Domenica si andrà alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige. Fin dal 2001 queste elezioni costituiscono un unicum nazionale: i cittadini non votano infatti direttamente i consiglieri che andranno a comporre il consiglio regionale. Gli elettori di ognuna delle due Province Autonome eleggono invece direttamente i consiglieri dei rispettivi consigli provinciali, 35 per la Provincia di Trento (il Trentino) e 35 per quella di Bolzano (l’Alto Adige). I due consigli provinciali in riunione congiunta costituiscono il consiglio regionale – composto così dai 70 consiglieri – nella concezione delle “due Province Autonome che costituiscono la Regione”. Di fatto, quindi, si tratta a tutti gli effetti di elezioni provinciali a suffragio diretto, le ultime rimaste in Italia (dal 2012 le elezioni provinciali sono infatti diventate “indirette”).
Dalla XII Legislatura (2003), il Presidente della Regione è a rotazione il Presidente di una delle due Province Autonome. L’attuale presidenza spetta all’Alto Adige, il cui Presidente della Provincia (di Bolzano) è Arno Kompatscher. Questo vuol dire che la successiva presidenza sarà assegnata al Presidente della Provincia Autonoma di Trento.
L’elezione distinta dei due consigli porta con sé un’ulteriore complicazione: l’esistenza di due distinte leggi elettorali, profondamente differenti tra loro. Analizziamole separatamente.
Come si vota in Trentino
Nella Provincia Autonoma di Trento si potrà votare dalle 6 alle 22, e lo scrutinio avrà luogo a partire dalle 7 di lunedì. Si vota in un turno unico ed in un unico collegio elettorale provinciale. Ogni lista deve essere collegata ad un candidato alla carica di Presidente. Non è possibile il voto disgiunto, ovvero votare per un candidato Presidente ed una lista non collegata a lui, e si possono esprimere due preferenze a patto che la seconda sia data ad un candidato di genere diverso. La parità viene garantita anche attraverso un’altra misura: in ogni lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore all’altro (tranne, ovviamente, qualora il numero dei candidati sia dispari).
La nuova legge, approvata nel 2003, oltre al sistema elettorale ha modificato anche la forma di Governo, nel senso che l’elezione del Presidente della Provincia è diretta ed è lui a nominare la giunta, composta da massimo 6 assessori più un tecnico. Quindi, il Presidente sarà proclamato già al termine delle operazioni di scrutinio.
È prevista l’ineleggibilità a Presidente per chi sia già stato eletto alla carica nelle due precedenti elezioni o abbia esercitato le funzioni per almeno 48 mesi, anche non continuativi. Ciò vale però solo con riferimento a mandati successivi alla riforma del 2003.
Il sistema elettorale è un proporzionale con premio di maggioranza, per cui il candidato Presidente che ottiene anche solo un voto in più degli avversari si vede garantito il 51% dei seggi del consiglio provinciale (18 seggi su 35), che diventa il 60% (21 seggi) se supera il 40% dei voti. Il massimo dei seggi attribuibili al vincitore, stabilito per legge, è di 24 seggi (il 67% del totale), in modo da garantire alle opposizioni il cosiddetto “diritto di tribuna”. Per l’allocazione dei seggi nel proporzionale viene utilizzato il metodo d’Hondt: non c’è una soglia di sbarramento esplicita, ma essa è determinata dai voti necessari per ottenere almeno un seggio nella divisione per la loro assegnazione.
L’elettorato attivo è stabilito su base residenziale ed il requisito è quello di risiedere nel territorio della provincia ininterrottamente da almeno un anno. L’elettorato passivo prevede invece l’ineleggibilità per i Sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti e la garanzia di un seggio di rappresentanza della minoranza ladina, attribuito alla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti validi complessivi nei Comuni ladini. Il numero totale degli eletti è comunque di 35, compreso il Presidente.
Come si vota in Alto Adige
Nella Provincia Autonoma di Bolzano le urne saranno invece aperte dalle 7 alle 21, e lo scrutinio inizierà subito dopo la loro chiusura. Anche qui il turno ed il collegio elettorale sono unici, ma queste sono le uniche due similitudini con Trento: in Alto Adige si vota solo per la lista, in quanto nessuna di esse è collegata ad un candidato Presidente. Questo perché il Presidente viene eletto in un secondo momento all’interno del consiglio provinciale. I 35 consiglieri eleggono contestualmente anche due o tre vicepresidenti e gli assessori provinciali. Ciò vuol dire che il nome del Presidente della Provincia non si saprà almeno fino alla prima convocazione del consiglio provinciale. In ogni caso, il limite di mandato per il Presidente è fissato a tre legislature consecutive, alle quali dovrà seguire necessariamente una pausa di almeno 4 anni.
Il sistema elettorale è un proporzionale puro: i seggi vengono assegnati in proporzione ai voti ottenuti. Si possono assegnare fino a 4 preferenze e la quota di genere da non oltrepassare in ciascuna lista è dei 2/3 dei candidati (che possono essere da un minimo di 12 al massimo di 35). La particolarità è che la composizione della Giunta provinciale – compresa tra i 7 ed i 10 membri, oltre al Presidente – deve rispecchiare la proporzione di genere esistente in consiglio provinciale al momento della sua costituzione, che avviene subito dopo la proclamazione degli eletti.
Le differenze riguardano anche i requisiti sugli elettorati: quello attivo è composto dai cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni ma sono residenti ininterrottamente in Trentino-Alto Adige da almeno 4 anni e di quel periodo hanno maturato il maggior tempo di residenza nel territorio della provincia di Bolzano. Nel 2013 è stato introdotto il voto per corrispondenza ed è previsto in due casi: per gli elettori residenti all’estero iscritti all’AIRE e per gli elettori impossibilitati ad esercitare il voto presso il Comune di residenza, in quanto aventi dimora temporaneamente fuori dalla provincia. Infine, anche in Alto Adige è prevista una quota ladina in consiglio provinciale, ma attribuito diversamente: qui viene eletto il candidato appartenente al gruppo linguistico ladino che ha ottenuto la più alta cifra elettorale individuale, a prescindere dalla lista di appartenenza (in caso di parità di cifra individuale ha la precedenza il candidato più giovane).
Come andò a finire nel 2013
Nel 2013 le elezioni per la Provincia Autonoma di Trento furono stravinte da Ugo Rossi, ex segretario del PATT (Partito Autonomista Trentino Tirolese) sostenuto da una coalizione composta da 7 partiti (tra i quali PD e Verdi) che ottenne il 58,1% dei voti. Al secondo posto con il 19,3% si piazzò l’imprenditore Diego Mosna, sostenuto da 6 liste (5 civiche più Fare Trentino). Il centrodestra si presentò diviso: il candidato della Lega, Maurizio Fugatti, con il 6,6% fece meglio di quello del M5S, Filippo Degasperi (5,7%), mentre Forza Italia si fermò al 4,3%.
Nella Provincia Autonoma di Bolzano, invece, la SVP (Südtiroler Volkspartei) si confermò primo partito col 45,7% ed ottenne da solo 17 seggi sui 35 del consiglio provinciale. Positivo fu anche il risultato di Die Freiheitlichen (17,9%) e dei Verdi (8,7%). A seguire arrivarono Süd-Tiroler Freiheit (7,2%), PD (6,7%), Forza Italia e M5S (entrambi al 2,5%).
Il risultato fu un consiglio regionale presieduto da Ugo Rossi (per Trento) dal 2014 al 2016 e successivamente da Arno Kompatscher (per Bolzano) che è in carica tutt’oggi dal 2016.
I candidati in Trentino
Quest’anno, si presentano alle elezioni per il consiglio provinciale di Trento 22 liste a sostegno di ben 11 candidati. Ben 9 liste sono collegate al candidato leghista Maurizio Fugatti. Gli equilibri interni al centrodestra dovrebbero premiare la Lega, che già alle Politiche del 4 marzo fu di gran lunga la prima forza della coalizione. Il Presidente uscente Ugo Rossi correrà invece da solo con il suo PATT, perché il PD sarà alleato con Unione per il Trentino e Futur 2018 a sostegno dell’ex senatore dem Giorgio Tonini. Il PATT rappresenta una grande incognita dal momento che nel 2013 si fermò al 17,6% e se non incrementerà il risultato rischia di finire addirittura dietro al candidato del M5S, Filippo Degasperi.
I candidati in Alto Adige
Per il consiglio provinciale di Bolzano, come già ricordato, si vota solo per la lista. Quest’anno ce ne sono 14 in corsa: secondo un sondaggio realizzato a maggio la SVP resterebbe il primo partito, intorno al 40%, con la destra autonomista di Die Freiheitlichen stabile attorno al 18% e i Verdi sul 9%. Il M5S sarebbe in netta crescita rispetto al 2013, potendo aspirare ad un possibile 8%, mentre il PD è stimato in ulteriore perdita tra il 4% ed il 5% e Forza Italia ulteriormente più sotto. La Lega invece, che nel 2013 non si è neanche presentata, oggi potrebbe puntare al 5%.
Quali scenari possibil?
Di norma alle elezioni regionali (o provinciali, come in questo caso) i partiti nazionali ottengono meno voti rispetto alle Politiche, a beneficio di liste civiche e partiti locali. In questo caso sembra che Lega e M5S possano migliorare il risultato del 2013 sia in Trentino che in Alto Adige, mantenendo gli equilibri del 4 marzo. Se il centrodestra vincesse in Trentino, poi, vi sarebbe il primo Presidente non di sinistra della Provincia Autonoma di Trento da quando questa esiste, ma anche – per il sistema della rotazione delle presidenze provinciali – il primo presidente leghista della Regione Trentino-Alto Adige. Se invece gli elettori premieranno i partiti che hanno retto il governo uscente, per il PD peserà comunque la rottura con Ugo Rossi, che ha causato la corsa in solitaria dell’ex Presidente che avrebbe potuto lottare facilmente per la riconferma.
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