grado di intercettare una porzione dell’elettorato scontento e non più rappresentato dai partiti tradizionali. I tratti che assunsero progressivamente furono, la strenua difesa dei valori svedesi contro la minaccia della globalizzazione, una forte presa di posizione contro l’immigrazione (considerata la più grande minaccia dopo la seconda guerra mondiale), una grande ostilità verso le istituzioni europee, ritenute anch’esse una vera e propria minaccia per la sovranità svedese, e infine l’orientamento avverso nei confronti dell’establishment, considerato corrotto e inefficiente. Con queste proposte mirano a diventare il primo partito svedese. Alle elezioni del 2002 raccolsero soltanto l’1,4% dei consensi, per poi lievitare costantemente fino a riuscire ad accedere al Riksdag nel 2010, con il 5,7% dei voti. Quattro anni più tardi ottennero il 12,9% intercettando il grande flusso in uscita dalle formazioni di centro, mentre secondo i sondaggi più recenti si aggirano attorno al 20%.

I sondaggi degli ultimi otto mesi danno i socialdemocratici in costante calo, attualmente attorno al 25%. Se tale ipotesi venisse confermata, per la formazione progressista sarà il risultato elettorale più basso dal secondo dopoguerra. Inoltre, rischia di non essere più il primo partito in termini di voti. Tuttavia, molti dei suoi voti in uscita vengono intercettati dal Partito della Sinistra, che dovrebbe raddoppiare i voti rispetto alla tornata elettorale di quattro anni fa. Trend in leggero calo per i Verdi, che comunque potrebbero superare la soglia di sbarramento del 4%.

Nel centrodestra, il Partito Moderato sarà sicuramente l’azionista di maggioranza, dal momento in cui ruota attorno al 20%. Rispetto alle elezioni del 2014 cresce anche (e non di poco) il Partito di Centro, grazie agli elevati livelli di gradimento tra i giovani, in particolar modo nei confronti della giovane leader Annie Lööf.

Il gradimento dei centristi tra gli elettori più giovani emerge molto chiaramente dalla distribuzione delle intenzioni di voto in base alle fasce d’età. Come si vede dal grafico, gli elettori under 23 non si sentono quasi per nulla rappresentati dal partito di governo, mentre ripongono le maggiori speranze verso il Partito di Centro (grazie soprattutto alla presenza della giovane leader) e i Moderati. Anche i Verdi vanno molto bene in questa fascia di elettorato.

Osservando le altre fasce, si nota come, all’aumentare dell’età, crescono i consensi del Partito Socialdemocratico, che infatti tra gli over 65 riceve oltre il 35% dei consensi. I Democratici Svedesi ricevono i consensi maggiori nelle fasce di mezza età.

Se si analizza l’andamento delle coalizioni nel loro complesso si può notare che la partita è tutt’altro che chiusa. I tre partiti di centrosinistra (Socialdemocratici, Verdi e Sinistra), sono costantemente insidiati da quelli di centrodestra e il distacco tra i due blocchi è minimo. Sarà probabilmente una sfida fino all’ultimo voto: ma in un’ottica post-elettorale la coalizione di centrodestra ha un vantaggio competitivo, in quanto potrà provare a tendere una mano agli Svedesi Democratici. Un’ipotetica coalizione composta da Democratici Svedesi, Partito Moderato e Cristiani Democratici avrebbe ben oltre il 40% dei voti (e verosimilmente anche la maggioranza dei seggi). I vertici del Partito Moderato hanno momentaneamente respinto qualsiasi forma di collaborazione con la formazione di estrema destra, ma ci sono correnti interne al partito, perlopiù rimaste fedeli alla precedente leadership, a cui non dispiacerebbe una futura alleanza.

In conclusione, in queste elezioni si potrà assistere all’erosione delle forze tradizionali a beneficio di quelle (fino ad oggi) esterne al mondo governativo. A venire meno potrebbero essere due tratti che hanno da sempre caratterizzato il sistema partitico svedese: il predominio del Partito Socialdemocratico, che dal 1917 è stato ininterrottamente il primo partito in termini di voti, attestandosi sempre ben al di sopra del 30%; e la stabilità delle alleanze tra le formazioni all’interno dei due blocchi, a seguito delle aperture ai Democratici Svedesi provenienti, come abbiamo visto, prima dai Moderati nel 2017 e ora da alcuni membri dei Cristiani Democratici. Per la Svezia potrebbe trattarsi di un vero e proprio terremoto elettorale.

Alessandro Latterini

Laureato alla Cesare Alfieri di Firenze. Appassionato di politica da sempre.

1 commento

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  • Si dimenticano di Alternativ för Sverige.
    Un nuovo partito a destra di Sverige Demokraterna che sostiene che non sono abbastanza a destra e contro i migranti.
    Secondo un recente sondaggio un elettore di SD su cinque e un elettore di Moderaterna su dieci reputa possibile votare per Alternativ för Sverige. E anche se reduciamo la possibile realtà alla metà della metà AfS potrebbe arrivare a 5-6% dei voti.