In una politica altamente personalizzata il fatto che le pagine social dei leader di partito abbiano un seguito superiore a quelle dei partiti stessi non è una sorpresa. Ma queste ultime raggiungono comunque audience significative: non paragonabili a quelle dei leader, ma comunque ben superiori a quasi tutti gli altri esponenti del partito. Per questo, le pagine ufficiali dei partiti diventano una vetrina per i loro eletti (a vario livello), le cui dichiarazioni e partecipazioni ad eventi pubblici e trasmissioni TV possono così raggiungere un pubblico più ampio.
Fra esigenze dettate dall’agenda politica e relazioni di potere interne, analizzare i nomi degli esponenti più rilanciati (così come di quelli ignorati), consente di intravedere anche le strategie politiche, e si può persino provare a ipotizzare quali potrebbero essere i protagonisti di domani, ad esempio individuando fra i neoeletti e i volti meno noti di oggi quelli che ricevono una maggior attenzione e un miglior riscontro.
Ad esempio, in questo primo periodo di osservazione – tutto il mese di agosto – emerge già una prima differenza di impostazione: i profili ufficiali della Lega sono estremamente leader oriented, essendo completamente egemonizzati da Matteo Salvini, mentre quelli degli altri partiti appaiono molto più pluralistici. La pagina Facebook del Movimento 5 Stelle, ad esempio, ha rilanciato le dichiarazioni di 70 esponenti diversi. Il Partito Democratico riserva grande spazio al segretario Maurizio Martina, ma anche ad un’esponente della segreteria meno nota: Mila Spicola. In Forza Italia invece il politico più rilanciato è Antonio Tajani, attuale presidente dell’Europarlamento.
Partiamo dalle due forze di governo, che hanno seguito strategie praticamente opposte. Sulla pagina Facebook “Lega – Salvini Premier” il protagonista indiscusso, come detto, è il leader e ministro degli Interni, che in quanto a citazioni surclassa tutti i compagni di partito. Mentre le dichiarazioni di Salvini sono state rilanciate 449 volte in un mese, quelle del secondo classificato, il neodeputato Alessandro Morelli, sono appena 17. In totale, solo 37 esponenti della Lega, compresi consiglieri comunali e regionali, hanno trovato spazio sulla pagina Facebook ufficiale del partito. Situazione analoga su Twitter.
Molto più equilibrata è invece la situazione sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle che, nonostante una minore frequenza di post, ha dato spazio a ben 70 esponenti. Uno spazio privilegiato lo mantiene, ovviamente, Luigi Di Maio (75 citazioni), ma subito dietro di lui ci sono figure di spicco come il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva, il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e il premier Giuseppe Conte. Addirittura, sul profilo Twitter del M5S, D’Uva è stato più retwittato di Di Maio.
Già questi numeri riflettono la differente impostazione di un partito come la Lega che punta fortemente su un unico leader e quella di un movimento che cerca di proporre più volti. Ma anche la scelta dei politici a cui dare maggiore visibilità è interessante. Sulle pagine della Lega trovano spazio diversi neoeletti, come il già citato Morelli, Siri e Molinari (i tre più citati su Twitter dopo Salvini), a testimoniare il forte rinnovamento del partito. Di contro, non c’è traccia dei grandi nomi della precedente “gestione” della Lega, come Bossi, Maroni, Calderoli. Si ritrova invece la tradizione del grande peso dato ai rappresentanti delle Regioni e degli enti locali, come Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e, un po’ a sorpresa, la consigliera comunale triestina Monica Canciani. Il Movimento 5 Stelle dà invece molta importanza ai ruoli istituzionali: sui suoi profili i nomi che si ritrovano più spesso sono quelli dei ministri, dei capigruppo e anche di alcuni presidenti di commissione. Una significativa eccezione è costituita da Roberto Fico, presidente della Camera, quasi completamente ignorato. Fra i neoeletti i più citati sono Stefano Buffagni, Stefano Patuanelli, Gianluigi Paragone e Sabina De Carlo. Quasi assenti i sindaci dei grandi comuni (Raggi, Appendino, Nogarin, etc).
Se i due partiti di governo utilizzano Facebook e Twitter in maniera tutto sommato simile, salta all’occhio la gestione totalmente differente che viene fatta dal Partito Democratico.
Ad agosto l’unica costante sui due principali canali social dei Democratici è che il segretario Maurizio Martina ha uno spazio di rilievo. Alle sue spalle, su Facebook, ci sono gli attuali capigruppo di Camera e Senato Andrea Marcucci e Graziano Delrio, l’ex ministro per la P.A. Marianna Madia, l’ex premier Matteo Renzi e l’ex candidata alla presidenza della Liguria Raffaella Paita (che ha avuto spazio anche prima del crollo del viadotto Morandi). Al contrario, su Twitter dietro Martina troviamo una serie di esponenti che non hanno (e non hanno avuto) ruoli di primo piano in Parlamento o nel precedente Governo, come Alessia Morani, Luciano Nobili, Luigi Marattin, Teresa Bellanova, Anna Ascani e, soprattutto, Mila Spicola, membro della segreteria (responsabile del contrasto alla povertà educativa). Tutti questi sono stati retwittati in media più di una volta al giorno dal profilo ufficiale del PD. Una scelta di rinnovamento, pur essendoci pochi neoletti (Marattin, Paita e Serracchiani quelli più citati, comunque volti noti del partito). Messi in disparte per il momento i membri della minoranza (completamente assente il presidente della Puglia, Michele Emiliano), gli esponenti più vicini a Renzi durante il suo Governo (il cosiddetto “Giglio Magico”: Luca Lotti, Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi), e anche diversi ministri del Governo Renzi, compreso lo stesso Paolo Gentiloni. Insomma, i due canali social del PD sembrano seguire strategie diverse, senza una regia comune.
Chi segue le pagine social di Forza Italia ha invece trovato spesso sulle proprie timeline Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento, candidato premier alle ultime politiche, il più citato sia su Twitter che su Facebook. Alle sue spalle ci sono il portavoce di Forza Italia e deputato Giorgio Mulè, e alcune figure storiche del partito, ovvero gli ex ministri Renato Brunetta, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini (le ultime tre sono anche rispettivamente vicepresidente del Senato, capogruppo alla Camera e capogruppo al Senato).
Anche in questo caso è totalmente assente il membro del partito che ricopre la più alta carica istituzionale, e cioè la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Molto presente è invece Silvio Berlusconi, seppur in modo discreto: il fondatore, che non ha utilizzato i propri profili social per tutto il mese di agosto, compare sotto forma di card con citazioni firmate, o attraverso le sue (poche) interviste e dichiarazioni ufficiali (ad esempio il messaggio di solidarietà a Matteo Salvini dopo gli avvisi di garanzia), rilanciate in massa dagli altri esponenti del partito. Una presenza costante ma poco appariscente, in linea con la scelta dell’ex premier di comparire poco sulla scena pubblica dopo la nascita del nuovo governo. Fra i politici più rilanciati, dopo i grandi nomi di cui sopra, si segnala anche una folta presenza di neo-parlamentari: oltre al già citato Mulè ci sono infatti i deputati Giorgio Silli, Maria Tripodi, Alessandro Cattaneo e il senatore Andrea Cangini. Quasi assente, se non per le vicende strettamente legate al crollo del ponte Morandi, il presidente della Liguria Giovanni Toti, uomo simbolo dell’alleanza fra Forza Italia e la Lega, e uno degli esponenti più in vista del partito di Berlusconi nell’ultimo anno.
In molte scelte si intravede l’effetto dell’agenda politica e mediatica, soprattutto in quelle di Lega e Movimento 5 Stelle: Morelli (presidente della commissione trasporti) e Siri (sottosegretario al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti) non solo sono i più citati dopo Salvini, ma la loro presenza sulle pagine social del partito aumenta notevolmente dopo la tragedia di Genova. La stessa cosa succede per Toninelli, ministro proprio delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Spesso inoltre le pagine social dei partiti danno risalto anche a coloro che hanno cariche o competenze legate alla comunicazione: si pensi a Morelli (direttore di Il Populista) nella Lega, e ai già citati casi di Marianna Madia nel PD e Giorgio Mulè in Forza Italia, ma anche – seppur in proporzioni minori – a Paragone nel Movimento 5 Stelle e a Anzaldi e Sensi, sempre nel PD.
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